il caso
mercoledì 10 Settembre, 2025
Haters contro Papi, il processo emigra in 17 sedi diverse. A Trento rimane un’unica imputata
di Benedetta Centin
Per gli insulti via social saranno competenti i tribunali di residenza. I familiari di Andrea amareggiati
Offese ed insulti gratuiti, messaggi spregiudicati, scriteriati, spesso anche senza senso e cognizione — ben oltre il diritto di critica — erano comparsi sui social già poco dopo che il 5 aprile 2023 si era diffusa la notizia della morte di Andrea Papi, il 26enne aggredito dall’orsa Jj4 nei boschi vicino casa, a Caldes. E ieri il procedimento con 18 imputati è approdato in aula, in tribunale, per l’udienza predibattimentale. Ma non ce ne saranno di ulteriori a Trento, se non per l’unica trentina imputata. I processi dei restanti 17 si terranno nei tribunali delle rispettive province in cui risiedono. Così ha stabilito ieri il giudice Roberto Valeggia che ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata da un avvocato della difesa, il quale per la verità aveva già eccepito la questione con la Procura dopo la chiusura delle indagini preliminari. Eccezione, questa, ritenuta però infondata dalla pm Patrizia Foiera. Non è stato invece dello stesso avviso il giudice che ieri si è appunto dichiarato incompetente territorialmente e ha quindi disposto la trasmissione degli atti al tribunale del luogo di residenza di ogni singolo imputato.
Fascicolo smembrato
Il procedimento penale dopo due anni si smembra così in tanti fascicoli, 18 in tutto: tutte le posizioni, tranne quella della trentina, verranno d’ora in poi giudicate in una decina circa di tribunali d’Italia, da Torino a Roma, da Milano a Ferrara passando per Bolzano, solo per citarne alcuni. Ad accomunare gli imputati l’accusa da cui dovranno difendersi in aula e cioè diffamazione in concorso aggravata, messa in atto attraverso Facebook, e nei confronti di Andrea Papi, di sua sorella Laura e dell’allora fidanzata Alessia Gregori (le due donne ieri si sono costituite parti civili nel processo). Fatti, questi contestati, commessi per l’accusa da aprile a giugno 2023. Diciotto «leoni da tastiera» — tra loro anche animalisti e una showgirl e conduttrice radiofonica, già concorrente del Grande Fratello — che la Procura aveva mandato a subito a processo notificando loro un decreto di citazione diretta a giudizio. E due di questi, attraverso i loro legali, già ieri in udienza hanno offerto la cifra di 500 euro a titolo di risarcimento.
«Parenti amareggiati»
Nell’aula al primo piano del tribunale di Trento, ieri erano presenti la mamma di Andrea Papi, Franca Ghirardini, con la figlia Laura e il compagno di quest’ultima. E anche se non hanno voluto proferire parola i loro sguardi erano quanto mai eloquenti.
A parlare per loro, al termine dell’udienza, è stato l’avvocato trevigiano Paolo Pastre. «Sia chiaro che i familiari di Andrea Papi allora avevano denunciato non per soldi, bensì per avere giustizia, per tutelare la memoria del loro caro Andrea» precisa il legale. «Ora sono amareggiati e dispiaciuti per questa decisione, per loro un fulmine a ciel sereno: non vivono serenamente il fatto che il processo non sia più radicato a Trento, che il procedimento venga smembrato in singole posizioni. Il loro timore è che, estrapolando ciascun messaggio dal contesto diffamatorio totale, se ne perda il peso e la gravità» ancora le parole del difensore.
E poi c’è da considerare il rischio che i singoli procedimenti, in grandi tribunali come Roma o Milano, possano chiudersi anche con una sentenza di proscioglimento per sopravvenuta prescrizione, per il troppo tempo trascorso.
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