Trento

lunedì 24 Novembre, 2025

Funivia del Bondone, il fronte del no non molla: «Modalità opache e alto impatto ambientale: fermate tutto»

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Al centro delle critiche la posizione della nuova stazione di Sardagna

Fermatevi, per valutare l’opportunità dell’opera, per trovare soluzioni condivise, per rendere la cittadinanza partecipe delle decisioni, del processo e del progetto. È questo il messaggio rivolto a Comune di Trento e Provincia che arriva dal neonato fronte contrario, o quantomeno critico, del progetto di funivia Trento, Monte Bondone con fermata intermedia a Sardagna. Quella che ha convocato una conferenza stampa per sabato è una realtà composita, che riunisce associazioni ambientaliste, comitati e liste civiche di Sardagna, tutti accomunati da dubbi, perplessità e critiche rispetto al progetto della nuova funivia, per la precisione ovovia, che dovrebbe collegare Trento con il Bondone.

La critica di metodo
A prendere la parola per primo è stato Marco Pertile, presidente della Rete dei cittadini e professore universitario di diritto. Pertile ha puntato sul fatto che, benché siano stati presentati come due progetti distinti, quello della funivia fino a Sardagna e quello poi fino al Bondone sono due pezzi di un unico progetto. «Che allora dovrebbe essere analizzato nel suo insieme – spiega Pertile – Sono due tronchi di un unico progetto unitario, che quindi richiede una valutazione di impatto ambientale unitaria. Non realizzare prima il tratto fino a Sardagna e poi pensare al secondo, anche perché proprio lo spostamento della stazione a monte è la prova che si tratti di un progetto unico. Vogliamo un percorso aperto in cui si possano fare tutte le valutazioni per prendere la scelta economicamente, ma anche da un punto di vista dell’ambiente, più sostenibile». «Per la Rete dei cittadini – conclude Pertile – Le norme che regolano il diritto amministrativo e la tutela dell’ambiente, non sono inutile orpello, ostacolo burocratico, ma le regole che devono guidare l’azione amministrativa a garanzia di tutti, cittadini e istituzioni».

E quella di merito
Sono i rappresentanti delle associazioni ambientaliste poi ad analizzare i contenuti del progetto. «Il Belvedere di Sardagna è un luogo che ha una grande valenza paesaggistica per tutta Trento, ma anche storica – osserva Paolo Mayr di Italia Nostra – Proprio da lì furono realizzate le mappe della Trento antica nel 1500. È un luogo che va tutelato e valorizzato». Critico Mayr sulla proposta di progettazione. «Si è voluto mettere insieme Sardagna e Bondone a tutti i costi. Aveva più senso un’idea progettuale che passa sotto l’abitato, punta a Candriai e poi sale verso Vason. Impianti a fune con percorsi non rettilinei ce ne sono in Europa. La possibilità c’è, manca la volontà politica». «Oggi non possiamo permetterci errori, il cambiamento climatico impone scelte assennate quando si mettono in campo risorse importanti e si fanno opere su aree verdi – osserva Luigi Casanova, di Mountain Wilderness – Il Bondone continua a soffrire di progetti parziali che non risolvono le sue criticità. Quest’opera rischia solo di farli aumentare».

I dubbi di Sardagna
Il primo lotto è quello che porta a Sardagna e nel sobborgo non mancano le perplessità. In particolare per lo spostamento della stazione di arrivo, che da una parte abbandona il Belvedere e dall’altra interessa aree verdi. «Le informazioni sull’impianto al momento sono troppo vaghe e generiche, così non è possibile valutare bene l’impatto. Non possiamo dirci soddisfatti del dibattito pubblico – osserva Daniele Valersi, del Comitato Salviamo il Belvedere – Dalla svalutazione del Belvedere, alle aree verdi, all’impatto paesaggistico sulla chiesetta, vediamo molte criticità». «Le scelte di oggi impatteranno sulle generazioni future, per questo vanno prese con cautela – ha aggiunto Renato Degasperi, lista civica Insieme per Sardagna – L’attuale progetto riteniamo che porterà un cambiamento negativo a Sardagna. Per questo chiediamo un progetto condiviso, crediamo che ci siano progettualità alternative valide, ma finora ci sentiamo inascoltati».
«Non possiamo più permetterci di sbagliare e realizzare progetti insostenibili – conclude Pertile – Per questo serve metodo, non si possono spacchettare i progetti, si perde la visione complessiva. Chiediamo trasparenza e un confronto sull’ipotesi progettuale complessiva dell’opera».