L'editoriale

martedì 23 Settembre, 2025

L’incognita austriaca sull’Autonomia

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Vienna resta il riferimento internazionale per l’autonomia, ma oggi la stessa capitale austriaca parla sempre più la lingua di Herbert Kickl e dell'estrema destra

A Vienna la situazione politica vive una fase di calma apparente. I sondaggi raccontano un Paese che continua a spostarsi a destra, nonostante l’accordo di governo che qualche mese fa ha escluso la Fpö, il partito di Herbert Kickl, dai ministeri. Dopo le elezioni di settembre 2024 – le prime vinte dagli Freiheitlichen a livello nazionale con quasi il 29% dei voti – gli ultimi rilevamenti danno il partito populista in ulteriore crescita, in alcuni casi sopra il 35%. Una conferma che il «cordone sanitario» messo in piedi da Övp, Spö e liberali Neos (una sorta di Team K austriaco), oggi al governo sotto la guida del cancelliere conservatore Christian Stocker, non sta convincendo.

 

La scelta di formare una «grande coalizione allargata» per isolare la destra radicale ha garantito sì la governabilità, ma ha anche trasformato la Fpö nella voce più rumorosa dell’opposizione. Kickl non perde occasione per accusare i partiti tradizionali di tradire la volontà popolare, e su immigrazione e sicurezza – i suoi cavalli di battaglia – continua a dettare l’agenda. In questo scenario, i rapporti storicamente buoni tra la Südtiroler Volkspartei e la «Vaterland Austria» mantengono un peso strategico. La riforma dell’autonomia che ha iniziato il percorso parlamentare, dovrebbe consolidare le competenze della Provincia di Bolzano e ribadire l’ancoraggio internazionale della specialità sudtirolese: un punto su cui l’Austria è sempre stata garante e osservatrice attenta.

 

Ma l’attuale contesto politico austriaco è molto diverso da quello dei decenni scorsi. La crescita della Fpö e il suo linguaggio aggressivo sul tema dell’identità nazionale influenzano anche il dibattito in Tirolo e in Alto Adige. La destra sudtirolese di Sven Knoll, leader della Süd-Tiroler Freiheit, ha fatto il tifo per la Fpö più degli stessi Freiheitlichen, che pure tradizionalmente sono i cugini ideologici del partito di Kickl. Knoll sta continuando a dimostrare una notevole capacità di usare i social media e la comunicazione diretta con i cittadini, riuscendo a erodere consensi proprio ai Freiheitlichen, oggi in evidente difficoltà elettorale.

 

In Alto Adige preoccupa anche il legame – seppur informale – tra il no vax di ultra destra Jwa Anderlan (entrato in consiglio provinciale) e Martin Sellner, volto noto dell’estrema destra identitaria austriaca. Sellner, ex portavoce del movimento Identitäre Bewegung Österreich, è noto per le sue posizioni radicali contro l’immigrazione e per la teoria della «remigrazione», che propone il ritorno forzato di migranti nei Paesi d’origine. Figura abile nel marketing politico, capace di usare YouTube e i social per diffondere messaggi, Sellner è considerato un ispiratore culturale della nuova destra europea. Negli anni scorsi fu al centro di un caso mediatico per una donazione ricevuta dall’attentatore di Christchurch, vicenda che lo ha portato sotto indagine e che ha costretto la stessa Fpö a prendere le distanze, almeno ufficialmente.

 

L’eco di queste connessioni arriva anche in provincia di Bolzano, dove la parte di opinione pubblica di ispirazione «democratica» teme un radicalizzarsi del dibattito politico. Non si tratta solo di simboli o di retorica identitaria: la capacità di questi movimenti di parlare alle paure sociali rischia di polarizzare ulteriormente la società. In questo contesto i buoni rapporti tra Svp e governo federale austriaco assumono un significato ancora più importante: Vienna resta il riferimento internazionale per l’autonomia, ma oggi quella Vienna parla sempre più la lingua di Herbert Kickl.

 

Se il trend rimane quello di questi mesi mantenere il dialogo aperto con la capitale austriaca che sta virando a destra non sarà un esercizio semplice, ma cosa accadrebbe se fra quattro anni – o prima, in caso di elezioni anticipate che, ovunque, sono sempre un rischio concreto – l’Austria fosse governata da una Fpö in posizione dominante? Alcuni analisti temono che un’eventuale svolta nazionalista possa rendere più conflittuale il dialogo della Vaterland con Roma, perché il punto di riferimento di Kickl sarebbe più Knoll che la Volkspartei, e per Knoll questa riforma dell’autonomia non va affatto bene.

 

Ma non è il caso di disperare. Per ora la situazione resta sotto controllo. La coalizione Stocker-Babler-Meinl-Reisinger garantisce stabilità e mantiene una linea europeista e collaborativa. Ma il vento gelido di destra che soffia anche al Nord del Brennero (l’Italia non ne è immune) non è da ignorare.

 

*Giornalista di salto.bz