Il T in classe

venerdì 6 Giugno, 2025

Il barbiere di Siviglia in dialogo tra tradizione e innovazione

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Il neo direttore Alessandro Bonato rinnova la vitalità del capolavoro rossiniano. L'opera vista dagli studenti del liceo Bonporti

Questa recensione è stata scritta da alcuni studenti della IV A del Liceo musicale coreutico Bonporti nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro “il T in classe”.

La Fondazione Haydn e il regista Fabio Cherstich hanno rappresentato, dopo 20 anni dalla sua ultima messa in scena, il Barbiere di Siviglia sul palcoscenico del Teatro Sociale di Trento.

Alessandro Bonato, neo direttore d’orchestra principale della Fondazione, ha deciso di andare contro corrente rispetto all’usanza di unire il crescendo scritto da Rossini con l’accelerando, una pratica usata nelle precedenti rappresentazioni ma non storicamente accurata.

La scenografia moderna proposta ha suscitato reazioni contrastanti: «Personalmente non mi ha convinto perché la contestualizzazione non è affidabile – osserva Pietro – ma devo ammettere che nell’opera buffa una scelta moderna ha il merito di avvicinare un pubblico più ampio. È come se la leggerezza di Rossini trovasse un nuovo respiro per dialogare con il presente». «Io invece ho apprezzato la decisione di mettere in scena il Barbiere di Siviglia in chiave moderna – dice Irene  – perché, in quest’opera di genere buffo, l’esagerazione e l’autoironia sono pertinenti e penso che, come accadeva nell’’800 al pubblico rossiniano, anche noi oggi apprezziamo l’attualità dell’opera».

Infatti, il dialogo tra tradizione e innovazione è una sfida complessa e delicata. Se da un lato il contesto storico conferisce all’opera un fascino senza tempo, dall’altro una scenografia contemporanea può rompere gli schemi, offrendo uno sguardo fresco che rinnova la vitalità del capolavoro rossiniano. Pertanto, la scelta di innovare, anche se non convince tutti, apre interessanti prospettive per il teatro d’opera ai più giovani.