Economia
giovedì 23 Ottobre, 2025
Riforma Icef, tariffe dei nidi più care per tre famiglie su quattro: Comuni chiamati a ricalcolare le soglie
di Tommaso Di Giannantonio
Secondo i dati illustrati in assemblea dall’assessore Achille Spinelli, la nuova formula dell’indicatore Famiglia porterà un aumento delle tariffe per la maggioranza dei nuclei. Sindaci e opposizione chiedono tempo e chiarimenti, mentre la Provincia promette supporto tecnico per i ricalcoli

Tre famiglie su quattro rischiano di vedersi aumentare le tariffe del nido. Il dato è emerso ieri, all’assemblea dei sindaci, dalla comunicazione dell’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli in merito alla riforma dell’Icef, l’indicatore della situazione economica utilizzato per l’accesso alle misure di welfare.
L’incontro è stato dedicato a illustrare al Consiglio delle autonomie locali le ragioni e soprattutto gli effetti della riforma apportata dalla giunta provinciale, nonché gli strumenti che la Provincia intende mettere a disposizione dei Comuni perché, nelle proprie scelte tariffarie, possa tenere conto degli effetti dell’aggiornamento dell’indice.
«L’obiettivo della riforma dell’Icef è quello di riportare a un criterio di equità e obiettività la rappresentazione della condizione economico-patrimoniale delle famiglie, riconducendo peraltro tutte le politiche ad un massimo di quattro indicatori — ha spiegato Spinelli — In questo modo, andiamo a fotografare più fedelmente la condizione delle famiglie, su cui calare i diversi interventi di sostegno. A valle della riforma, spetta ora alle amministrazioni titolari dei diversi interventi, con l’ausilio degli strumenti e delle proiezioni che la Provincia fornirà, aggiornare i criteri di accesso alle proprie misure».
Nel dettaglio, il calcolo del nuovo indicatore “Famiglia” presenta infatti delle variazioni sostanziali rispetto al sistema precedente. Dalle simulazioni condotte sulle tariffe agevolate dei servizi alla prima infanzia attualmente in vigore (anno redditi 2023) è emerso, nel complesso dei Comuni, che circa un quarto delle famiglie avrà una riduzione dell’indicatore, rispetto al valore della «domanda unica». I tre quarti, invece, avranno un aumento.
«Ciò però — hanno sottolineato i tecnici della Provincia — deve essere letto congiuntamente con la funzione che regola il calcolo tariffario. Questa prevede due valori Icef soglia: Icef min e Icef max. Al di sotto di Icef min la famiglia paga sempre il minimo, mentre al di sopra di Icef max paga il massimo, mentre soltanto all’interno dell’intervallo fra i due valori la tariffa è proporzionata all’indicatore conseguito dalla famiglia».
Ai Comuni e alle Comunità sono state pertanto fornite delle proiezioni personalizzate, sulla base del campione delle famiglie che nell’ultima campagna Icef hanno richiesto il calcolo dell’indicatore per l’accesso ai servizi dello specifico ente, che consentiranno di valutare, entro i termini previsti dalle norme contabili, eventuali modifiche al regime tariffario.
«Prendiamo atto delle modifiche introdotte al sistema di calcolo dell’Icef, che, in occasione di prossime revisioni auspichiamo ci vedano coinvolti in una fase antecedente — ha osservato il presidente del Cal Michele Cereghini — Ringraziamo la Provincia per l’allineamento offerto, ed esamineremo, nei nostri enti, la documentazione fornita. Gli enti locali faranno certamente in modo di adeguare i propri modelli tariffari alle variazioni intervenute, per non far mancare il doveroso sostegno alle famiglie».
Anche il sindaco di Trento Franco Ianeselli è intervenuto per sottolineare come il coinvolgimento delle Autonomie locali arrivi in una fase in cui i provvedimenti sono già definiti. E poi ha chiesto, inoltre, chiarimenti in merito alle modificazioni introdotte sulla pesatura del reddito da lavoro femminile, oltre che sull’eventuale indicizzazione applicata all’indicatore.
«La Provincia garantisca il supporto ai Comuni per il ricalcolo delle soglie, in fretta: non si può scaricare la complessità sui Comuni», denuncia il segretario della Cgil Andrea Grosselli.
Il Partito Democratico chiede di fermare l’iter. «Il peso della riforma, relativamente all’indicatore Famiglia, grava sostanzialmente tutto sui sindaci perché saranno proprio i Comuni, adesso, che dovranno rivedere le soglie minime e massime delle rette del nido e dovranno anche intervenire sui criteri di accesso che determinano il diritto di fruire del servizio di nido — dicono i consiglieri provinciali Paolo Zanella e Francesca Parolari — E lo dovranno fare in tempi strettissimi visto che, in particolare, le delibere sulle tariffe devono essere approvate prima dell’adozione dei bilanci di previsione. Ci si ripensi, ci si fermi e si usi il prossimo anno per testare questa riforma, prorogando di un anno il sistema attuale e procedendo in parallelo con la sperimentazione».
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