Economia

mercoledì 27 Agosto, 2025

In Trentino quasi 900 negozi in meno in 14 anni: «Servono misure urgenti per tutelarli e rilanciarli»

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Paissan (Confesercenti): «Dall'online una concorrenza "sleale" quanto accanita». De Zordo (Camera di Commercio): «Importante presidio sociale da sostenere»

Oltre 800 negozi chiusi in 14 anni (quasi 900 ndr). Servono misure urgenti per salvare il commercio di prossimità e l’identità dei nostri territori». A commentare i dati della Camera di Commercio di Trento e lanciare l’allarme è il presidente di Confesercenti del Trentino, Mauro Paissan: «In Trentino prosegue un processo silenzioso ma costante: la progressiva desertificazione dei territori, soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree periferiche – osserva – Attività e servizi essenziali stanno scomparendo, devitalizzando comunità che rischiano di perdere non solo presìdi economici ma anche sociali e culturali». Secondo i dati diffusi ieri dalla Camera di Commercio di Trento, infatti, dal 2010 al 2024 hanno chiuso 881 esercizi commerciali in sede fissa e 159 nella sola città di Trento (vedi articolo nella pagina a fianco). «Una perdita strutturale che colpisce in particolare la rete dei negozi di vicinato, quelli più fragili e più esposti al cambiamento dei consumi, alla concorrenza dei grandi player e alle dinamiche di centralizzazione urbana – commenta Paissan – Nel solo ultimo anno, si conferma la tendenza alla contrazione del settore, con decine di attività che hanno cessato l’attività». Le aree più colpite continuano ad essere quelle montane e marginali, ma anche i centri storici del capoluogo e dei principali paesi, continuano ad essere in difficoltà.

 

«Sia il commercio fisso che quello ambulante stanno affrontando una doppia sfida: da un lato, la trasformazione delle abitudini di consumo, con nuove generazioni sempre più orientate a esperienze digitali e on demand; dall’altro, l’impatto crescente dell’e-commerce e delle piattaforme globali». Contemporaneamente alla chiusura dei negozi fisici, infatti sono aumentate in maniera esponenziale (circa sestuplicate) le attività dedite alla vendita online. «Una concorrenza “sleale” quanto accanita, ma con cui è necessario fare i conti. E quindi dove possibile, adeguarsi», commenta . Ma c’è un altro elemento che, secondo il presidente, non si può ignorare: «Le piccole imprese del commercio tradizionale svolgono un ruolo fondamentale per il benessere delle comunità. Sono luoghi di prossimità, presidio sociale, relazioni umane. Sono utili al turismo, ma prima ancora alle persone che abitano nei territori: anziani, famiglie, lavoratori. Sono un argine concreto allo spopolamento». Per questo motivo, bisogna difendere e rilanciare il commercio locale e ambulante. «Oggi più che mai, servono politiche pubbliche concrete – conclude Paissan – incentivi, semplificazioni, percorsi di innovazione, garanzie normative e un accompagnamento al cambiamento, che rimane inevitabile quanto inesorabile».

 

Diversa la visione del presidente della Camera di Commercio, Andrea De Zordo: «A una contrazione del numero di esercizi commerciali corrisponde un aumento sia delle superfici di vendita, sia del numero degli addetti – spiega – Ci si sta spostando verso attività sempre più complesse, che occupano spazi sempre maggiori e che quindi necessitano di un maggior numero di addetti per essere gestiti». Si tratta, secondo De Zordo, «dell’aumento del numero di centri commerciali, che avviene a spese degli esercizi più piccoli». A questi esercizi e qui De Zordo concorda con Paissan, «va riconosciuta anche una funzione sociale, oltre che meramente commerciale, capace di favorire l’aggregazione nei paesi più decentrati e meno popolosi, di garantire il presidio del territorio». Una caratteristica che «merita di essere sostenuta e preservata».