I dati

venerdì 7 Novembre, 2025

Trentino, il Pil frena: +0,7%. Male export e industria, mutui in ripresa

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Il rapporto della Banca d’Italia sul primo semestre. Esportazioni a due facce: - 4% a Trento, +1,6 a Bolzano. Cresciuti del 3% arrivi e pernottamenti turistici

Un semestre a crescita contenuta, sia per la provincia di Trento che per quella di Bolzano, in cui la parola chiave è incertezza e gli investimenti restano deboli. Questo il quadro che emerge dal rapporto sulla congiuntura curato dalla Banca d’Italia e presentato ieri dai nuovi direttori delle filiali di Trento e Bolzano, Gennaro Sansone e Stefano Francescon, insieme al capo della divisione analisi e ricerca, Michele Cascarano . In entrambe le province cresce il settore dei servizi mentre l’industria complici le dinamiche internazionali sconta una fase di difficoltà. L’andamento complessivo segna un tiepido +0,7% in Trentino e un +0,5% in Alto Adige. Fisiologico il tasso di disoccupazione che si mantiene intorno al 2%. Positivo anche il trend di mutui e crediti al consumo per le famiglie, che complice il calo dei tassi d’interesse, ora sotto il 4%, segnala un miglioramento. Stenta invece a riprendersi il credito alle imprese, con interessi che per le piccole aziende viaggiano ancora su tassi effettivi superiori al 6%. Guardando al quadro generale in questo semestre Trento fa leggermente meglio di Bolzano con la sola eccezione dell’export: In Trentino le esportazioni sono in calo di circa il 4%, mentre l’alto Adige viaggia su un +1%.
Il contrario accade nell’edilizia, in miglioramento a Trento dietro la spinta del Pnrr, in peggioramento, invece, a Bolzano.
Meno industria, più servizi
Per quanto riguarda il Trentino l’indicatore trimestrale elaborato dalla Banca d’Italia, segna una crescita del prodotto in termini reali dello 0,7% rispetto al primo semestre del 2024, dato di poco superiore allo 0,5% dell’Alto Adige e in linea con la media nazionale. L’andamento generale riflette una dinamica a due facce: l’industria accusa il colpo derivante dalle tensioni geopolitiche, dalla crisi della Germania e e dall’incertezza, il settore dei servizi, invece, risulta in crescita. Nel dettaglio, nel corso dei primi 6 mesi, la manifattura trentina ha perso il 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un calo che prosegue dal 2023, mentre a Bolzano l’andamento è sostanzialmente stabile.
A soffrire maggiormente sono le imprese più esposte ai mercati internazionali, infatti, nel primo semestre le esportazioni si sono ridotte del 4% rispetto al primo semestre del 2024. diverso l’andamento in Alto Adige, dove le esportazioni sono cresciute dell’1,6%. La flessione, riconducibile principalmente al calo delle vendite di mezzi di trasporto, è stata solo in parte compensata dalla crescita dell’export di macchinari e apparecchi e di prodotti agricoli e alimentari. Al calo registrato verso i principali mercati di destinazione dell’area dell’euro – in particolare Germania e Francia – si è invece parzialmente contrapposta la decisa espansione dei flussi diretti verso gli Stati Uniti, anche per effetto dell’anticipazione degli acquisti in vista dell’entrata in vigore di dazi più elevati.
Discorso contrario per l’edilizia che cresce in Trentino grazie a Pnrr e Olimpiadi, mentre cala in Alto Adige. A crescere, però sono soprattutto servizi e terziario, il turismo in particolare.
Nel primo semestre gli arrivi nelle strutture turistiche sono aumentati del 3,5% (il 3,3 a Bolzano) e i pernottamenti del 3,1% (l’1,6 in Alto Adige).
Guardando al mercato del lavoro è positiva la dinamica dell’occupazione, salita del 2,5% (-0,9% in provincia di Bolzano): è aumentato il numero di occupati nei servizi e nelle costruzioni a fronte di un calo nella manifattura. Al contempo è ulteriormente calato il tasso di disoccupazione che ha raggiunto per entrambe le province un valore del 2%. Il maggior numero di occupati ha portato in termini aggregati ad un aumento del 2% del reddito disponibile.
I prestiti
In ripresa il mercato del credito, assestatosi sul -1,7% dal -4,7% di fine 2024 (+1,4% da -1,6% in Alto Adige), riflettendo a ripresa dei finanziamenti alle famiglie e una contrazione meno accentuata di quelli alle imprese. Ciò si deve al calo dei tassi di interesse che riguarda sia i prestiti alle famiglie che alle imprese, anche se in misura diversa: per le famiglie si parla di tassi d’interesse al di sotto del 4%, per le piccole imprese i valori si aggirano tra il 6 e il 7%. La crescita dei prestiti alle famiglie da banche e società finanziarie si è intensificata (+1,5% a giugno 2025 da +0,5% di fine 2024; +0,8% in provincia di Bolzano). I mutui per l’acquisto di abitazioni, che rappresentano la principale forma di indebitamento delle famiglie, sono cresciuti del 2% ( 1,7% in Alto Adige). Il costo medio dei nuovi mutui è diminuito, portandosi nel secondo trimestre al 3,8% dal +4,3% della fine del 2024. I depositi del settore privato non finanziario sono rimasti sostanzialmente invariati (0,2%): alla crescita dei depositi delle famiglie si è contrapposto il calo di quelli delle imprese.
I sindacati
A commentare il rapporto i segretari di Cgil Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Walter Largher e Michele Bezzi: «I dati confermano che la crescita è molto debole, una tendenza che si lega a filo doppio con il rallentamento del settore industriale trentino, i cui segnali di crisi si sono manifestati già nella seconda metà del 2023, sono stati confermati nel corso del 2024 e ora fanno prevedere un ulteriore calo dei fatturati nel 2025», dicono i sindacalisti.
Una dinamica che, secondo i segretari, ha un effetto diretto sull’occupazione: «Se è vero che la disoccupazione in Trentino si mantiene molto bassa, negli ultimi mesi è cresciuto in modo significativo il ricorso alla cassa integrazione e si è ridotta l’occupazione nell’industria che garantisce più welfare e migliori retribuzioni», osservano.
A completare il quadro gli investimenti: pur in un contesto di costo del denaro contenuto l’esposizione bancaria delle imprese non cresce, perché languono gli investimenti. «Senza investimenti, però, non si fa crescita né si è competitivi e le buone performance del turismo non sono in grado di trainare da sole la ripresa economica», insistono i tre segretari. Da qui l’appello alla giunta provinciale: «è importante passare dalle parole ai fatti».