La storia
domenica 14 Settembre, 2025
«La Olga», il gruppo folk tutto al femminile e over 57. «Tutto nasce da una serata su Dostoevskij»
di Samanta Deflorian
La band formata da Emma Deflorian, Antonella Vanzo, Laura Gasperi e Sabine Schubart si muove con leggerezza tra musica, teatro e poesia

Val di Fiemme, La Olga si aggira nelle piazze, nei locali, nei festival folk, nei luoghi non convenzionali. Non è una cantante. Non è un’attrice. La Olga é una folk band. Anzi, di più: è una «gogo folk band»: è incontro di anime e storie, è ironia e bellezza. Ed è la somma di quattro donne: Antonella, Emma, Laura e Sabine. «Ci presentiamo come una gogo folk band», racconta Laura, «e quel “gogo” – a volontà, a profusione- è quella cosa in più, un’amplificazione che ben rende l’idea di chi siamo».
La Olga però non si definisce facilmente perché sfugge alle etichette. È folk sì, ma anche poesia. È teatro, ma anche improvvisazione. È profonda, ma anche leggera. Sul palco queste donne tutte over 57 si presentano con costumi colorati, bizzarri strumenti musicali e un stile inconfondibile che miscela italiano e tedesco, abbattendo barriere linguistiche e culturali. Antonella Vanzo é originaria di Cavalese; è erborista, vive in costante connessione con la natura e le pietre, in paese è nota per l’erboristeria che gestisce assieme alla figlia. Nel gruppo suona il clarinetto e canta. Emma Deflorian di Tesero è insegnante, ma il teatro è sempre stato il filo conduttore della sua vita: è attrice, formatrice, regista. Per La Olga canta e suona le percussioni, un originalissimo insieme di campanelli, tamburelli, una cabasa (uno strumento africano) montati su un bastone lavorato dall’acqua di un torrente che appoggia su un paio di scarpette da bambina (l’ha assemblato lei stessa e l’ha chiamato «Entrifola»). Laura Gasperi vive a Trento. È fotografa e camera person, «Non cameraman o camerawoman», sottolinea scegliendo un termine neutro che supera ogni definizione binaria. È la fisarmonica del gruppo e voce. Sabine Ricarda Schubart è una bavarese trapiantata a Bolzano. Ha lasciato il posto fisso per dedicarsi a «Rosmini 77», il suo spazio culturale in cui organizza eventi, corsi, momenti di condivisione. Negli show di La Olga suona «Bruno», così ha battezzato il suo contrabbasso, e canta.
Queste quattro donne non potrebbero essere più diverse, eppure hanno trovato nell’arte il loro comune denominatore e sulla scena ognuna di loro porta il proprio vissuto e un enorme bagaglio di esperienza. Antonella, Emma e Laura si conoscono da sempre e da sempre propongono spettacoli teatrali per bambini con il loro gruppo «Teatro Arjuna». L’incontro con Sabine avviene nel 2021, durante i vari corsi di musica folk frequentati da Antonella e Laura in Alto Adige. La nascita de La Olga è avvenuta per caso. «È stata l’occasione a creare il gruppo», racconta Antonella, «nel senso che siamo state chiamate per un’esibizione in occasione dell’inaugurazione di un libro di Dostoevskij. Io e Laura abbiamo accettato, e abbiamo chiesto a Sabine di unirsi a noi. Serviva un nome con un richiamo russo: ecco La Olga».
Da subito lo spettacolo è stato un mix di musica e teatro, e come ogni spettacolo che si rispetti, aveva bisogno di un regista. È così che è arrivata Emma. Anche il primo vero tour de La Olga nasce quasi per caso: un invito in Sardegna, qualche contatto e via, quattro donne, un camper e la loro arte. Ma poi qualcosa succede, la magia. Improvvisano nei bar, suonano nei locali che accettano di dar loro spazio. E funziona alla grande, perché La Olga piace, piace la libertà con cui si muove, la sincerità con cui suona, la qualità – altissima- che ogni componente porta sul palco. Non c’è finzione, ma vita, e tanta. « È capitato che un danzatore del pubblico si unisse spontaneamente alla performance», racconta Emma, « È stato un momento commovente, uno dei tanti incontri speciali in cui il pubblico si è riconosciuto nel nostro lavoro, diventandone parte attiva». Nei suoi spettacoli La Olga attraversa temi universali: l’amore, la solitudine, lo struggimento, ma con ironia e leggerezza. E il pubblico non é mai spettatore. Entra, partecipa, ride piange, lascia un messaggio nel libro dei pensieri, un vero e proprio quaderno che passa di mano in mano, che è raccolta viva di emozioni condivise. La Olga non ha mai inciso un disco, ciò che fa va vissuto dal vivo. In compenso a fine spettacolo, propone la «crema unisex della Olga per pelli stanche», un gesto ironico e disarmante. È un piccolo oggetto simbolico che racchiude lo spirito del gruppo: autoironia, leggerezza, voglia di non prendersi troppo sul serio. Le componenti de La Olga scherzano prima di tutto su se stesse. E dimostrano che non c’è età per reinventarsi, fare quel che si vuole. La loro crema non promette miracoli estetici, ma fa riflettere e smaschera il linguaggio patinato dei nostri giorni in cui non si può dire «vecchio», ma «stanco». E lo fa con grazia e ironia. Perché alla fine la vera bellezza è ridere di sé.