l'intervento
lunedì 1 Dicembre, 2025
Il Mart accoglie ufficialmente la nuova direttrice Micol Forti: «Un museo aperto, inclusivo e che saprà sorprendere»
di Francesca Fattinger
Si è aperto un nuovo capitolo per il museo e per il Trentino, all’insegna della curiosità e delle collaborazioni. Gerosa: «Diamoci obiettivi sfidanti»
Micol Forti alla guida del Mart: comincia un nuovo capitolo per il museo e per il Trentino, all’insegna della curiosità, della ricerca e delle collaborazioni. Dopo cinque anni senza un direttore incaricato, il museo d’arte trentino affida il suo rilancio alla storica dell’arte romana, già responsabile della Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani.
Si è insediata ufficialmente da ieri, ma l’atmosfera che si respira al Mart è già quella di un nuovo inizio. Micol Forti è la nuova direttrice del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, scelta dalla Giunta provinciale su proposta del presidente Maurizio Fugatti e dell’assessora alla cultura Francesca Gerosa. Già nel comunicato diffuso il 12 settembre, Fugatti aveva sottolineato come la scelta di Forti rappresentasse «la volontà di investire su una leadership di alto livello, capace di consolidare il ruolo del museo e di proiettarlo sempre più nel contesto internazionale». Ieri, nella conferenza stampa di benvenuto, queste parole si sono tradotte in un clima di fiducia e di collaborazione, condiviso da istituzioni, città e personale del museo.
Un museo che non può permettersi di fermarsi
Nel suo intervento, l’assessora alla cultura della Provincia di Trento Francesca Gerosa ricorda il lavoro svolto in questi anni dal Mart e, ringraziando Diego Ferretti «che in questi anni è stato una guida sicura», ha collegato il nuovo incarico a una fase di rilancio. Il Mart, ha detto, è un’istituzione che ha saputo far conoscere Rovereto e il Trentino ben oltre i confini provinciali e nazionali, ma proprio per questo non può adagiarsi: «Bisogna sempre andare avanti, reinventarsi, darsi obiettivi sfidanti. Il Mart è una realtà importante, ma proprio per questo non si può permettere di scivolare». Le sue parole incorniciano l’arrivo di Forti in una prospettiva chiara: continuità con quanto fatto finora, ma anche coraggio nell’aprire nuove strade.
Il legame con Rovereto e con la comunità
La sindaca di Rovereto, Giulia Robol, sottolinea il legame speciale tra il Mart e la città e cita, tra gli esempi recenti, l’inaugurazione del murale di Andrea Fontanari, realizzato con la curatela del Mart tramite la figura di Denis Isaia: un segno concreto di come museo e città possano dialogare nello spazio pubblico. «Per noi il Mart non è solo un’istituzione culturale – afferma – ma una parte viva della comunità, un luogo che parla al mondo e che, attraverso una nuova direttrice, può trovare un nuovo slancio di collaborazione e di costruzione del senso di comunità che è così forte nel nostro Trentino e a Rovereto».
Un museo aperto, inclusivo e in rete
In questo contesto di riconoscimenti e di gioco di squadra, si inserisce l’intervento di Micol Forti, atteso e accolto con grande attenzione. Le sue parole delineano una visione articolata, che parte dalla specificità del Mart e guarda al sistema museale trentino e nazionale per un museo aperto, inclusivo e in rete. Forti esordisce ringraziando le istituzioni presenti e i colleghi e le colleghe del Mart che ha iniziato a conoscere proprio poche ore prima della conferenza con un primo rapido giro tra gli uffici. Insiste poi sulla dimensione collettiva del lavoro museale: «Tutto questo va fatto in gruppo, in team» ricorda, sottolineando la competenza e la giovane età di molti collaboratori e collaboratrici del Mart. Non è una direttrice che arriva con una ricetta pronta: «Le ricette non esistono, bisogna lavorare, sperimentare, anche sbagliare. Dovremo immaginare insieme le traiettorie future».
Un museo radicato e internazionale all’insegna dell’inclusione
Un primo punto fermo della sua visione è il radicamento territoriale: il Mart è e deve rimanere profondamente legato al suo contesto, alla città e alla provincia che lo ospitano. Ma questo radicamento, sottolinea Forti, non è in contraddizione con l’apertura internazionale, anzi: il museo deve restare «aperto a quelle componenti di politica culturale internazionale che lo proiettano verso esperienze future». Richiamando alcuni dati, Forti ha poi ricordato che in Italia circa il 70% dei visitatori dei musei possiede una laurea o un diploma di scuola superiore, mentre questo livello di istruzione riguarda solo il 30% della popolazione complessiva. Questo significa, ha osservato, che il museo resta ancora un luogo frequentato soprattutto da una fascia di popolazione già formata e culturalmente attrezzata, mentre intere porzioni di cittadinanza rimangono ai margini. Particolare preoccupazione suscita anche la presenza dei più giovani, spesso legata solo alle uscite scolastiche. La sfida è trasformare queste esperienze obbligate in opportunità di curiosità e di scoperta.
Didattica, sorpresa e ricerca come motori
Forti riconosce al Mart una «didattica straordinaria» e una comprovata capacità di lavorare con scuole, famiglie e pubblici diversi. Ma chiede un ulteriore salto di qualità. Il museo deve essere un luogo dove non si trova solo ciò che ci si aspetta, ma anche ciò che non si immaginava di trovare: sorpresa, stupore, fino al vero e proprio divertimento. Richiama, in questo senso, la definizione di «museo» dell’Icom (International Council of Museums), che lo descrive come uno spazio destinato ad arricchire lo spirito e le conoscenze, anche attraverso dimensioni ludiche e partecipative. Un altro pilastro della sua visione è la ricerca scientifica. Il Mart, sottolinea Forti, vanta una «potenza di ricerca assolutamente unica» grazie alla ricchezza dei suoi archivi, della biblioteca, del lavoro degli storici dell’arte e dei curatori. Questa ricerca non è un elemento accessorio, ma il motore che genera nuove idee, progetti e mostre.
L’esperienza dei Musei Vaticani come bagaglio per il futuro
In chiusura, Forti richiama il proprio percorso professionale: 26 anni trascorsi ai Musei Vaticani, una «mostruosa macchina museale» capace di accogliere circa 7 milioni di visitatori all’anno, 25 mila al giorno in media. Si tratta, spiega, di una realtà complessa in termini di sicurezza, conservazione, tutela e valorizzazione: un laboratorio continuo di problemi e soluzioni. Questa esperienza viene ora messa a disposizione della comunità del Mart e del territorio trentino, per affrontare le sfide che attendono il museo.