Il lutto

venerdì 15 Agosto, 2025

Addio ad Alessio Coser, fotogiornalista impegnato nel sociale. Il collega Rensi: «Raccontava le storie degli ultimi»

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Se n'è andato all'età di 58 anni a causa di una malattia. Fotografo dell'Adige dal 2007, ha realizzato numerosi progetti. Cattani Faggion: «Viveva la fotografia come impegno sociale e civile»

Se n’è andato Alessio Coser, uno dei fotografi più stimati del Trentino e apprezzato anche fuori provincia. Classe 1967, aveva compiuto 58 anni lo scorso aprile. Viveva a Trento con la moglie e i figli. Da circa un anno conviveva con una grave malattia. Fotografo dell’Adige dal 2007, ha collaborato anche con l’agenzia Foto App di Milano e realizzato progetti e libri fotografici di carattere sociale, tra i più significativi quello sullo stato della salute mentale in Italia a 40 anni dall’entrata in vigore della Legge 180, «Dove sono finiti i sogni di Basaglia?». «Alessio aveva una profonda sensibilità per le persone che mostravano difficoltà», lo ricorda così il fotografo Matteo Rensi. «Ale – gli fa eco un altro amico e collega, Pierluigi Cattani Faggion – viveva la fotografia come impegno sociale e civile».

 

 

Nel 2003 Coser diventa fotografo professionista e sei anni più tardi si iscrive all’Albo dell’Ordine nazionale dei giornalisti. «Con lui ho condiviso 15 anni di esperienza di fotogiornalismo, a livello quotidiano – racconta Rensi, ex fotografo del Corriere del Trentino – Avevamo un profondo rapporto di amicizia. Abbiamo condiviso progetti assieme e ci siamo sempre aiutati sia sotto il profilo professionale che quello umano. Condividevamo anche preoccupazioni e pensieri legati ad aspetti familiari. Ho seguito purtroppo anche questo suo ultimo anno di malattia: ero consapevole che sarebbe stata una battaglia in salita. Oltre a uno stimato collega, perdo un amico. Era una persona fuori dall’etichetta, nel modo di porsi e nel suo modo di essere. Una persona assolutamente solare, disponibile al confronto, sempre pieno di idee».

 

Coser insieme a Rensi nello studio del suo amico

 

Come scriveva lui stesso sul suo sito online, «prediligo occuparmi di ricerca fotografica tesa a raccontare temi di carattere sociale e storie legate al territorio, con l’analisi e una ricerca di senso personale attraverso “l’altro”». Uno dei suoi primi progetti è stato «Recorriendo Colombia», un viaggio fotografico nella quotidianità del Paese sudamericano, alla ricerca delle esistenze private che la compongono, alle prese con i momenti più semplici del loro vivere. Un progetto, poi, pubblicato su Witness Journal (2008), come tanti altri, da «Cliché» (2010) a «Loro di Allah» (2012), fino a «Dove sono finiti i sogni di Basaglia?» (2019) e «Pane per i nostri denti» (2022). Il lavoro su Basaglia, promosso dalla casa editrice Erickson, era nato dalla volontà di capire meglio le attuali condizioni della salute mentale in Italia, visitando città diverse: Cagliari, Gorizia, Palermo, Roma, Trento e Trieste. «Non si troveranno risposte nette e univoche – scriveva Coser – ma un racconto fotografico fatto principalmente di luoghi e volti, con la speranza che possa generare uno spazio di riflessione». Con Erickson ha pubblicato anche «Psichiatria mia bella» (2012) e «Le parole ritrovate» (2018). «Alessio – sottolinea Cattani Faggion, fotografo de il T Quotidiano – era un fotogiornalista estremamente rigoroso che, appunto, aveva un’idea della fotografia come impegno sociale e civile. Era una persona schierata e non lo nascondeva. Di recente aveva ricevuto un incarico anche dall’Università di Trento sul fenomeno della violenza contro le donne». «So che aveva iniziato anche un progetto in Val dei Mocheni – dice Rensi – Il suo sogno nel cassetto era quello di traferirsi in Sardegna con la moglie, di origini sarde. Purtroppo rimarrà un sogno».