Scuola

giovedì 23 Ottobre, 2025

Lo studio di Iprase: il 48% degli studenti dell’Alto Garda non sta bene. «Ragazze e ragazzi hanno paura di fallire»

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L'indagine è stata presentata nel corso di Didacta, in corso in questi giorni. Il 28,5% degli studenti delle scuole superiori dell’Alto Garda e Ledro (su un totale di 1838 persone intervistate) ha un livello di benessere abbondantemente al di sotto della media

Il 28,5% degli studenti delle scuole superiori dell’Alto Garda e Ledro (su un totale di 1838 persone intervistate) ha un livello di benessere abbondantemente al di sotto della media e stando alle parole della professoressa di psicologia Elena Marta «sta veramente molto male e non riesce tanto a trovare un significato nella vita», mentre il 16,7% (306 persone) «ha paura di sbagliare, non sta bene e non ha controllo sulla vita» e il 13,8% (253 studenti) «ha una grandissima paura di sbagliare, presenta diverse fragilità ma comunque ha un buon livello di benessere».

Il restante 41,1% degli alunni (755) ha invece «un buon livello di benessere e rispetto alla media riesce a trovare un significato nella vita». Sono questi i risultati della ricerca condotta dal comitato scientifico di Iprase e presentata nel pomeriggio di ieri durante la prima giornata di Didacta, la fiera dedicata al mondo dell’istruzione che ha preso il via al quartiere fieristico di Riva del Garda. Gli studenti sono stati divisi in quattro diverse categorie, quelle elencate precedentemente, attraverso dei dati che mettono in luce come gran parte di coloro frequentano le scuole del territorio non riesca ad affrontare serenamente la propria quotidianità. Tra le principali caratteristiche – ha sottolineato la professoressa Marta – «abbiamo notato come tanti ragazzi abbiano paura di fallire e di non essere all’altezza».

Il gruppo con la maggior parte di caratteristiche «negative» comprende un totale 306 alunni che non sente di avere controllo sulla propria vita, «una delle variabili che consente di poter progettare il proprio futuro – ha spiegato Marta – È una componente importante, soprattutto nella fase di crescita, perché da qui si capisce quanto si sentono in grado di poter comprendere e governare ciò che sta accadendo a loro e quanto si sentono partecipi in maniera attiva del percorso di crescita che stanno facendo».

Lo stesso gruppo presenta inoltre punteggi bassi per quanto riguarda la consapevolezza in sè stessi. «Se ciò che un ragazzo dice non viene valorizzato abbassa il livello di autostima e autoefficacia, con gli studenti che non si sentono accolti e si isolano» precisa Marta. Sorprende anche il numero di studenti che in base ai dati presentati mostra un basso livello di benessere, caratteristica che accomuna oltre 800 alunni, quasi la metà del totale (45,2%), gli stessi che mostrano difficoltà nel dare significato alla propria vita.

«Gli studenti non sono tutti uguali – riprende Marta – e quindi li abbiamo divisi in quattro diverse categoria in base ai risultati». Una ricerca approfondita che è è stata sviluppata tramite un questionario elaborato anche grazie all’aiuto degli studenti delle scuole superiori del territorio e che verrà portata avanti nel corso dei prossimi mesi così da raggiungere altri risultati e capire eventuali interventi da mettere in campo per andare a risolvere determinate situazioni complicate.

Ciò che è certo è che molti degli alunni coinvolti hanno mostrato difficoltà e fragilità importanti, tra cui una grande paura del fallimento. Tra le ricadute operative della ricerca è stata segnalata la necessità di creare veri e propri ponti tra scuola e lavoro, superando quel vuoto istituzionale che molti giovani presentano dopo il conseguimento del diploma, oltre alla necessità di allargare lo sguardo e riconoscere la scuola come un luogo che sappia andare oltre alla dimensione didattica spendo valorizzare tutti gli aspetti del percorso.