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giovedì 30 Ottobre, 2025

Economia, la sfida del lavoro che invecchia: «Senza nuovi ingressi rischiamo il collasso: lavoratori stranieri fondamentali»

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Al convegno di Federcoop un allarme condiviso: servono politiche coraggiose per integrare la manodopera straniera e salvare il futuro dell’economia trentina

Una sfida cruciale per il benessere e il futuro dell’economia che, oggi, l’Italia – e il Trentino – stanno perdendo.
Nella giornata di ieri, presso la sala Incooperazione, si è discusso di mercato del lavoro e del ruolo della manodopera straniera durante un convegno promosso da Federcoop.

L’importanza del lavoro di squadra per individuare nuove politiche in grado di mitigare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione attiva è stata sottolineata in apertura dal presidente di Federcoop Roberto Simoni:
«I dati demografici danno una prospettiva drammatica – dichiara – Le risorse di cui le aziende hanno bisogno non potranno essere soddisfatte rimanendo nell’ambito della comunità trentina.
Si apre quindi il delicato tema dell’immigrazione, che richiede progettualità su più fronti, dalla casa all’insegnamento della lingua.
Un approccio consapevole, come quello che vogliamo promuovere attraverso questo convegno, è il primo passo perché si arrivi a misure capaci di attenuare lo spettro della denatalità e dell’invecchiamento, che potrebbe avere ripercussioni enormi su tutta la nostra economia.
In ottica futura, questo tipo di risposte diranno molto su quella che sarà l’attrattività del nostro territorio».

A corroborare le parole di Simoni sono anche i dati, riportati sul «T» dei giorni scorsi, che indicano un fabbisogno di 17mila lavoratori stranieri entro il 2026, secondo la Camera di Commercio.

A offrire un quadro più dettagliato è stata Stefania Terlizzi, dirigente generale dell’Agenzia del lavoro provinciale:
«In Trentino, nel 2024, i lavoratori ammontano a circa 219mila, con un aumento del 5,2% di quelli stranieri rispetto all’anno precedente – spiega –.
Si osserva un’espansione del mercato del lavoro trainata dalla manodopera straniera, che rappresenta il 16,8% del totale: 12% extracomunitari e 4,8% comunitari.
L’età media dei lavoratori è sempre più alta anche fra gli stranieri: nel 2024, gli over 54 sono aumentati del 9,9%.»

Si tratta però, sottolinea Terlizzi, soprattutto di lavoro “povero”:
«La tipologia di contratto più diffusa è quella a termine.
L’attuale mercato del lavoro si rivolge quindi principalmente a platee fragili, con basse competenze e settori precari.
Il 64% della forza lavoro straniera presente in Trentino appartiene alla fascia della “bassa professionalità”, un dato che mostra le difficoltà del territorio nel valorizzare e formare queste risorse, anche a causa di barriere linguistiche ancora forti.»

Nella prima parte dell’evento l’attenzione è stata posta sui temi demografici e sull’integrazione dei migranti.
Il ricercatore Corrado Polli (Inapp) ha evidenziato come le flessioni demografiche siano dovute a due fenomeni: l’invecchiamento e la mobilità internazionale.
«Dai rapporti dell’Onu risulta che entro il 2050 la popolazione over 65 globale raddoppierà, superando il miliardo di individui.
L’Italia è uno dei Paesi più “avanti” in questa transizione», spiega Polli.
«La natalità è invece destinata a calare: oggi il numero medio di figli per donna è di 2,1, ma con forti differenze tra Paesi. L’Italia si colloca fra quelli che abbassano la media, e purtroppo il mondo sta seguendo questa tendenza.
Quanto alla mobilità, oggi nel mondo ci sono circa 300 milioni di migranti lavoratori, e l’Europa è la principale destinazione dei flussi internazionali.»

A chiudere, il sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università Statale di Milano, ha messo in luce un aspetto spesso trascurato: la scarsa capacità del Paese di trattenere i lavoratori stranieri.
«Gli immigrati affrontano una discesa sociale quando si trasferiscono, ma si immaginano anche una risalita, una traiettoria a “U” – spiega –.
Oggi, però, questa risalita non c’è più.
Cresce infatti il fenomeno delle seconde emigrazioni: nel biennio 2021-2022, 40mila italiani naturalizzati si sono trasferiti di nuovo all’estero.
Significa che il nostro Paese, al momento, non riesce a garantire quella speranza e quella libertà che sono alla radice stessa dei flussi migratori.»