Il caso

venerdì 29 Agosto, 2025

Si fingono agricoltori, «comprano» terreni in Trentino e truffano l’Unione Europea ottenendo i fondi: condannati quattro imprenditori

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In tutto avevano ottenuto circa 4,7 milioni di euro, ora sequestrati. Per i titolari pene tra i venti mesi e i due anni e otto mesi di reclusione

Avevano escogitato il sistema per raggirare l’Unione Europea e ottenere, pur senza averne diritto, cospicui finanziamenti per la gestione — fittizia, simulata — di terreni agricoli che si trovano in Trentino, oltre che nelle province di Bolzano, Perugia, Ascoli Piceno e L’Aquila. Ad essere stati condannati per la frode milionaria sono stati quattro imprenditori agricoli padovani ai quali la Guardia di Finanza patavina ora ha provveduto a confiscare beni per quasi 4,8 milioni euro. Quanto cioè il provento della maxi truffa.

 

Dalle indagini è emerso che questi, titolari di sei aziende sparse tra le province di Padova, L’Aquila e Perugia, avevano indebitamente beneficiato, tra il 2015 e il 2020, di contributi del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia. Privi dei requisiti per ottenere sostegni finanziari previsti dalla Politica Agricola Comune, avevano fatto figurare l’ingresso nel settore, come prestanome, di due giovani agricoltori (almeno sulla carta), così da incassare i finanziamenti nel comparto Feaga stabiliti per la gestione dei terreni in più parti d’Italia, compreso il Trentino. Ma di fatto non c’era alcuna gestione.

 

Al termine del processo i quattro sono stati condannati a pene comprese tra i venti mesi e i due anni e otto mesi di reclusione. Sentenze, queste, divenute irrevocabili lo scorso giugno dopo che sia la Corte d’Appello di Venezia che la Corte di Cassazione avevano confermato le condanne. Le indagini delle Fiamme Gialle, condotte con intercettazioni, accertamenti bancari e acquisizioni documentali, hanno verificato che i condannati avevano creato un artificioso ingresso nel settore agricolo di due «giovani agricoltori» prestanome, al solo scopo di ottenere premi riservati a chi avvia nuove attività. Gli aiuti così ottenuti venivano poi trasferiti, tramite fusioni societarie e compravendite fittizie, agli imprenditori padovani, che hanno beneficiato in tutto di 4,7 milioni di euro di contributi europei.

 

La Procura regionale della Corte dei Conti del Veneto, dopo aver esaminato il caso, ha disposto un sequestro conservativo per 3,9 milioni di euro a carico dei responsabili per il danno erariale prodotto, mentre gli organismi pagatori procederanno al recupero delle somme indebitamente percepite. Ora è stata eseguita la confisca. Grazie a investigazioni patrimoniali sono confluiti a patrimonio dello Stato partecipazioni societarie, disponibilità finanziarie, polizze assicurative, fabbricati e terreni, nonché un complesso aziendale, per un valore complessivo stimato di 3,3 milioni di euro.

 

Gli autori della frode sono stati infine segnalati agli organismi pagatori per il recupero delle risorse indebitamente ottenute.