L'intervista

mercoledì 5 Novembre, 2025

Terzo mandato, l’opinione del giurista Woelk: «Ci sono rischi e vantaggi. Pericolo leaderismo»

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Attesa per il pronunciamento della Consulta sul ricorso del governo contro la legge trentina che amplia il limite degli incarichi del governatore

«La questione del terzo mandato è complessa, ma allo stesso tempo molto semplice. Sui due piatti della bilancia ci sono, da una parte, il pericolo del leaderismo e di mantenere troppo a lungo la stessa persona al potere e, dall’altra parte, il rischio di una compressione delle prerogative autonomistiche. Sono proprio molto curioso di vedere cosa decideranno i giudici della Corte Costituzionale sul ricorso del governo contro la norma trentina», il professor Jens Woelk insegna diritto pubblico comparato alla Scuola di studi internazionali dell’Università di Trento e in attesa del pronunciamento della Consulta sulla legge trentina che ha reintrodotto il terzo mandato per il presidente della Provincia analizza tutti i pro e i contro di un limite ai mandati.
Professore la questione sembra di difficile risoluzione, quello che è certo è che la decisione dei giudici influenzerà la vita politica trentina per gli anni a venire.
«I giudici sono chiamati a decidere se anche le autonomie speciali devono adeguarsi alla norma valida per le regioni a statuto ordinario dei due mandati che, a questo punto, sarebbe interpretata come un principio generale dell’ordinamento oppure se il Trentino può scegliere una strada diversa in forza della sua Autonomia speciale».
Nei mesi scorsi la Corte aveva confermato questo principio per le regioni a statuto ordinario. Poi c’è stata la sentenza sui sindaci della Sardegna che qualcuno ha visto come lo stop definitivo al terzo mandato in Trentino, lei come la vede?
«La sentenza riguarda appunto i sindaci che hanno un potere molto più limitato rispetto al presidente della Provincia di Trento. Nel loro caso, la Corte ha deciso di applicare il limite del secondo mandato comparandoli ai sindaci del resto d’Italia. Ma non sono sicuro che lo stesso ragionamento si possa applicare automaticamente al presidente della Provincia di Trento che ha un potere molto più ampio».
Proprio per questo i contrari all’allargamento del numero dei mandati a disposizione del presidente dicono che ci sarebbe il rischio di concentrare troppo a lungo un potere ampio nelle mani di un uomo solo.
«Nella nostra regione ci sono due sistemi diversi pur all’interno della stessa norma statutaria. A Bolzano si vota con legge proporzionale mentre a Trento c’è il premio di maggioranza e l’indicazione del presidente prima del voto. Ora abbiamo visto che lo stesso Fugatti ha provato a percorrere anche la strada di un ritorno al proporzionale. Io personalmente penso che ci siano buoni argomenti per limitare il numero di mandati a due e altrettanti buoni motivi per per arrivare al terzo mandato».
Chi è a favore del terzo mandato sostiene che non ha senso limitare il buon governo.
«Questo lo direbbe anche Zaia, visto che gli è stato imposto lo stop proprio a causa del limite dei mandati. Probabilmente, se fosse stato possibile sarebbe anche stato rieletto. Ma l’argomento più forte di chi è a favore del terzo mandato è che da noi si possono fare le cose diversamente rispetto alle regioni a statuto ordinario. La sentenza sui sindaci della Sardegna però buca questo scudo protettivo. Resta da vedere quanto siano simili i due casi. E questo lo deciderà la Corte Costituzionale».
Resta il rischio del leaderismo.
«Anche Trump sembra aver rinunciato al terzo mandato, ma lì c’è un divieto esplicito in un allegato della Costituzione. Il limite dei mandati vent’anni fa era stato introdotto proprio per cercare di attenuare i personalismi. Ora è tornata la personalizzazione».
Ma secondo lei avere tre mandati piuttosto che due è la giusta espressione dell’Autonomia?
«C’è da dire che l’Autonomia dovrebbe esprimersi in campi in cui c’è una maggiore possibilità di essere innovativi. Qui non mi sembra che ci siano grandi alternative o c’è un limite o non c’è e questo non ha molto a che fare con l’innovazione».