il focus

mercoledì 28 Maggio, 2025

Maria Rostagno: «Il primo legame che costruiamo influenza le relazioni future, anche amorose. Parte tutto da chi si prende cura di noi»

di

In questa puntata di «PsicoT», parla la psicologa esperta di relazioni e ferite d’infanzia: «Se le cure sono state incostanti, potremmo aver imparato che dobbiamo faticare per essere amati»

Cari ragazzi, care ragazze, ci sono legami che ci segnano per sempre, anche se non sempre ce ne accorgiamo. Il primo è quello con chi si prende cura di noi da piccoli: un amore silenzioso ma potentissimo, che può influenzare tutte le nostre relazioni future. In questa puntata di «PsicoT» ne parliamo con Maria Rostagno, psicologa esperta di relazioni e ferite d’infanzia. Le sue risposte sono per voi, che state imparando a conoscere voi stessi e il modo in cui vi legate agli altri.

Maria, perché il primo legame che costruiamo sembra influenzare tutte le relazioni future, anche quelle amorose?
«Nei primi anni della nostra vita, il cervello costruisce una specie di mappa delle relazioni: impara, attraverso le esperienze con chi si prende cura di noi, cosa aspettarsi dagli altri e come comportarsi per sentirsi al sicuro. È come se da piccoli ci chiedessimo (senza dirlo a parole): “Posso fidarmi?”, “Merito amore?”, “Cosa devo fare per essere visto e accolto?”. Se abbiamo ricevuto cure affettuose e costanti, tendiamo a sviluppare un attaccamento sicuro: sentiamo che gli altri sono affidabili e che valiamo. Ma se le cure sono state incostanti o poco presenti, potremmo aver imparato che dobbiamo faticare per essere amati, o che non possiamo fidarci davvero. Questi schemi si attivano automaticamente anche da grandi, soprattutto nelle relazioni più intime. Il nostro cervello, infatti, non parte da zero: riutilizza quello che ha imparato da piccolo, anche se a volte ci fa soffrire. La cosa bella è che si può cambiare. Il cervello resta flessibile per tutta la vita: si chiama neuroplasticità. Con nuove esperienze positive, relazioni sane e un po’ di consapevolezza, possiamo riscrivere quella vecchia mappa e imparare a stare meglio con gli altri e con noi stessi».
Come faccio a capire se il mio «stile di attaccamento» è sicuro o insicuro?
«Capire come vivi le relazioni può aiutarti a conoscerti meglio. Non si tratta di etichette, ma di riconoscere certe tendenze. Se ti senti tranquillo o tranquilla sia nella vicinanza che nell’indipendenza, probabilmente hai un attaccamento sicuro: sai dire come stai, affronti i litigi con calma e ti fidi degli altri. Ma non per tutti è così. C’è chi, per proteggersi, preferisce stare sulle sue, fatica a parlare di emozioni e si allontana se una relazione diventa troppo intensa: è un attaccamento evitante. Altri invece vivono le relazioni con molta ansia, hanno paura di essere lasciati e cercano conferme continue: si parla di attaccamento ansioso. Alcune persone, infine, si muovono tra il desiderio di vicinanza e la paura dell’intimità, e fanno fatica a capirsi anche da sole: è un attaccamento disorganizzato. La cosa importante è che questi stili possono cambiare».
A volte sento che mi affeziono troppo in fretta o, al contrario, tengo tutti a distanza: c’entra qualcosa con l’attaccamento?
«Quando ti affezioni troppo in fretta o invece tieni tutti a distanza, spesso è il tuo stile di attaccamento che guida questi comportamenti. Chi si lega subito spesso ha uno stile ansioso: il cervello cerca sicurezza e teme di perdere l’altro, quindi si attiva per mantenere il legame, magari idealizzando la persona o condividendo troppo presto. Chi invece si allontana e fatica a lasciarsi andare probabilmente ha uno stile evitante, che protegge da possibili delusioni o invadenze emotive tenendo le persone a distanza. Per vivere meglio le relazioni, è importante imparare a riconoscere i segnali che il corpo ci manda quando ci sentiamo in ansia o in allarme, e provare a rallentare o aprirsi un po’ alla volta. Costruire legami sicuri e, se serve, affidarsi a un percorso con una persona esperta può aiutare a cambiare questi schemi e sentirsi più sereni».