la storia

mercoledì 6 Marzo, 2024

«Secondamanina» e le due vite dell’usato. Il negozio di Canova per bambini: «Ricostruiamo anche rapporti umani»

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Anna Postai gestisce l’attività: «Le due filosofie sono il risparmio e la tutela dell’ambiente. Toccare per scegliere»

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Nel postulato fondamentale di Antoine-Laurent de Lavoisier, da cui poi venne formulata la legge della conservazione della massa, il chimico francese descrisse un concetto che oggi può essere applicato a più ambiti, tra cui quello del riciclo. Un argomento che ha sbracciato e si è fatto strada tra i prodotti usa e getta, e che oggi è diventato uno dei fulcri della nostra società. Il recupero delle cose usate, ma ancora in buono stato, si può dire che è diventato un must dei nostri tempi. E, mentre in passato chi comprava merce usata quasi si vergognava e lo faceva per necessità più che altro, ora l’usato o meglio il vintage va anche di moda.
«Le due filosofie di questo negozio sono sicuramente il risparmio e la tutela dell’ambiente» commenta Anna Postai, titolare del negozio Secondamanina in via della Canova 7 a Trento. Un pensiero che Anna abbraccia a tal punto da aver deciso di arredare il suo negozio con soli articoli riciclati, il bancone per esempio è una cucina degli anni 60 riadattata, mentre la postazione social è l’antibagno «ristrutturato». Un’inventiva e una creatività poco sfruttata ad oggi, che forse non siamo più in grado noi, come persone del ventunesimo secolo, di attivare, ma che ha la necessità di tornare ad essere utilizzata.
Una filosofia giusta, quella del riciclo, che negli ultimi anni era stata un po’ abbandonata, ma che ora sta conquistando tantissime persone. «Da noi vengono tante mamme, tante zie e tante nonne – spiega Anna – abbiamo una bella visibilità». Un’idea nata nel 2020, sotto gli albori del Covid-19, quella della titolare di Secondamanina. «Collaboravo già con una realtà esistente, ma ho deciso di intraprendere una mia attività -commenta Anna – Poi è arrivata la pandemia, ho avuto molte indecisioni dovute all’instabilità del periodo, ma alla fine ho deciso di andare avanti. Ed ora eccoci qua», in un negozio carico di prodotti per ragazzi e bambini da zero a dodici anni, tutti precisamente ordinati sugli scaffali, dai vestiti ai libri, dai giocattoli alle scarpe.
L’obiettivo di Anna è chiaro, dare all’acquirente prodotti di qualità a un ottimo prezzo. «I prodotti vengono controllati direttamente da noi, li verifichiamo uno per uno, per poi metterli in vendita a metà del prezzo del prodotto nuovo». Un sistema di convenienza non solo per l’acquirente, che può acquistare un buon articolo ad un ottimo prezzo, ma anche per chi, come tanti di noi, ha le cantine piene di giocattoli, vestiti, scarpe vecchie, ancora in buone condizioni, di cui però non sa cosa farsene. «All’inizio facevamo la raccolta solo su appuntamento. Però date le tante richieste il martedì l’abbiamo aperto come giorno per la raccolta libera, senza appuntamento, con un massimo di cinque articoli. Quando il prodotto viene venduto il vecchio proprietario guadagna il 50% del prezzo di vendita, che può riscattare o in denaro o in credito da usare qui in negozio».
Perché buttare una cosa se qualcun altro la può riutilizzare? In un mondo dove l’egoismo sembra farla da padrona, in cui la gelosia vince sull’altruismo, liberarsi di cose materiali che non usiamo più può essere un primo passo avanti verso gli altri.
«Il mondo dell’usato va toccato con mano – spiega Anna – noi usiamo molto i social per farci conoscere, però è sempre meglio venire a vedere di persona il prodotto che si vuole acquistare», anche perché non sempre le aspettative vengono soddisfatte, e non per questo l’usato va svalutato. È un mondo in cui ci si deve immergere, che va visto di persona, che non si può nascondere dietro uno schermo, perché oggettivamente «la fregatura è dietro l’angolo», e non è questo il messaggio che Anna vuole trasmettere. «Bisogna usare gli occhi e le mani, soprattutto nell’usato, sia per verificare ciò che si vuole acquistare, ma anche solamente per creare un rapporto umano con la persona da cui stai acquistando».
Rapporto umano che in questo periodo storico, caratterizzato dalla solitudine, dal nasconderci dietro uno schermo, sta un po’ venendo meno. Quindi perché no? Magari l’usato potrebbe essere un primo passo verso la ricostruzione di rapporti umani veri.