L'INTERVISTA

martedì 20 Febbraio, 2024

Urzì soddisfatto rilancia Fratelli d’Italia: «Ho portato il partito al governo. Ora prendiamoci Trento e Rovereto»

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Il commissario meloniano lancia la stoccata a Cia: «Per colpa sua solo Gerosa in giunta»

È soddisfatto Alessandro Urzì: «Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero proposto come commissario di Fratelli d’Italia del Trentino. Primo fra tutti quello di portare il partito fino al congresso», che si è celebrato sabato scorso dopo mesi di contrapposizione interna. Da una parte lui e Francesca Gerosa, dall’altra la deputata Alessia Ambrosi con il collega Andrea de Bertoldi. Senza contare lo strappo con Claudio Cia, il consigliere eletto tra le fila dei meloniani, entrato in giunta in quota meloniana e poi destituito da Urzì che ha preferito puntare solo sulla vicepresidenza.
Come si sente Urzì? Anche a livello umano, dopo tutto quello che è successo.
«Io non riesco a scindere tra sensazione personale e sentimento per il partito. Sono fatto così. Posso però dire che finito il congresso, sabato scorso, ho tirato un sospiro di sollievo. Ce l’ho fatta, ho portato tutti fino a questo punto, che è un punto di partenza».
Per arrivare dove?
«Per far crescere ancora di più questa nostra forza, soprattutto per radicarla sul territorio. Ma prima di dire dove andiamo, non va dimenticato da dove siamo arrivati».
Da uno zero-virgola, in effetti.
«In pochi si ricordano che prima non eravamo nemmeno riusciti a entrare in Consiglio provinciale, che la percentuale era dell’1,45% nel 2018. Oggi posso dichiarare molti obiettivi raggiunti».
Elenchiamoli.
«Abbiamo portato per la prima volta la destra al governo della Provincia, con una donna per la prima volta vicepresidente. Ma abbiamo portato la destra al governo anche lì dove nessuno fino a pochi mesi fa se lo sarebbe potuto immaginare, nella giunta della Provincia di Bolzano».
E l’obiettivo del congresso, dicevamo. Che tutti dicono unitario, anche se permangono le contrapposizioni.
«C’è da parte di tutti la buona volontà e la voglia di percorrere un sentiero condiviso. E c’è lo spazio per tutti nel coordinamento provinciale, dove si potranno confrontare anche diverse visioni e sensibilità. E per fortuna che ci sono visioni diverse e sensibilità diverse, perché avrei terrore di un partito dove tutti la pensano allo stesso modo».
Finora è però sembrata impossibile la dialettica interna…
«Un commissariamento per forza di cose riduce gli spazi interni di confronto. Interviene per accompagnare il partito un una sua fase delicata, anche quando non riesce a prendere delle decisioni unitarie. In Trentino il commissariamento si è reso necessario per l’alto tasso di litigiosità, diciamolo in modo onesto. Ma ora si è trovato un equilibrio, si è arrivati assieme alla chiusura di questo percorso, che come dicevo prima è anche il punto di partenza».
Si ricucirà anche con Alessia Ambrosi che voleva correre per la presidenza ma è stata stoppata dai probiviri con la sospensione dal partito?
«Questo è un partito che include, non che esclude. Ora, è chiaro che c’è stato un momento di frattura, anche grave: non ricordo sia mai stata comminata una sospensione a un militante in Trentino. Ma superata la frattura c’è la ricomposizione, e noi non abbiamo paura di confrontarci. Ma ci si confronti nel partito».
Con Cia la frattura è stata però definitiva.
«Cia ha espresso il peggio di quanto si possa esprimere di peggio dentro una comunità politica. Il suo comportamento, e dico purtroppo, ha fatto una sola vittima: lui stesso».
Era in giunta, se non fosse stato cacciato sarebbe il secondo assessore di Fratelli d’Italia.
«E se non si fosse comportato così come si è comportato oggi sarebbe ancora lì, in giunta. Invece ha agito in modo scomposto, indebolendo il partito e sabotando la sua tattica durante la trattativa sulla composizione dell’esecutivo»
E qual era questa tattica?
«Il potere contrattuale da esercitare sulla maggioranza. L’obiettivo era di avere più assessori in giunta provinciale. Lui si è sfilato, abbiamo perso peso numerico e abbiamo ottenuto meno. Ripeto, lui avrebbe potuto rimanere lì dov’era se si fosse comportato diversamente».
Tornando alle posizioni di Ambrosi, lei ha posto il tema del risultato del voto e dell’aver puntato tutto e solo su Gerosa.
«Su questo ho già detto, l’obiettivo era quello di due assessori in giunta».
