Il caso

martedì 24 Giugno, 2025

Ateneo, anche gli studenti contro la ricerca con Ibm Israel (che ha realizzato il sistema di monitoraggio dei palestinesi). E il rettore convoca il Senato

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All'università di Trento è partita una petizione per ridiscutere l'attività scientifica che coinvolge il colosso dell'informatica

«L’Università si ritiri dal progetto di ricerca con Ibm Israel per il mantenimento della propria integrità. Israele sta commettendo un genocidio a Gaza». Così il rappresentante degli studenti del Disi Giuliano Campagnolo, tra i componenti del Senato accademico, prende posizione contro il progetto di ricerca a cui partecipa anche l’ateneo trentino e che vede il coinvolgimento di Ibm Israel, la divisione israeliana del colosso americano dell’informatica. «Questa — aggiunge Campagnolo — è la linea tenuta dal Consiglio studentesco».

 

Una posizione ribadita anche ieri durante l’assemblea al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione, a Povo, convocata dal direttore Luigi Palopoli su richiesta del rettore Flavio Deflorian. L’incontro è stato organizzato anche in vista della seduta del Senato accademico in programma domani, che avrà tra i punti all’ordine del giorno la petizione firmata da alcuni docenti, studenti e amministrativi contro l’iniziativa di ricerca.

 

Il progetto in partenza si chiama «Truman». L’abstract pubblicato sul sito dell’Università di Trento e sul portale dell’Unione europea spiega che il suo obiettivo è quello di «progettare e sviluppare tecnologie e metodologie per migliorare la resilienza dei sistemi di AI (intelligenza artificiale) contro gli attacchi alla sicurezza, alla privacy e alla correttezza, nonché per aumentare la fiducia degli utenti in questi sistemi, a partire dalla raccolta dei dati fino all’addestramento e alla distribuzione». Il progetto è finanziato per 6,5 milioni di euro: capofila è il centro di ricerca francese Eurecom, l’Università di Trento beneficerà di un contributo di circa 700mila euro, mentre 723mila, la quota più alta, sono destinati a Ibm Israel per il suo ruolo nel progetto.

 

Proprio la presenza di Ibm Israel è al centro della polemica, perché l’azienda ha una storia di collaborazioni problematiche con Israele, documentate da portali di indagine come «Whoprofits» e «The Interceptor». Ibm Israel, in particolare, ha contratti per centinaia di milioni di euro con lo Stato di Israele. In particolare ha un contratto attivo con l’Autorità israeliana per la popolazione, l’immigrazione e le frontiere. Tra i progetti principali che ha contribuito a sviluppare c’è il sistema Eitan. Si tratta di un sistema informatico, in utilizzo dal 2021, per la gestione del registro della popolazione. Attraverso il sistema Israele tiene sotto controllo l’identità delle persone, i dati biometrici e il controllo facciale, i permessi di lavoro e di spostamento per i palestinesi. E la sussidiaria Red Hat, poi, ha altri contratti con l’esercito israeliano.

 

Alla luce di ciò, è stata avviata una raccolta firme dai dipendenti dell’Università per chiedere l’interruzione di questa collaborazione. «Siamo convinti che il collega incluso nel progetto sia estraneo alle politiche vessatorie, ma rimane il dato politico ed etico: la collaborazione attiva nelle attività di ricerca con il gestore informatico dei processi di apartheid ai danni del popolo palestinese — recita la petizione – Per questo le chiediamo (al rettore, ndr) con urgenza di interrompere la collaborazione con Ibm Israel uscendo dal progetto».