l'intervista
venerdì 12 Settembre, 2025
Vigilio Donei e la passione per i funghi: «Io, multato molte volte ma non mi pento. Porcini? Roba da turisti»
di Gilberto Bonani
Il racconto della raccolta non come hobby, ma una filosofia: «Non conta la quantità ma il percorso che faccio in mezzo alla natura cercando il mio tesoro»

Per incontrare Vigilio Donei si può andare di buon mattino nei boschi, o quello che rimane dopo la tempesta Vaia. È un uomo privilegiato perché inizia le sue escursioni dalla località detta in ladino «Mojenacia», situata al limitare del bosco. Qui la mamma Giuseppina aveva adattato una vecchia malga a punto di ristoro, offrendo ai primi ospiti latte, panna e fragole. Sono tempi passati. Ora il ristorante «Malga Panna» è luogo d’incontro per buongustai. Vigilio Donei non ha mai lavorato ai fornelli, ha sempre goduto della buona cucina, prima della mamma, poi della moglie Aurora e ora del figlio Paolo lo chef che dal gennaio 1993 ininterrottamente si fregia della Stella Michelin. Da tempo ha lasciato ogni incarico ed è tornato alle sue radici nei luoghi che lo hanno visto pastorello. Quando il tempo è propizio esce prestissimo e va nei boschi a raccogliere funghi.
Si dice che per lei la ricerca dei funghi non sia solo un hobby, ma una filosofia di vita.
«Esatto. Il bosco è il mio ristorante all’aperto. Qui non ci sono orari, non ci sono recensioni, non ci sono clienti da accontentare. C’è solo il silenzio, la natura e il brivido della scoperta. È una ricerca, una caccia al tesoro. Non importa la quantità, conta il percorso. Nel bosco torno bambino. Il mio ricordo va a quando badavo agli animali e raccoglievo funghi. Mamma Giuseppina aveva cucito due maniglie di stoffa a una vecchia federa di un cuscino e quello era il mio cesto».
Sappiamo che ignora le regole sulla raccolta e che ha collezionato anche multe. Non teme le sanzioni?
«Sì, è vero, in vecchiaia sono stato pizzicato dal guardia boschi. Pago le multe, certo, ma non cambio le mie abitudini. Esco presto al mattino, non ho il cestello da Cappuccetto Rosso, mi comporto come quando ero bambino. Per me la raccolta dei funghi è una connessione con la natura. Non sto facendo un danno, non sto distruggendo il bosco. Cerco solo la bellezza e la magia che la terra ci regala. E la multa, in un certo senso, fa parte del gioco. È il prezzo che pago per la mia libertà».
Qual è la sua preda preferita?
«Ogni fungo ha la sua storia, il suo profumo. Secondo la tradizione andare a funghi a Moena è raccogliere “finferli” (Cantharellus cibarius ndr) e io sono un tradizionalista. La predilezione per i porcini è arrivata con il turismo. Adoro il profumo di terra umida del finferlo, il colore acceso che si staglia nel verde, la sorpresa di trovarlo nascosto nel muschio. Ogni scoperta è un piccolo trionfo. Spesso regalo i funghi ad amici o parenti. Il piacere non è nella quantità raccolta ma muoversi nel bosco».
Qualche consiglio per i lettori che si cimentano per la prima volta nell’arte della raccolta?
«Come fuorilegge è difficile dare consigli ma nel mio zaino c’è sempre posto per una bottiglietta di plastica abbandonata. Rispettate la natura è quindi il mio messaggio. Non raccogliere specie sconosciute, questo è importante. Il vero tesoro è la pace che si trova tra gli alberi. Nonostante le mie inadempienze comprendo la necessità di una regolamentazione. Credo che per il bosco sia più dannoso il calpestio se paragonato alla raccolta e il trasporto dei funghi secondo modalità prestabilite. Insomma mi affido a regole di buon senso».
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