Il retroscena
venerdì 7 Novembre, 2025
Terzo mandato bocciato, il centrodestra studia le alternative: proporzionale o modello Zaia
di Donatello Baldo
Dopo lo stop della Consulta, il centrodestra riflette sul futuro. Tra ipotesi di nuova legge elettorale, candidatura a Roma per Fugatti e la ricerca di un erede leghista per il 2028.
«C’è tempo», dicono tutti nel centrodestra. E infatti ci sono ancora tre anni di legislatura prima della fine del secondo e ultimo mandato di Maurizio Fugatti alla guida della Provincia. Ma le strategie vanno approntate prima. Non si improvvisano, e si si vuole trovare la soluzione che superi il no della Consulta, questa dev’essere considerata subito. Sia una nuova legge elettorale o una candidatura alle elezioni politiche, che però comporterebbe la fine anticipata della legislatura. A meno che, per davvero, la norma trentina sul terzo mandato non fosse davvero l’ultima speranza, la mossa che si potrebbe definire dell’«o la va o la spacca». E a questo punto si spiegherebbe — se non è solo di facciata — il fatalismo di alcuni del centrodestra che ieri dicevano, serafici: «Il Trentino va avanti anche dopo la sentenza della Corte costituzionale». Bisogna capire, però, dove andrà Fugatti. E dove andrà — o meglio, se reggerà — il centrodestra autonomista e civico trentino senza Fugatti. «Fugatti il federatore», come tutti lo descrivono per le sua capacità di «tenere assieme tutti».
Proporzionale
Il cambio della legge elettorale è un cavallo di battaglia del Patt. Un ritorno al proporzionale con indicazione indiretta del presidente della Provincia. Come una volta: l’elettore vota la lista, non la coalizione, e men che meno il candidato alla carica di governatore. La scelta di chi siede sullo scranno più alto della giunta spetterebbe agli eletti in Consiglio provinciale. Così Fugatti potrebbe candidarsi alla guida dalla Lega: se risulta primo partito, e se il record delle preferenze lo fa lui, può ambire alla presidenza per la terza volta. Ma i «se» sono troppi, e non è questo il tempo della Lega che viaggia a gonfie vele. Se poi vincono la sfida quelli di Fratelli d’Italia, sono loro a distribuire le carte e le poltrone. Forse per questo l’ipotesi del ritorno al proporzionale inizia a vacillare. E anche perché — come ha detto ieri l’autonomista Walter Kaswalder — «si doveva fare prima: farla ora non sarebbe capita, si perderebbe credibilità». Tradotto: provare a modificare la legge una volta va bene, insistere una seconda volta no.
Il treno per Roma
Altra soluzione, forse quella più probabile, è che tutto resti così com’è. Che la legge non sia modificata, che si accetti la pronuncia della Corte che dice che i mandati sono solo due. Quello che è successo in Veneto: Luca Zaia ci ha provato, poi ha dovuto accettare la realtà. Il candidato presidente non è più lui, ma un suo «delfino». Zaia si ricandida però come consigliere, e così potrebbe fare anche Fugatti. Verrà eletto con tante preferenze, perché nessuno mette in dubbio la sua popolarità, e il suo nome come capolista darà un vantaggio anche alla Lega nella competizione con Fratelli d’Italia. Poi, quel suffragio personale, potrà farlo valere per entrare in giunta come super-assessore. Forse anche come vicepresidente. Se a qualcuno viene in mente il ticket Putin-Medvedev ci ha preso, anche se qui il problema è anche quello di trovare il giusto Medvedev.
Delfinario vuoto
La domanda è una conseguenza logica. Se la legge elettorale resta questa, e se Fugatti non si può più candidare, chi andrà al suo posto? Tutto dipende dalle forze in gioco, e soprattutto dalle decisioni prese a Roma alla vigilia delle elezioni del 2028. Fratelli d’Italia avrà la Lombardia, il Trentino potrebbe non rivendicarlo. E poi, qui, la forza della Lega è l’alleanza con civici e autonomisti che un meloniano al vertice non lo sopporterebbero. Quindi? Se i leghisti volessero «uno dei loro» punterebbero su Achille Spinelli, tesserato del Carroccio anche se a capo della Lista Fugatti-Noi Trentino. Se però crescesse la forza di civiche e autonomisti, potrebbero salire le quotazioni di Mattia Gottardi de La Civica.
Il treno per Roma
Fugatti, e qui si parla dei suoi destini personali più che politici, potrebbe anche candidarsi per il parlamento nazionale. Le elezioni politiche saranno nella primavera del 2027. Un anno e mezzo prima della fine della legislatura, che però cadrebbe se il presidente si dimettesse per andare a Roma. Con l’effetto di mandare i trentini al voto per eleggere un nuovo presidente che rimarrebbe in carica solo un anno e mezzo, perché poi si tornerebbe al voto per allineare l’elezione del Consiglio provinciale trentino a quello altoatesino. «Fugatti non lo farà mai, non è da lui. Dopo tutto quello che ha fatto — dice chi lo conosce bene — non uscirebbe di scena tra i fischi». Ma c’è anche un altro treno che passa poco dopo, quello che va a Bruxelles: le elezioni europee sono già fissate a giugno 2029.
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