La storia
domenica 30 Novembre, 2025
Xinja, per tutti Dante, tiene aperto il suo bar 365 giorni l’anno. E per la nascita del figlio offre 200 bottiglie
di Ubaldo Cordellini
Per la nascita del piccolo Federico ha trasformato il locale in una festa aperta al quartiere. «Dobbiamo tutto ai clienti»
Si chiama Xinja, ma tutti in Bolghera lo chiamano Dante. E ieri era l’uomo più felice della terra. A 29 anni ha avuto il suo secondo figlio Federico, nome cinese Jungzhe, e ha offerto da bere, c’è chi dice 200 bottiglie, e da mangiare a tutti nel suo bar, il 27 di via Paolo Orsi. Clienti e passanti hanno potuto festeggiare con lui.
Bambini e adulti hanno riempito il locale di solito pieno di persone che entrano ed escono dall’ospedale e spesso non hanno l’occasione di sorridere molto. Per questo lui, Dante, sorride sempre e ha fatto dell’accoglienza la caratteristica principale del suo bar. Accoglienza, unita a gentilezza e disponibilità, tanto che per spirito di servizio tiene sempre aperto «365 giorni all’anno, anche a Natale», spiega con orgoglio.
E della sua storia Dante deve proprio essere orgoglioso: «Sono arrivato in Trentino 17 anni fa, avevo appena 12 anni. Mio padre lavorava in val di Cembra, nelle cave di porfido. Poi, nel 2019, si è presentata l’occasione. Il titolare del bar lo ha ceduto e ha scelto noi. Da allora, aiutato da mia moglie, dai miei genitori e da cinque colleghe, ho cercato di accogliere sempre le persone che ci vengono a trovare e spesso sono tristi con la massima gentilezza e un grande sorriso.
Loro, i clienti, ci hanno accolto benissimo quando siamo arrivati qui ed è giusto che noi continuiamo a ricambiare. Per questo ho voluto festeggiare con loro la nascita di Federico. Io doveva fare un altro lavoro. Ho studiato a Trento prima alle medie e poi al linguistico, poi per ragioni familiari ho dovuto mollare e mi sono cercato un lavoro. Ora mia moglie ed io abbiamo una bambina di 5 anni e poi è arrivato il maschietto. Siamo felici, ma mi sono reso conto che da soli non si arriva da nessuna parte. Dobbiamo tutto ai clienti e alle colleghe che ci aiutano e ci permettono di essere sempre aperti e accoglienti anche con chi si sente triste o giù».
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