Il racconto
sabato 16 Agosto, 2025
«A otto anni sono scappato dalla guerra in Kosovo, volevo fare l’imprenditore: qui il mio sogno si è realizzato»
di Patrizia Rapposelli
La storia di Shkumbin Karpuzi, titolare di diversi locali nel capoluogo e in Alta Valsugana: «A settembre aprirò anche un laboratorio per la produzione di liquori e amari»

«Ho visto i villaggi distrutti attorno a me, i negozi e i locali ridotti a macerie: l’angoscia ce l’hai quando percorri i sentieri di montagna e scappi dai carri armati. Vivi in tende di plastica in campi arrangiati. E senti cadere le bombe al suole». Shkumbin Karpuzi, 29 anni originario del Kosovo racconta le atrocità della guerra: «Non importa se ora sono lontano migliaia di chilometri dai luoghi bersaglio dei bombardamenti, perché quel rumore resta dentro. E la paura che lo accompagna resterà per sempre». Shkumbin aveva otto anni quando con la sua mamma e suo fratello ha lasciato il Kosovo per ricongiungersi con il padre, scappato dalla guerra per costruire un futuro migliore ai suoi figli, e aveva un’idea molto precisa sulla direzione da dare a quella fuga: «È stato qualcosa che assomiglia di più a un impulso: sognavo di diventare un imprenditore. L’Italia è stata la mia occasione».
«Fc dasKlub»
E così è stato. Oggi Shkumbin, per gli amici «Sku» è titolare di tre locali molto conosciuti in Alta Valsugana. Gestisce il «Das Q» in via Veneto a Trento ma anche il «Magazzino di Sku» a Pergine, e da sei mesi ha aperto un nuovo pub nel centro del capoluogo, in via degli Orbi. Si tratta di «Fc dasKlub», nato dalle ceneri de «l’Arsenale». Locali molto diversi tra loro, ma accomunati dalla voglia di puntare sulla qualità e sull’originalità della proposta, dove la passione per il recupero si intreccia con l’ospitalità: «Il mio sogno si è realizzato – racconta con il sorriso- Ho sempre lavorato nel mondo della ristorazione, tante stagioni e ore di lavoro costati sacrifici e fatiche. Ma il mio desiderio è rimasto lo stesso, aprire un locale tutto mio, ne ho addirittura tre in questo momento, cosa posso dire?». Shkumbin incarna la determinazione di un imprenditore che ha avuto il coraggio di rischiare. Non un percorso facile fin da subito, quello del 29enne arrivato da Shalë, un villaggio della Pristina, in Kosovo: «È stato molto doloroso e difficile integrarmi. Per anni mi sono sentito solo – rivela – Non conoscevo la lingua e mi sentivo diverso. E mi mancavano i nonni, rimasti al villaggio dopo la guerra. Nonno Selim mi ha cresciuto come un padre».
«La mia famiglia? Contadina»
La vita in Kosovo era bella ma non abbastanza attraente dopo la guerra. «I villaggi erano ridotti in macerie. È un ricordo doloroso— confida— Quando sono scoppiati i bombardamenti, abbiamo abbandonata casa per trovare un posto sicuro in montagna. Avevo quattro anni, mamma e nonno, però, dicevano “giochiamo a nasconderci”». E aggiunge: «Il brutto è arrivato alla fine della guerra, non c’era più niente. Solo cenere. È stato lì che dentro me ho sentito il desiderio di diventare imprenditore e aprire locali per far felici le persone». Shkumbin aveva ormai otto anni alla fine della guerra e suo papà Bjram era a Trento da diverso tempo: «Lavorava e ci mandava i soldi, lui raccontava di vivere in case abbandonate: è stata dura. Poi, si è sistemato ed è riuscito a farci arrivare in Trentino— continua— Ma staccarmi dalla mia terra è stato doloroso. Vengo da una famiglia contadina, avevamo mucche e galline, il nonno mi ha cresciuto sui trattori. La vita in città, per me, è stata complicata».
Il successo
Ma Shkumbin ha trovato il suo futuro: dopo aver conseguito il diploma di geometra e l’attestato di barman a Roma, si è specializzato in mixology, «l’arte del bere miscelato» per trovare l’equilibrio tra ingredienti e tecniche di cucina applicate ai cocktail. «A settembre aprirò un laboratorio accanto a «Fc dasKlub» per la produzione di liquori e amari». Il giovane è un concentrato di idee e progetti, ma intanto «DasKlub è la mia sfida, anche sotto l’aspetto dell’arredamento attento alla sostenibilità. Tutto è fatto in casa. La chicca? «Un pianoforte dell’Ottocento che, restaurato, è diventato il banco bar di servizio». Shkumbin è cuore, coraggio e creatività.