La giostra

domenica 25 Giugno, 2023

Tanti auguri alle bici e a… Harry Potter

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Il nostro almanacco: nell’ultima settimana di giugno venne brevettata in Germania la prima moderna bicicletta. E ancora, la prima avventura del maghetto e il ricordo di don Lorenzo Milani

Care ragazze e cari ragazzi, la prossima settimana possiamo ricordare tre eventi che per una cosa o per l’altra vi toccano da vicino perché le conseguenze potete sperimentarle direttamente ancora oggi. Prima cosa: se avete la possibilità di godervi dei bellissimi giri in bicicletta dovete sapere che prima di giungere al modello che tutti conosciamo ci vollero molti disegni e tentativi. Pare che già 200 anni prima della nascita di Gesù gli antichi cinesi avessero costruito una specie di veicolo a due ruote fatto di legno e bambù su cui era possibile sedersi. Anche Leonardo da Vinci intorno al 1493 fece probabilmente uno schizzo del velocipede. Ma in ogni caso il primo che costruì la prima bici effettivamente utilizzata fu un certo Karl Von Drais che, una volta lasciata la sua occupazione, decise di dedicare il suo tempo alla creazione di un mezzo alternativo all’uso dei cavalli, molti dei quali in quel periodo stavano morendo a causa di una carestia. Finalmente giunse a costruirne uno che testò per la prima volta nel 1817 riuscendo a percorrere un tragitto di 13 chilometri in meno di un’ora. Aveva un telaio in legno, un peso di 22 chilogrammi ed era senza pedali; ma la presenza dello sterzo che consentiva di curvare meglio e di avere più equilibrio rappresentava la vera novità di questo progetto. Karl Von Drais chiamò la sua invenzione Laufmachine (macchina da corsa) ma in Italia venne nominata Draisina proprio dal nome del suo inventore. Il mezzo venne tuttavia brevettato ufficialmente dall’inglese Dennis Johnson il 26 giugno 1819. Soltanto quarant’anni dopo si sarebbero introdotti i pedali. Secondo evento della settimana di cui molti di voi sicuramente saranno grati. Il 30 giugno 1997 uscì il primo capitolo della saga di Harry Potter intitolato «Harry Potter e la pietra filosofale». Il libro narra la storia di un adolescente orfano che scopre di avere dei poteri magici e porta con sé i lettori in un mondo parallelo a quello reale, fatto di maghi, incantesimi, castelli e cattivi. Ebbe subito un grandissimo successo, tanto che spinse la sua autrice, Joanne Rowling, a scrivere altri sei libri continuando le avventure del giovane maghetto. Pensate che è stato tradotto in ben 77 lingue e che si trova nella classifica dei libri più letti al mondo!
Per finire il terzo evento riguarda un uomo che ha lasciato un’impronta nel mondo della scuola. Il 26 giugno 1967 morì a Firenze don Lorenzo Milani. Don Milani venne ordinato sacerdote nel 1947 e già nella sua prima esperienza in parrocchia si rese conto che uno dei doveri della Chiesa era quello di occuparsi dell’istruzione dei fedeli, soprattutto di quelli più deboli. Credeva nell’importanza della cultura grazie alla quale i giovani possono guardare il mondo in modo critico, facendosi cioè sempre domande e non accettando passivamente le cose. Nel 1954 venne mandato in un posto sperduto, un piccolissimo paesino chiamato Barbiana. Qui fece un gesto simbolico non indifferente: costruì dal nulla e nel nulla la sua scuola popolare per giovani poveri e si preoccupò di dar loro cultura, dignità e libertà perché potessero affrontare al meglio le difficoltà della vita. Il motto della scuola era «I care» che significa «mi sta cuore», e che si opponeva a «non mi interessa». Nella sua scuola si studiavano le lingue e si facevano anche materie come recitazione o scrittura collettiva. Costruì persino una piccola piscina per aiutare i montanari ad affrontare la paura dell’acqua. Come insegnamento religioso nella sua scuola si leggeva semplicemente il vangelo senza imporre niente a nessuno. Nel 1967 uscì il suo libro «lettera a una professoressa» che parlava delle disuguaglianze presenti nella scuola italiana dove si scoraggiavano i più deboli spingendo avanti i più forti. Per questa posizione il testo non fu inizialmente ben accolto ma successivamente divenne il simbolo di una scuola che deve essere per tutti.