L'intervista

domenica 19 Ottobre, 2025

Bonelli (Avs): «La finanziaria di Meloni? È la riforma dello sceriffo di Nottingham»

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Il deputato di Alleanza Verdi Sinistra contro la manovra del governo, che accusa di non pensare ai bisogni delle fasce più deboli

«Una manovra iniqua dal punto di vista sociale, che non dà risposte ai cittadini e non fa nulla dal punto di vista ambientale e delle strutture pubbliche. In più si andrà in pensione ancora più tardi, in pratica è la riforma dello sceriffo di Nottingham». Questo il commento del portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli sulla manovra finanziaria 2026. O meglio «sul contenuto dichiarato dalla premier, perché noi non abbiamo visto nessun testo». Non ci va certo leggero il deputato di alleanza Verdi e sinistra, che contesta la finanziaria dall’inizio alla fine.
Ma non c’è proprio nulla che lei salvi in questa manovra, onorevole Bonelli?
«Non salvo proprio nulla perché la manovra è profondamente iniqua dal punto di vista sociale. Innanzitutto il taglio delle tasse di 2 punti percentuali non riguarda il 72% dei contribuenti. Poi chi ha un reddito annuale di 28mila euro avrà un risparmio mensile di 1 euro e 70 al mese, i redditi fino a 50mila uno di 33 euro al mese e il taglio maggiore lo avranno i redditi fino a 200mila euro. In pratica chi ha un reddito maggiore risparmia di più mentre la maggior parte continuerà a pagare di più. Tutto questo in un contesto in cui la pressione fiscale ha raggiunto il record del 42,8% quest’anno, con un balzo di un punto e mezzo dal 2023 nella sua complessità».
Qualcuno suggeriva di ancorare le aliquote all’inflazione, preferiva quella strada?
«Anche noi avevamo presentato una proposta simile, se adeguassimo gli stipendi all’inflazione, l’effetto per chi ha un reddito di 20mila euro sarebbe un aumento di 125 euro, con la manovra zero; per i redditi da 28mila uno di 175 euro, con la manovra c’è un risparmio di un euro e 70 e per i redditi da 50mila euro ci sarebbe stato un aumento di 343 euro al mese, con la riforma Meloni si arriva a 33. Non vi è alcun dubbio che il governo abbia scelto una strada propagandistica che gli si ritorcerà contro come un boomerang. Si è fatto il peggio di quanto promesso in campagna elettorale, e tra l’altro non si sono mantenute le promesse perché si andrà in pensione 3 mesi più tardi. Per questo dico che è una manovra iniqua, sembra la riforma dello sceriffo di Nottingham».
Il valore complessivo della manovra è di 18 miliardi, forse un po’ pochini per un Paese da 58 milioni di abitanti?
«Il problema è che la premier ha firmato un accordo sul di stabilità ad aprile 2025 che è una mannaia per il Paese. C’è un piano di rientro bestiale, si è approvata una logica di austerity inaccettabile, che impedisce gli investimenti. E infatti gli unici investimenti che vediamo in questa finanziaria sono quelli sulle armi, arriveremo a 23 miliardi per gli armamenti e ne aggiungiamo solo 2 per la sanità».
E sui 4,5 miliardi che arriverebbero dalle banche cosa pensa?
«Che è un contributo su base volontaria e che non si sono voluti tassare gli extra profitti. Dal 2022 sino al 2025 le banche hanno realizzato profitti fino a 130 miliardi di euro, i colossi energetici per 70 miliardi con la speculazione sul gas. E non c’è stato un prelievo conseguente».
Il bonus mamme è abbastanza per la parità di genere?
«La logica del bonus avviene nel momento in cui assistiamo a tagli sull’assistenza domiciliare, la scuola pubblica, il diritto allo studio. E abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa, con tasse al limite di legge. Manca una politica strutturale che vada verso le famiglie, il lavoro povero è sempre più povero e il precariato aumenta. Non può bastare il bonus mamme».
Con lei non può mancare il capitolo sostenibilità…
«Che invece è totalmente assente nella manovra. Manca una visione di come ricostruire un assetto produttivo che parta da investimenti green. Una delle grandi questioni oggi, poi è il costo dell’energia, che non viene proprio affrontato. I dati Arera ci dicono che 2,6 milioni di famiglie si trovano in povertà energetica. Ci sono casi di anziani che stanno in casa con i cappotti perché non riescono a pagare le bollette. E di fronte a questo il sistema favorisce i colossi energetici. Se l’Enel fa un investimento da 7 milioni di euro, saranno poi gli utenti a pagare quell’investimento in bolletta e non la società a prendersi il rischio d’impresa. E con l’iper ammortamento la cosa peggiora ulteriormente».
Dulcis in fundo la pace fiscale.
«È la quinta volta negli ultimi anni e intano l’evasione ha ripreso ad aumentare, siamo sopra i 100 miliardi. Del resto, quando la presidente del Consiglio va a Catania e in un comizio dice che le tasse sono un pizzo di Stato, è evidente quale sia la direzione».