Il ricordo

martedì 11 Novembre, 2025

Due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, il papà Gino: «Educazione affettiva non è un pericolo»

di

Il genitore oggi in audizione: «Violenza sulle donne non è emergenza, è problema strutturale»

Due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin: la studentessa 22enne è stata uccisa l’11 novembre 2023 a Fossò (Venezia) dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Il padre di Giulia e presidente della Fondazione dedicata alla figlia, Gino Cecchettin, è stato sentito in audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. Nel suo discorso, Cecchettin ha sottolineato l’importanza dell’educazione affettiva a scuola. «So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione, non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge qualcosa a tutti, consapevolezza, rispetto e umanità», ha affermato. «Una scuola che non parla di affettività, di rispetto, di parità è una scuola che lascia soli i ragazzi di fronte a un mondo che grida messaggi distorti. Quando la scuola tace parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti. Noi abbiamo il dovere di dare ai giovani strumenti per orientarsi, non solo nozioni per studiare».
«Io penso che l’educazione serva a partire dalla scuola dell’infanzia, chiaramente per ogni livello di scolarità servono le parole e la formazione giusta, ma certi concetti fondamentali, che dovrebbero essere iniziati con l’educazione dei genitori, si possono fare tranquillamente a scuola», ha aggiunto Gino Cecchettin. «Diventare genitori è un mestiere difficilissimo che richiede competenza, che purtroppo tantissimi non hanno. Abbiamo cercato di arrivare anche a loro tramite la formazione nelle aziende, che sono comunità, e stiamo attivando corsi per i dipendenti, che portano famiglia, amici, generando un effetto valanga che spero non si fermi», ha affermato. «Parlo da genitore dell’importanza della famiglia e dei corsi di affettività nelle scuole, anche di più basso ordine».
«Oggi la violenza di genere viene spesso raccontata come un’emergenza, ma non lo è», ha affermato ancora Cecchettin. «È un fenomeno strutturale radicato nella nostra cultura, nei linguaggi, nei modelli di relazione, negli stereotipi che continuiamo a tramandare. Non nasce all’improvviso, non è un raptus, cresce lentamente in una società che troppo spesso giustifica, minimizza o resta in silenzio».
«Non sono qui per chiedere più punizioni o leggi più dure. La giustizia serve, ma arriva sempre dopo. Sono qui per parlare di ciò che può arrivare prima, la prevenzione e quindi l’educazione», ha detto Cecchettin. «Come Fondazione crediamo che l’unica risposta duratura alla violenza sia educare al rispetto, all’empatia, alla libertà reciproca e questo può avvenire solo nella scuola, il luogo dove si formano le persone, non solo gli studenti», ha affermato. «Non si tratta di ideologia, ma di civiltà. Parlare di educazione affettiva significa insegnare ai ragazzi a conoscere se stessi, a gestire le emozioni, a riconoscere i confini e chiedere e dare consenso. Significa insegnare che l’amore non è possesso, che la forza non è dominio, che il rispetto è la base di ogni relazione».
Gino Cecchettin ha anche raccontato la scomparsa della figlia e la nascita della fondazione a lei dedicata. «Non sono un politico, non sono un esperto. Sono semplicemente un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre due anni fa. Ho perso mia figlia, una ragazza piena di vita, curiosa, generosa, capace di vedere il bene anche dove non c’era. Da quel giorno il mio mondo si è fermato, ma non potevo restare fermo anch’io», ha detto. «Gli eventi come questi ti cambiano per sempre, non c’è futuro, ti viene tolto anche il futuro. Un futuro fatto di abbracci, di ricordi e di giornate che non ci saranno più e che in qualche modo dovevo riempire e quindi ho scelto di reagire, di dare un senso a quel dolore che rischiava di distruggermi», ha aggiunto. «Così è nata la fondazione Giulia Cecchettin, non per coltivare la memoria del dolore, ma per trasformarla in impegno, perché se non cambiamo la cultura che genera la violenza, continueremo a piangere altre Giulie, altre famiglie, altre vite spezzate», ha sottolineato.

Il femminicidio
Il femminicidio di Giulia Cecchettin è avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. Turetta colpì la giovane con 75 coltellate. Giulia, studentessa prossima alla laurea in Ingegneria biomedica, aveva deciso di chiudere definitivamente la relazione. Quando tentò di allontanarsi, venne inseguita, immobilizzata e colpita più volte con un coltello. Dopo l’uccisione, il ragazzo occultò il corpo e fuggì in auto verso l’estero.

La scomparsa di Giulia, denunciata dal padre Gino Cecchettin il giorno successivo, mobilitò per una settimana le forze dell’ordine e l’opinione pubblica, fino al tragico ritrovamento del corpo nei pressi del lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia. Pochi giorni dopo, Turetta fu rintracciato e arrestato in Germania: la sua vettura, una Fiat Punto nera, era ferma sull’autostrada A9, rimasta senza carburante.

Nel corso dell’interrogatorio al pm di Venezia, Andrea Petroni, il giovane ha ammesso ogni responsabilità, raccontando i momenti di rabbia e violenza che portarono alla morte della ex fidanzata. Turetta è stato condannato all’ergastolo dopo il processo di primo grado: sia l’imputato che la Procura Generale di Venezia hanno rinunciato all’appello e la sentenza è dunque definitiva.