L'operazione
domenica 20 Luglio, 2025
Pergine, arrestato stalker cinquantenne: perseguitava la ex compagna
di Patrizia Rapposelli
L'uomo più volte aveva violato il divieto di avvicinamento. Lei, impiegata, ha trovato il coraggio di denunciarlo ma lui ha continuato a perseguitarla e tediarla anche quando la relazione era finita. Ora è in carcere

Tempo qualche mese dall’inizio della convivenza, l’uomo, un operatore sanitario cinquantenne originario di Trento e poi residente a Pergine, si era dimostrato particolarmente geloso, spesso senza motivo. E possessivo. Anche quando lei, impiegata anch’essa cinquantenne, esasperata, lo ha lasciato. Lui aveva reagito male alzando anche le mani, tanto che era stato colpito da un divieto di avvicinamento alla donna e gli era stato applicato un braccialetto elettronico. Ma il dispositivo non frenava la sua ossessione per la ex. Conosceva le sue abitudini, sapeva di trovarla in un bar o pub dell’Alta Valsugana con le amiche per un aperitivo o una cena e lui si faceva trovare in questo luoghi simulando incontri casuali. Incontri che spesso culminavano in litigi e violente discussioni. Le violazione del divieto di avvicinamento però venivano puntualmente segnalate dal sistema elettronico alla centrale operativa dei carabinieri. Così è partita la denuncia alla Procura che ha chiesto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere al gip di Trento che l’ha concessa. Venerdì pomeriggio l’uomo è stato arrestato. Il tempo, è stato accertato dai carabinieri di Borgo Valsugana, non aveva attenuato l’ossessione dell’uomo. Anzi: è capitato che oltre ai pedinamenti, alle telefonate e piazzate, degenerasse anche in gesti violenti verso la donna. Insulti, schiaffi, alterchi pesanti. Originari di Trento, i due cinquantenni avevano deciso di trasferirsi nella zona di Pergine. Ma già nei primi mesi della convivenza per la donna era iniziato un autentico incubo con le gelosie immotivate, gli atteggiamenti aggressivi e sospettosi di lui nei suoi confronti. Fino a quando, lei è riuscita a rompere quella «catena», al culmine dell’esasperazione e la paura. Ha trovato il coraggio di troncare la relazione sentimentale e di denunciare quell’uomo che le aveva reso la vita impossibile. La donna si è appunto presentata alla caserma della stazione di Pergine, per mettere nero su bianco quelle angherie subite dal compagno che diceva di amarla ma che non le dava fiducia e, preda della gelosia, non le permetteva di vivere liberamente. L’uomo era stato colpito dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento nei confronti dell’ex compagna, ma in più di un occasione non se n’è curato. Anche quando la relazione era finita e lei era rimasta a vivere nella zona di Pergine e lui era tornato a Trento. Lui, le diceva «Che ci fai qui». La osservava, controllava ciò che faceva e con chi trascorreva il tempo. C’erano volte, però, che non si limitava a seguirla. No, la fermava dando inizio a veri e propri litigi con insulti e atteggiamenti aggressivi. Scenate di gelosia continue e morbose. Di fatto, il cinquantenne era costantemente monitorato dai carabinieri; infatti, aveva il dispositivo del braccialetto elettronico che permetteva ai militari di controllare a distanza la posizione e i movimenti dell’uomo. Il sistema del dispositivo è semplice, il braccialetto elettronico viene fissato alla caviglia dello stalker e utilizza la tecnologia Gps per controllare in tempo reale la posizione di chi lo indossa. Se si avvicina alla donna perseguitata il dispositivo lancia un allarme alle centrali dei carabinieri e di polizia, un secondo segnale arriva invece sul dispositivo dato alla donna, che generalmente tiene nella borsetta, sul quale è installata un’app per monitorare gli spostamenti del persecutore. Per il cinquantenne ora sono guai e dovrà rispondere di tutte le violazioni della misura cautelare che era stata emessa nei suoi confronti. Venerdì pomeriggio i carabinieri della Compagnia di Borgo lo hanno arrestato con l’accusa di stalking e atti persecutori nei confronti della sua ex compagna.