Ora ne avete uno, seppur con la delega di vicepresidente. Ma sperate anche di ottenere un assessorato in giunta regionale.
«Auspicabilmente, sì».
Nel senso che non è certo… Difficilmente gli altoatesini voteranno un esecutivo senza la presenza femminile.
«Vediamo, ci dobbiamo confrontare. Una cosa è certa, che dobbiamo dare un governo alla Regione. Questo è un dovere».
L’accordo tra voi e Fugatti è per Carlo Daldoss in giunta regionale. Se non dovesse andare così?
«Sono convinto che il presidente Fugatti saprà trovare la giusta soluzione».
Ma i paletti di Fratelli d’Italia su questa trattativa quali sono? Sul nome di Daldoss o sul posto per il partito? C’è differenza.
«Noi vogliamo portare in giunta regionale il nostro punto di vista. Gerosa è in giunta provinciale, poi si va in base alle preferenze e per quel ruolo c’è Daldoss».
Che però non è una donna, e qui c’è un problema…
«Non è una donna, ce ne facciamo una ragione. Io credo ci voglia pragmatismo, serve dare un governo alla Regione, punto».
Torniamo al Trentino. Sabato è stato eletto Alessandro Iurlaro presidente del partito. Un suo uomo di fiducia?
«Intanto voglio subito smentire una falsa notizia che vedo diffondersi: Iurlaro non è mai stato mio compagno di classe, non so da dove sia arrivata questa scemenza. L’ho conosciuto un anno fa, quando collaborava al circolo di Trento».
Bene, ma l’ha scelto lei?
«L’ha votato il partito. Dico però che è un’ottima scelta. Iurlaro ha un’indubbia capacità organizzativa, e oggi c’è bisogno di ripartire da qui. Dalla strutturazione del partito sul territorio, dalla capacità di raccordare le campagne politiche nazionali anche sulla realtà locale. Ed è qui sette giorni su sette, mentre un deputato non riuscirà mai a garantire questa presenza sul territorio lavorando anche a Roma».
Ma il vertice del partito ne è la sintesi politica, non organizzativa.
«Infatti presiede il coordinamento, dove siederà la classe dirigente. E lavorerà fianco a fianco con il gruppo consiliare provinciale, che esprime tre eletti e un esponente del governo. E poi ci sono io, che sono il coordinatore regionale. Una presenza, la mia, che non sarà per nulla invadente perché ora il partito in Trentino dovrà saper camminare sulle sue gambe».
Non sarà invadente ma ieri, all’indomani del congresso che ha eletto Iurlaro, è lei che si è espresso sulla situazione roveretana.
«Mi è stata fatta una domanda da un’agenzia giornalistica e ho risposto. Tutto qui. Poi sarà il circolo di Rovereto a prendere le decisioni su cosa fare».
Lei al congresso ha detto che Fratelli d’Italia deve ambire ad essere protagonista nelle elezioni di Rovereto, di Ala e di Trento. Volete che in ogni città che andrà al voto i candidati alla carica di sindaco siano di Fratelli d’Italia?
«Per ogni realtà faremo una nostra proposta. Abbiamo idee e nomi da proporre. Poi, assieme, si troverà il candidato migliore».
Assieme a chi? Perché a livello comunale non c’è mica solo il centrodestra.
«Crediamo però che il cuore di ogni coalizione debba essere il centrodestra».
A Rovereto sembra che il cuore, o comunque la formazione con cui tutti devono fare i conti, siano i civici.
«Anche il nostro candidato è un civico. Non è organico a Fratelli d’Italia. Ai civici dovrebbe andare benissimo il suo profilo».
Non abbiamo parlato di Francesca Gerosa. Dica la verità, è questo il suo maggiore orgoglio? L’averla innalzata alla vicepresidenza della Provincia?
«Sono orgoglioso del mio partito, non delle singole persone che lo compongono, non faccio personalismi nemmeno in questo caso. Poi devo dire che con Francesca ci sono stati anche molti momenti di conflitto, lei è una che punta i piedi. Ha il suo carattere. Ci siamo scontrati anche in modo forte. Ma sempre con lealtà. E mai sui giornali».
Ultimissima cosa. Al congresso si è visto come alcune incrostazioni del passato siano dure a morire. Almirante citato più e più volte, e c’è addirittura chi ha detto che nel vostro cuore arde la fiamma, quella missina o di prima ancora… Non crede siano nostalgie da superare?
«C’è bisogno anche di queste cose. Dicono con onestà del nostro percorso, della nostra storia. Che è cambiata, perché il partito di Giorgia Meloni non è certo il partito di Almirante, sarebbe sciocco sostenere il contrario. Noi, a differenza della sinistra, diciamo da dove veniamo. Loro no, e forse è per questo che loro non sanno nemmeno dove andare. Noi sì».