L'iniziativa

sabato 1 Novembre, 2025

Museo del Paracarro, una pietra per ricordare Sara Piffer: «Velocità e libertà, le emozioni della bici»

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Il nuovo paracarro del museo di Canezza ricorda la ciclista di Giovo scomparsa a gennaio. Il disegno della ruota alata, simbolo del sogno di Sara nel grande ciclismo

Il Museo del Paracarro – l’iniziativa di Dario Pegoretti che nel parco pubblico lungo la Fersina, a Canezza, raccoglie più di duecento tipologie di paracarri provenienti dalle più svariate strade del Trentino e del mondo – da ieri ha un’installazione in più.

Tra i vari Coppi, Bartali, Pantani, Merckx, Anquetil, Gimondi, e via dicendo, i visitatori di questo straordinario quanto particolare museo a cielo aperto potranno ora trovare il paracarro dedicato a Sara Piffer, la giovane ciclista di Paiù di Giovo investita e uccisa lo scorso 24 gennaio a Mezzocorona, mentre si allenava con il fratello Christian.

La pietra posata nel parco di Canezza proviene dalla Statale della Valle di Cembra, dove Sara ha sempre pedalato, e precisamente dalla zona di San Giorgio, il pianoro che si trova salendo prima di Mosana: lì la famiglia Piffer ha dei vigneti e lì è solitamente posizionato il gran premio della montagna nelle gare giovanili.

In prossimità di quel paracarro Sara si metteva alla prova, come riporta la pergamena stampata sulla pietra che da ieri arricchisce il museo. Ulteriore particolare, il disegno (una ruota alata) che la giovane paludera aveva realizzato un anno fa in occasione dei Mondiali di Zurigo: «Una ruota-orologio – aveva scritto Sara – con le lancette che dividono il passato dal futuro, la ruota ha anche le ali, simbolo di velocità e libertà, le emozioni che ti regala la bici».

Quelle lancette posizionate sulle 11 in punto, l’ora in cui Piffer è volata in cielo in quel maledetto venerdì invernale, una giornata che doveva essere come tante altre, con Sara all’inseguimento di un sogno nel grande ciclismo.