Economia
sabato 8 Novembre, 2025
Cassa integrazione, allarme per tremila lavoratori trentini
di Gabriele Stanga
Sono 1,5 milioni le ore di Cig autorizzate dall’Inps. I sindacati: «Situazione difficile, nessun settore si salva»
«Si naviga a vista, di notte e con la nebbia. Dal nostro osservatorio cominciamo a vedere segnali di ripresa, sì… ma della crisi».
A dirlo è il sindacalista della Filctem Cgil Mario Cerutti a proposito dell’aumento del ricorso alla cassa integrazione nel corso del 2025 da parte delle aziende trentine. Non uno scenario rassicurante quello paventato, ma purtroppo supportato da dati: tra gennaio e settembre le ore di cassa utilizzate dalle imprese sono cresciute del 40% rispetto ai primi 9 mesi dell’anno precedente, per un totale di 1 milione e mezzo di ore autorizzate dall’Inps (Il T di ieri). La corsa al provvedimento era già iniziata a fine 2024, tant’è vero che nei primi sei mesi dell’anno scorso erano state richieste 680mila ore e nel secondo semestre si era arrivati ad 1 milione e 223mila, praticamente il doppio. Nel 2025 il trend si è aggravato ulteriormente, con meccanica, metallurgia, edilizia, carta e vetro tra i settori più in difficoltà. I lavoratori coinvolti nel complesso sono circa 3mila e la situazione non accenna a migliorare nell’ultima parte dell’anno e in vista del 2026.
Le ore di cassa
Nel complesso le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps per il 2025 – ad oggi – sono 1.532.030, delle quali 1.092.136 di cassa ordinaria e 439.894 di cassa straordinaria, così ripartite: 146.968 ore di riorganizzazione crisi e 292.926 di contratti di solidarietà.
Il picco di ore si registra nell’edilizia, con un totale di 347.500 ore, seguita da meccanica con 268.714 e metallurgia con 138.640.
Altri settori con numeri alti sono il vetro e la carta, entrambi a quota 96.800 e il legno che si assesta sulle 82.712 ore.
Cgil preoccupata
Un quadro che preoccupa la Cgil: nei giorni scorsi il segretario Andrea Grosselli aveva espresso i suoi timori, oggi è la volta del sindacalista della Filctem Mario Cerutti: «Molte aziende a inizio 2025 ci dicevano che avrebbero resistito senza cassa fino a fine anno – afferma – Ce ne sono, invece una serie che nelle ultime settimane ci hanno già anticipato che la useranno da metà novembre alla fine dell’anno. Ordini non ce ne sono e si farà un po’ di scorta nel periodo natalizio. È un segnale che sta arrivando la frenata, dopo 12 mesi di rallentamento si arriva a punto in cui anche le multinazionali devono fare i propri ragionamenti».
I settori che soffrono di più, sottolinea Cerutti, «sono la filiera dell’automotive che è in difficoltà già da tempo, l’edilizia, che una volta esaurita la spinta del Pnrr non avrà più niente, e tutta la filiera del vetro, le bottiglie di vino in primis, per le conseguenze dei dazi, ma non solo».
Quello che preoccupa di più il sindacalista però è che la crisi è trasversale: «Nel caso di Marangoni Meccanica, l’emergenza riguarda un prodotto specifico che si produce a Rovereto, ma qui stiamo parlando di una crisi generalizzata a tutti i settori, c’è chi soffre di più e chi meno ma sono colpiti tutti», conclude Cerutti.
La Uil: richieste in anticipo
è preoccupato anche il segretario della Uil Walter Largher: «Ci sono aziende che stanno richiedendo la cassa integrazione anche un po’ in anticipo – conferma – Poi c’è chi chiede 100 ore ma poi ne usa 30. In generale la situazione un po’ ci preoccupa perché l’andamento del manifatturiero è legato anche al tema dei dazi e ai grandi cambiamenti a livello internazionale. Il 13 abbiamo un incontro con Confindustria in cui parleremo del patto per il lavoro e della contrattazione. In quell’occasione chiederemo anche chiarimenti rispetto al boom della cassa».
Fim Cisl: monitoriamo
«Nelle grosse aziende della metalmeccanica non abbiamo una grossa esplosione della cassa, non siamo né nel 2009 né nel 2011-2012 – osserva Il segretario della Fim Cisl Paolo Cagol – Negli ultimi due anni i livelli si sono un po’ riassestati rispetto all’enorme crescita che c’è stata nel 2022-2023. L’effettivo impatto della cassa dovrebbe essere valutato anche alla luce delle ore utilizzate e non solo di quelle richieste». L’economia, afferma Cagol «è già in crisi da un anno e mezzo e storicamente, per via di una scarsa settorizzazione del Trentino, siamo meno sensibili rispetto alle crisi di settore di cui vediamo gli effetti sempre in ritardo. Per la fine del 2025 – conclude il sindacalista – alcune richieste di cassa ci sono. Bisognerà tenere la situazione monitorata e vedere se è un momento fisiologico o l’inizio di una fase di difficoltà più seria».