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sabato 23 Agosto, 2025

Niente esenzione e i dazi di Trump fanno tremare il vino, consumi in calo dell’8%

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La responsabile del mercato Usa per Gaierhof, Romina Togn: «già dimezzati gli ordini per Natale»

L’importatore negli Stati Uniti sta facendo gli ordini per i container che partono a settembre. Due settimane di navigazione, poi lo sdoganamento, il magazzino, il trasporto a destinazione: stiamo parlando dei vini trentini che verranno consumati sul mercato americano da novembre, dal Black friday, il venerdì successivo al Giorno del ringraziamento, quest’anno il 28 novembre, fino a Natale. Gravati dai nuovi dazi al 15% su cui si è arrivati all’accordo tra amministrazione Usa e Unione Europea, anche se c’è chi spera ancora in un’esenzione. «Ci sono cancellazioni per la metà del direct import» dice Romina Togn, responsabile del mercato Usa per Gaierhof, appena tornata dalla giornata di vendemmia: «Abbiamo cominciato con le uve base spumante». Anche il presidente di Cia Confagricoltori del Trentino Paolo Calovi è al lavoro nei vigneti dell’azienda viticola di famiglia. «La produzione si annuncia ottima come qualità, come quantità sarà un po’ meglio dell’anno scorso». Ma è preoccupato per i dazi: «Negli Stati Uniti c’è stato un calo di consumi di vino del 7-8%. Le cantine hanno portato lì molto prodotto prima dei dazi. Adesso però i vini devono essere messi sul mercato. Alla fine sull’annata 2024 grandi ripercussioni potrebbero non esserci. Sull’annata 2025 non si sa». Come se non bastasse, alla mazzata dei dazi si aggiunge il taglio alla Politica agricola comune deciso a Bruxelles: dal 2028 le risorse per le aziende agricole trentine non saranno più certe.
I dazi sul vino sono stati fissati al 15%, che significa un impatto in termini di maggiori costi e di potenziali perdite di 27 milioni di euro sui 183 milioni di export trentino 2024 negli Stati Uniti. «Le esportazioni sono già cadute – afferma Togn – Il nostro importatore già prima di Ferragosto lamentava cancellazioni di container. Tenendo conto dei tempi di viaggio, di sdoganamento della merce, di magazzino, i conti li vedremo davvero al Black Friday. E al peso dei dazi va aggiunta la svalutazione del dollaro che è almeno del 10%. Per chi paga in euro il dazio vero è del 25%». Sull’impatto dei consumi di vino negli Stati Uniti bisogna attendere, dice Togn: «Bisognerà capire le tendenze anche in termini di gusto. Ma se ad esempio i vini zeozelandesi, che oggi costano di più, non fossero gravati di dazi, potrebbero insidiare i nostri».
«Stiamo portando a casa un’ottima produzione anche grazie al clima buono, alle notti fresche – sostiene Calovi – Gli agricoltori il loro dovere lo hanno fatto. La preoccupazione per i dazi e i consumi c’è, l’impatto sui vini rossi si vede già».
«A questo si aggiunge la riforma della Politica agricola comune europea, che penalizza soprattutto l’agricoltura di montagna – sottolinea Calovi – Dal 2028 non ci sarà più il fondo destinato all’agricoltura, su cui la Comunità europea è nata. Saranno i singoli Stati a decidere quanto andrà al settore, col rischio di concorrenza tra i paesi dell’Ue. Le aree alpine devono trovare la strada e fare lobby per difendere e dare un futuro all’allevamento e all’agricoltura eroica di montagna».