I dati
mercoledì 6 Agosto, 2025
«Ogni giorno è un Black Friday»: un trentino su due compra online, consumi più che triplicati in 15 anni
di Massimo Furlani
In provincia una percentuale che supera di dieci punti la media nazionale, al di sopra anche delle regioni vicine. La testimonianza di un corriere: «Cento fermate al giorno sono poche»
Nel corso del 2024, più di un trentino su due fra i 16 e i 74 anni ha acquistato beni o servizi online. Lo affermano i dati dell’Ispat, che osservano come i dati trentini relativi agli acquisti su internet (la domanda era se fossero stati conclusi acquisti online nei tre mesi precedenti) siano cresciuti attestandosi ben sopra alla media nazionale e fra i più alti di tutto il Paese. Se nel 2010 infatti i consumatori online erano il 14,5% della fascia d’età presa in esame, questa percentuale nel 2024 ha toccato il 53,5%, quando il valore medio italiano è del 41,9%. Il «boom», ovviamente, risale al periodo pandemico, con gli acquisti su internet più che raddoppiati (dal 26% al 42,2%) nel quinquennio 2015-2020. Il dato Trentino oggi supera di qualche punto percentuale anche quello dei vicini Alto Adige (47,9%), Veneto (49,2%) e Lombardia (47%).
«Settore esploso dopo il covid»
«Un aumento costante, i lavoratori oggi lamentano che il Black Friday ormai è qualcosa di quotidiano – commenta riguardo questi numeri Franco Pinna, segretario del sindacato Filt Trentino (Cgil) – Se prima quello del commercio online era un flusso intervallato con una certa alternanza fra periodi di “boom” e altri più tranquilli, oggi questa distinzione non esiste più: ogni giorno migliaia di persone ordinano online. Questo settore è “esploso” dopo il Covid-19». Un aumento che da una parte si traduce in un altro aumento, quello dei posti di lavoro, ma dall’altra anche in quello del carico lavorativo: «Senza dubbio ad essersi rafforzate sono le aziende – prosegue Pinna – Le richieste in continuo aumento però potrebbero finire per pesare sui lavoratori del settore, per questo come sindacati cerchiamo di incidere sul tema del carico lavorativo». I fattori che potrebbero spiegare una simile tendenza in Trentino sono difficili da stimare: «Una variante può essere quella geografica, visto che siamo un territorio di montagna – abbozza il segretario Film – Anche il fatto che sia un territorio a forte vocazione turistica può incidere, non è affatto raro che persone in vacanza qui si facciano recapitare dei pacchi mentre sono in ferie; da questo punto di vista, sarebbe interessante analizzare una statistica relativa a quante delle persone che ordinano online in Trentino siano effettivamente residenti. In ogni caso, questa sta diventando una “mania”, e il timore è che successivamente si tramuti in malattia. Già adesso le persone preferiscono comprare online piuttosto che scendere al negozio sotto casa a fare la spesa: se una tendenza simile crescerà continuamente, ci saranno rischi per tutto il tessuto economico e commerciale del Trentino».
«Cento fermate? Sono poche»
Un fenomeno che trova conferma anche nella testimonianza di C.P, un corriere che preferisce restare anonimo: «La gente è “malata”, in tutti i sensi – dichiara – Capitano anche situazioni paradossali in cui è lo stesso cliente a chiedere a noi fattorini cosa gli è stato portato, cosa che ovviamente noi non sappiamo nel momento in cui consegniamo il pacco». Il numero delle fermate al giorno, cioè delle volte in cui i corrieri fermano il mezzo parcheggiandolo per effettuare anche più consegne (ad esempio in un condominio o in case vicine) è alle stelle: «Sono poche quando ne effettuiamo cento – prosegue il lavoratore – A volte poi viene chiesto, se qualcuno ha difficoltà a completare le proprie consegne, di aiutarlo a coprirne alcune, ma questo impegno ulteriore non viene riconosciuto».
«Poste copia Amazon»
Intanto, il fenomeno starebbe influenzando anche settori affini a quello del commercio online, con le conseguenze che ciò comporta sulle condizioni lavorative. È il caso, ad esempio, di Poste Italiane, che stando agli ultimi dati in Trentino ha registrato un aumento del 28% dei pacchi consegnati paragonando il primo trimestre 2025 a quello del 2024: «Questo inverno alcune sigle sindacali, fra cui non rientra la nostra, hanno firmato l’accordo per una riorganizzazione di Poste Italiane – spiega Jacopo Spezia di Slc Cgil – Al suo interno è prevista l’introduzione di una nuova figura, quella della rete corriere, che lavorerà per 39 ore rispetto alle 36 previste nel nostro Ccnl di riferimento. Inoltre, sempre nell’ambito di questa riorganizzazione, diversi uffici e zone di consegna verranno tagliati o accorpati, con conseguente aumento del carico lavorativo. La spiegazione fornita è che le persone richiedono consegne sempre più veloci, ma in realtà è abbastanza raro che un cliente chieda una consegna in tempi celeri ». Una scelta contro cui Slc, insieme a Uil Poste, si è attivata particolarmente negli ultimi mesi con uno sciopero proclamato lo scorso 3 giugno: «Trovo grave che si sia scelto di seguire questa direzione, quella dell’impoverimento del lavoro – conclude Spezia – Ancora più grave il fatto che Poste Italiane, società che avrebbe tutte le potenzialità per essere un esempio virtuoso, strizzi invece l’occhio a modelli organizzativi come quelli di Amazon, con la gestione affidata a una piattaforma digitale tramite algoritmi che non tengono conto di variabili fondamentali in questo lavoro come le condizioni del traffico»