Il festival
sabato 27 Settembre, 2025
Telmo Pievani: «Vino di montagna, esempio eroico e laboratorio di resilienza al cambiamento climatico»
di Redazione
Il filosofo è intervenuto al Trentodoc Festival in un dibattito con Stefano Fambri (Istituto Trento Doc) e Andrea Bucella (Cesarini Sforza)

Si è tenuto oggi, sabato 27 settembre, l’appuntamento “Perchè il vino di montagna è differente” nell’ambito del festival Trentodoc, la rassegna dedicata alle bollicine di montagna che durerà per tutto il weekend. Stefano Fambri, presidente dell’Istituto Trento Doc, Telmo Pievani, professore di filosofia e scienze biologiche all’Università degli Studi di Padova e Andrea Buccella, responsabile della produzione di Cesarini Sforza, si sono confrontati sulle caratteristiche delle vigne d’alta quota, moderati dal giornalista Luciano Ferraro.
«Il vino dal punto di vista evolutivo è estremamente affascinante: è nato in montagna, tra 6 e 8 mila anni fa nel Caucaso, crocevia di biodiversità culturale e naturale molto simile a questo territorio» ha spiegato Pievani, sottolineando come «le vigne d’alta quota rappresentino una straordinaria espressione di adattamento a condizioni estreme, un esempio di viticoltura eroica che oggi diventa anche laboratorio di resilienza al cambiamento climatico, la grande sfida del futuro a cui non possiamo più sottrarci».
Fambri si è soffermato su quelle che sono le caratteristiche del territorio trentino: «Il nostro è un territorio montuoso con una straordinaria diversità di microclimi: il 70% si trova sopra i 1000 metri e il 20% oltre i 2000. Ben 93 vette superano i 3000 metri e abbiamo circa 500.000 alberi, con una popolazione di 500mila abitanti. Una peculiarità che ci rende titolari del claim bollicine di montagna, essendo una situazione reale in cui ci troviamo quotidianamente a vivere. Questa ricchezza non si improvvisa ma è frutto di un sapere secolare tramandato dai vignaioli. Anche la scienza lo conferma: le analisi condotte dalla Fondazione Mach hanno individuato 100 composti volatili che attestano l’identità del Trentodoc come vino di montagna».
Buccella ha infine analizzato il legame tra altitudine e qualità organolettiche: «In quota i cicli fenologici sono più brevi e le temperature favoriscono freschezza, verticalità e profili aromatici unici – spiega – Oggi, con un aumento medio di un grado negli ultimi cinquant’anni, è sempre più importante essere in grado di cogliere i vantaggi di un territorio che, grazie proprio alla montagne, permette di mitigare il microclima».