La protesta
martedì 6 Dicembre, 2022
Scuola, scatta la raccolta firme contro la riforma delle carriere dei docenti
di Tommaso Di Giannantonio
L'appello: «Non possiamo renderci complici di un simile attacco frontale alla dignità dell’insegnamento»
Scatta la protesta dei docenti contro la riforma delle carriere della Provincia. Da ieri mattina sulle chat degli insegnanti sta girando un appello — promosso da un gruppo di docenti — contro la proposta di legge. «A seguito della lunga intervista rilasciata da Viviana Sbardella al quotidiano “il T” giovedì 1° dicembre sulla riforma delle carriere degli insegnanti, esprimiamo lo sconcerto per le preoccupanti informazioni fornite dalla sovrintendente su un progetto che coinvolgerebbe – nelle previsioni della PAT – il 40% degli insegnanti», si legge nel documento.
La raccolta firme si concluderà domani sera. Nel mirino il modello di sviluppo delle carriere dei docenti illustrato su questo giornale dalla sovrintendente scolastica Viviana Sbardella. La riforma — che nelle intenzioni della giunta sarà effettiva a partire dal prossimo anno scolastico — prevede la creazione di tre nuove figure: il docente esperto, quello ricercatore e il delegato all’organizzazione. Si accederà a ciascun livello di carriera attraverso un concorso. E per ogni figura scatterà un aumento retributivo. «Ancor prima di entrare nel merito — recita l’appello — vale la pena ricordare come gli incontri territoriali si siano ben presto rivelati una consultazione solo apparente: selezione dei partecipanti che non ha consentito una reale rappresentatività; impostazione del dibattito a partire da un progetto già delineato e la cui attuazione veniva data per scontata, ma rimasto indefinito nei suoi obiettivi fondamentali per l’intera durata della consultazione; totale silenzio per otto mesi sullo sviluppo della riforma, che ora viene presentata come imminente e già operativa a partire dal 2023».
Nel documento si denuncia la creazione di «un corpo di élite in cui il primato organizzativo e burocratico sarebbe istituzionalizzato, incrementando la competizione e il conflitto all’interno della comunità scolastica. Ancora una volta, anziché mettere al primo posto la didattica e la crescita culturale degli studenti, nell’ottica della cooperazione tra le diverse componenti, i saperi disciplinari verrebbero marginalizzati a favore di strumenti e tecniche di progettazione, governance della scuola, figure di sistema, strategie di orientamento formativo e lavorativo, profili applicativi al sistema nazionale di valutazione». A fronte di una serie di «gravi problemi che permangono nella scuola», si conclude, «non possiamo renderci complici di un simile attacco frontale alla dignità dell’insegnamento e alla missione formativa ed educativa che la nostra professione comporta, per far prevalere un meccanismo competitivo».
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