Il funerale

mercoledì 17 Settembre, 2025

Addio a Matilda Ferrari, la folla e il perdono del papà all’autista: «Ti siamo vicini. Sarai distrutto anche tu»

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Gremita la chiesa di Pinzolo per le esequie della 15enne travolta e uccisa da una betoniera

«Figlia mia sei un mito. Mai avrei pensato di avere la forza di parlare, ma vedere così tante persone, i fiori e i messaggi arrivati dal mondo ha scatenato in me una grande forza. Pensavo di essere sola… Non dimenticatela». Così mamma Nada. E il messaggio di perdono di papà Fabio all’autista del camion betoniera che ha investito loro figlia: «Ti siamo vicini. Sarai distrutto anche tu». Le parole dei genitori scuotono la chiesa San Vigilio di Pinzolo, piena all’inverosimile, e quelle di Giada, la sorella, sono arrivate dritte al cuore: «Vola in alto e pattina sulle nuvole con il tuo vestitino cosparso di brillantini. Insegna agli angeli a danzare».

I funerali di Matilda Ferrari, strappata alla vita da un banale quanto tragico incidente, si sono trasformati in un messaggio di speranza. C’erano centinaia e centinaia di persone a dare l’ultimo abbraccio alla quindicenne, promessa del pattinaggio, travolta e uccisa lunedì mattina da una betoniera mentre stava attraversando la strada per raggiungere la fermata dell’autobus e andare a scuola, a piangere, ma anche ad applaudire.

In molti si sono assiepati nella piazza dove era stato allestito un maxischermo che rimandava le immagini della funzione alternate alle fotografie di Matilda. È stata una cerimonia durata quasi due ore, piena di ricordi, musica, ma anche di fiori e di amore. Lo stesso amore che Matilda aveva per la sua passione più grande, il pattinaggio artistico su ghiaccio.

Prima dell’inizio, mamma Nada e papà Fabio erano in piedi, lì in chiesa, ai primi banchi, loro ai lati della fila e al centro i figli Isolde, Giada e Greta, Nicolò come a proteggerli, a prendersi l’affetto di tantissime persone che li hanno abbracciati e incoraggiati con piccoli gesti. Una pacca sulla spalla, una carezza, una rosa bianca tra le mani. Ma in qualche modo era papà Fabio, quasi con un sorriso, a sostenere parenti e amici. Poi, c’erano anche i nonni Elda e Mario, gli zii e i cugini, e non poteva mancare la sua seconda grande famiglia del ghiaccio. C’erano le compagne di squadra dello «Sporting», che dopo un piccolo momento di raccoglimento hanno raggiunto la chiesa di Pinzolo con l’allenatrice Katerina Knoblochova e ad altre società appartenenti al mondo del pattinaggio locale, l’Hockey Club Val Rendena, lo Smeraldo Ice Team.

Molti giovanissimi con le divise delle varie società sportive, tra le quali spiccavano i compagni di squadra di Matilda. Ma c’erano anche gli amici di scuola, i vigili del fuoco volontari, l’Associazione Handicap e diverse figure istituzionali dal sindaco di Giustino, Manuel Cosi, al sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini, Massimo Caora, presidente dell’associazione Sporting Ghiaccio Pinzolo, Paola Moro, presidente Coni Trentino che hanno avuto parole di dolore e sconcerto, non inutilmente consolatorie, ma emozionanti e sincere: «Di fronte a questa tragedia non ci sono parole. Matilda è stato un dono, volava sui pattini e continuerà a farlo nei nostri cuori».

Ma, soprattutto, c’erano persone comuni. Sulla bara di legno chiaro c’erano una corona di rose bianche e girasoli, i pattini e il vestitino rosa che indossava nelle competizioni. E la foto di Matilda con gli occhi pieni di sogni e il sorriso contagioso che aveva ogni volta che danzava sul ghiaccio. Infondo per lei scivolare sullo spazio grande e freddo del palasport era tutto. Era gioia, ambizione e sogni. Lo ha ricordato don Carlo nell’omelia: «Gesù era con te Matilda quando sei venuta al mondo. Era con te nei tuoi sogni più belli, nella grazia del pattinaggio e nella tua aspirazione ad arrivare alle Olimpiadi».

E non è stato possibile non parlare di quel maledetto lunedì: «Il Signore era con te nelle tue marachelle. Era con te anche in quel tragico incidente di cui davvero non dobbiamo dare la colpa a nessuno». E racconta la sequenza di quelle scene strazianti: «Sei andata in cielo nelle braccia del Padre. Mamma e papà ti hanno raccolta in strada, stretta tra le braccia come Maria con suo Figlio in croce». Poi, Greta la sorellina più piccola di Matilda, ha detto con la voce rotta dal pulpito: «Quando ti ho visto a terra dal balcone di casa ho pregato che tu non morissi. Sei volata via senza che io potessi salutarti».

Dopo l’omelia e le accorate parole della piccola, hanno risuonato nella chiesa le note di «Frozen», la famosa colonna sonora sulla quale Matilda, per la prima volta, si è esibita sul ghiaccio. È stato in quel momento che l’addio delle sorelle si è espresso in un abbraccio commosso alla bara e al fedele peluche di Matilda, «Matondola»: «Ora lo terremo noi», hanno detto. E da loro sono arrivate le parole più belle sulla quindicenne, sulla sua capacità di trascinare il mondo, in una sola espressione di essere unica. Di lei è stata ricordata la straordinaria forza, la gentilezza, la delicatezza che rendeva ogni attimo speciale: «Qualsiasi cosa con te diventava un capolavoro. Il tuo spettacolo deve continuare».

Poi, Nicolò ha ricordato la forza della sua presenza in famiglia: «Ascoltavamo musica e guardavamo video in continuazione. Sei diventato il mio bro. Manchi, continua a spendere». Prima di dare l’ultimo e difficile saluto alla figlia, i genitori, abbracciati, piegati dal dolore, si sono dimostrati pronti a esprimere a loro volta la vicinanza all’autista della betoniera: «Soffrirà anche lui, ti siamo vicini». Ma il dolore è senza fine, mamma Nada si accascia a terra sorretta dai figli e dal marito che sussurra con un filo di voce: «Mati torna a casa».