La reazione

mercoledì 8 Maggio, 2024

Pergine, risse: allarme contro l’indifferenza

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L'assessora: «Mi preoccupa di più il fatto che molte persone stiano a guardare indifferenti quando succedono cose come queste»

«I due episodi di violenza di questi ultimi mesi non rappresentano la nostra città». È questo il commento di Elisa Bortolamedi, assessora alle politiche giovanili del Comune di Pergine, in merito alle due risse che hanno visto come protagonisti dei minorenni, entrambe avvenute alla stazione intermodale. La più recente delle due è stata sabato scorso, e ha coinvolto due minorenni alterati dall’alcool. L’altra risale ancora a fine febbraio: un gruppo di ragazze minorenni si era azzuffato a a causa di un ragazzo conteso da due di loro. Due episodi di violenza molto ravvicinati, che in entrambi i casi hanno coinvolto dei minori, ma che non fanno pensare a un disagio giovanile diffuso. «Non registriamo tanti episodi di violenza sul territorio da farci sentire allarmati», rassicura Bortolamedi. «Mi preoccupa di più il fatto che molte persone stiano a guardare indifferenti quando succedono cose come queste». Inoltre, l’assessora invita a non strumentalizzare il problema in chiave etnica. «I nostri centri di aggregazione sono stati accusati di occuparsi troppo degli stranieri e troppo poco dei locali, anche se l’assistenza era equamente divisa. Visto il momento prossimo alle elezioni il tema dei minori stranieri rischia di essere cavalcato in modo strumentale». A Pergine rimangono comunque molte le iniziative dirette ai giovani che vivono in difficoltà. «Sono molto soddisfatta delle nostre politiche giovanili», spiega l’assessora. «Abbiamo una base forte col centro giovane Kairos, gestito dall’amministrazione pubblica tramite Asif Chimelli. Da lì partono una serie di progettualità che vanno a combattere la poverta socioeducativa, che poi è alla base degli atti di violenza. Si aggiungono poi le attività di Educativa di Strada, di cui siamo partner, e il lavoro della Comunità di Valle contro la dispersione scolastica. Abbiamo sempre agito sul piano culturale ed educativo per fornire alla cittadinanza gli strumenti per diventare una comunità educante».
Per aiutare i giovani in situazioni difficili, da tre anni è attivo in Alta Valsugana il progetto «Educativa di Strada» che con i suoi educatori presenti direttamente sul territorio aggancia i ragazzi e li indirizza verso centri di aggregazione e altre iniziative. «Eventi come questi ci preoccupano come educatori», commenta Maurizio Camin, coordinatore del progetto. «Non possiamo però fare di tutta l’erba un fascio: ci sono ragazzi molto attivi sul territorio, creativi e ptoagonisti, ad esempio attraverso il volontariato». Anche se rimangono situazioni isolate, chi si occupa di educativa di strada si ritrova a pensare a quali potrebbero essere le soluzioni a questi episodi di violenza. «Dobbiamo interrogarci sulle soluzioni che possiamo mettere in campo come educatori, ma le risposte devono venire da una rete di realtà. Ad esempio: penso che abbia ragione il sindaco quando dice che è necessario mettere in sicurezza la stazione». A livello educativo, ci sono comunque alcune cose che si possono fare. «Laddove è necessario e possibile possiamo aumentare il presidio, ad esempio in contesti come quello dell’intermodale», prosegue Camin. «Ma possiamo anche provare a favorire le nostre modalità di aggancio per costuire dei percorsi che includano i ragazzi nel tessuto della comunità. A Pergine c’è già un forte lavoro di rete tra realtà del privato sociale e con la scuola». In tutto questo, la collaborazione tra realtà territoriali resta fondamentale. «Noi collaboriamo sempre con amministrazione e Comunità di Valle», conclude Camin. «Non abbiamo ancora messo in campo azioni sul caso specifico. Ma è chiaro che ci stiamo interrogando per trovare risposte alle situazioni di fatica giovanile sul territorio».