Fassa
martedì 21 Ottobre, 2025
Il «prete unico» della val di Fassa: don Mario Bravin ora regge otto parrocchie
di Elisa Salvi
Il sacerdote ladino è anche volontario dei vigili del fuoco. «Tanto lavoro ma per fortuna anche collaboratori volenterosi»

«Sono un “quasi” nuovo parroco perché sono in Val di Fassa da dieci anni. Oggi, voglio ringraziarvi di cuore per l’accoglienza generosa ed entusiasta. Ma vi ringrazio soprattutto per la disponibilità. Quando arriva un nuovo parroco capita che ci sia il fuggi fuggi, che si lascino incarichi e incombenze in parrocchia. Voi, invece, mi avete sorpreso: non solo chi fa si è proposto per continuare, ma anche chi non fa si è messo a disposizione. Sono meravigliato e incoraggiato dal vostro desiderio di esserci e collaborare. Per questo sono sicuro che, sebbene d’ora innanzi mi dovrò occupare di tante parrocchie, troveremo la strada per rinsaldare la nostra fede e viverla con gioia».
Questo il saluto caloroso alle sue nuove comunità, al termine dell’omelia della messa di insediamento nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Pozza, di don Mario Bravin che, il 19 ottobre, è diventato parroco di Mazzin, Vigo, Soraga, Pera e Pozza, dopo l’affido ufficiale di don Albino Dell’Eva. La cerimonia concelebrata da sette sacerdoti e partecipatissima dai fedeli delle nuove cinque parrocchie, ma anche da quelli di Canazei, Alba e Campitello dove Bravin è parroco dal 2015, è iniziata con una sfilata per le vie Pozza. Ha aperto così la rassegna, la Musegà da Poza, che ha dato ritmo e armonia ai passi, seguita da diversi gruppi folk e di volontariato, compresi gli Studafech (pompieri) di cui don Mario fa parte, tante autorità locali con la senatrice Elena Testor, sacerdoti, chierichetti e molti fedeli che hanno accompagnato il neo parroco fin sul sagrato. Qui Giulio Florian, sindaco di San Giovanni di Fassa, ha dato il benvenuto anche a nome dei primi cittadini di Soraga e Mazzin che gli erano accanto, così come quelli di Campitello e Canazei. «Nel ruolo che ricopri di parroco delle comunità dell’Alta Valle – ha detto Florian – ci hai fatto conoscere lo spirito di farti prossimo agli altri che porti in dote, non solo nel mondo pastorale, ma anche nel volontariato con la tua passione per il corpo dei Vigili del Fuoco. Per questo siamo sicuri di essere in buone mani. Gestire tante parrocchie non è un compito facile, perché spesso gli individualismi si fanno sentire. L’obiettivo è tenere vivo quello spirito di comunità che, ancor oggi, ci distingue».
in chiesa ha preso la parola don Albino Dell’Eva che ha ringraziato il nuovo parroco per aver accettato un incarico gravoso, invitando la comunità ad essere collaborativa. «Conoscete bene lo stile di vita e di pastore di don Mario che in Fassa si è già fatto apprezzare – ha sottolineato don Albino – perciò rimarcherò solo un aspetto che lo riguarda: ha obbedito. Potrebbe sembrare scontato obbedire al vescovo, ma non è sempre così. In un momento in cui è ridotta la disponibilità di sacerdoti a cui affidare la pastorale delle comunità, il sì, convinto e generoso, di don Mario assume particolare significato. Certo, sappiamo come lui, per dirla come San Paolo, in questi anni abbia saputo farsi fassano con i fassani e quindi, pur dovendo far fronte a tante responsabilità, sia lieto di rimanere in Val di Fassa, anziché spostarsi altrove». A Cesare Bernard, infine, il compito di dare il benvenuto a nome dei nuovi parrocchiani: «Siamo lieti di avere un nuovo pastore che conosce le nostre montagne e i nostri valori, le nostre tradizioni e la nostra lingua. Ti accogliamo come unico pastore di Fassa, una valle che ha proprio il “pèster” come simbolo. Ti chiediamo di indicarci il cammino da fare insieme e di non farci mancare il pane della parola e dell’eucarestia. Ma se il pastore nello stemma di Fassa è solo in mezzo alle montagne, il nostro impegno è di condividere un cammino di corresponsabilità e di sinodalità. In Fassa si dice che “un l fèsc per un e doi i fèsc per trei” (uno fa per uno e due fanno per tre), allora la domanda è: “che che i pel fèr ot metui ensema? Che l Signoredie varde via nesc varesc”(cosa possono fare otto messi insieme? Che Dio protegga i nostri passi)».