Verso il festival
giovedì 25 Settembre, 2025
Turismo del vino, come è messo il Trentino? L’enologa Cinelli Colombini: «Cantine piccole e ancora poco accessibili»
di Redazione
Al Trentodoc festival un evento dedicato al fenomeno che, in Italia, vale 62 milioni di presenza

Per Violante Cinelli Colombini il mondo dei vini non ha più segreti. Laureata in Economia aziendale, dopo il master Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), ha lavorato nella commercializzazione dei vini della madre. E dal 2024 è presidente nazionale del Movimento turismo del vino. Venerdì 26 settembre, alle 18.30 a Palazzo Roccabruna (Trento), sarà ospite dell’incontro «Raccontare il vino, accogliere il mondo: come cambiano le cantine».
Lei è nata a Montalcino, patria dell’iconico Brunello, ed è cresciuta in Toscana, regione conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini. Come l’ha influenzata l’ambiente in cui ha vissuto?
«La mia passione è nata già da piccola potendo vedere dalla finestra le vigne e potendo vivere l’esperienza della produzione del vino. Nella mia famiglia il mio bisnonno fu uno dei primi a credere nell’apertura della cantina al pubblico. Nella mia vita ho anche viaggiato molto e ho avuto la possibilità, soprattutto con il master, di capire cosa piace nel mondo».
Che cosa si intende per turismo del vino?
«Il turismo del vino promuove il settore e prevede iniziative che cercano di coinvolgere anche le persone non esperte: attività per le famiglie, trekking, cooking classes, cacce al tesoro, picnic, attività di disegno. Quello che vorrei è far sì che le persone che decidono di visitare diventino dei nostri ambasciatori, avendo vissuto un momento bello visitando cantine autentiche e percependo tradizioni antiche. Il turismo del vino cerca anche di far capire la cultura del vino in modo moderato, sottolineando il concetto del bere consapevolmente e esaltando tutto quello che c’è in più alla bevanda: dalla produzione alla cultura del vino. Cerchiamo di offrire qualcosa di appassionante per portare l’Italia sempre più in alto».
Quali sono i numeri del turismo del vino in Italia?
«A livello italiano il report di Roberta Garibaldi mostra che nel 2024 le “wine destination” hanno contato 18 milioni di arrivi e 62 milioni di presenze, di cui più della metà provenienti dall’estero. Nello specifico, il 77% degli italiani ha visitato un territorio del vino prediligendo Piemonte e Toscana. Uno degli obiettivi del Movimento è dare possibilità di emergere anche a territori che sembrano sconosciuti. La ricerca fatta con Ceseo, centro di studi enoturistici dell’Università Lumsa, ha sottolineato che ci sono veramente delle diversità molto accentuate tra una parte e l’altra dell’Italia».
E in Trentino?
«Vi è un’identità più familiare con canali di vendita spiccatamente basati sulla vendita diretta e l’export. Ci sono cantine grandi, ma la maggior parte sono piccole dove l’offerta familiare è molto presente. In Trentino i prodotti sono meno costosi, gli eventi turistici non sono ancora percepiti come un’opportunità forte e l’accessibilità alle cantine la domenica è un po’ difficile, se non tramite prenotazione. Una ventina di cantine del Trentino-Alto Adige fanno parte del nostro network».
Quali sono i punti di debolezza dell’enoturismo?
«Intanto bisogna avere esperienze che siano nuove e sempre più curiose. Ogni zona ha i suoi pregi, ma anche i suoi punti deboli. Al sud sono molto ospitali e sanno bene che l’abbinamento tra cibo e vino è fondamentale. Lì le cantine hanno un’elevata propensione a gestire i social, ma poi concretizzano poco in termini di vendite nel “wine shop” del sito. Per quanto riguarda il centro Italia, il paesaggio e la cultura sono ciò che viene esaltato, ma si potrebbe sfruttare di più il nostro network per migliorarsi. Al nord, il Friuli è un esempio di pragmaticità: gli eventi delle cantine si concludono sempre al punto vendita per poi prendere i contatti e vendere. In Trentino il carattere della tradizione è molto radicato nel far vedere cosa c’è di unico nel territorio, nelle cantine grandi e piccole. I prezzi sono contenuti e forse in alcuni casi si potrebbe lavorare su quelli».
Come sta cambiando il turismo del vino?
«Le aspettative sono importanti, basti pensare che a livello mondiale il turismo generale porta un tasso di crescita del 4%, mentre quello del vino del 13,2%. La curiosità è sempre più forte e le cantine si stanno adoperando per rendere le esperienze più accattivanti, spendendo molto per creare eventi più grandi e per accogliere gruppi più numerosi».