Alto Garda

domenica 17 Marzo, 2024

Nuova strada della Maza, Betta: «Opera d’impatto, ma necessaria»

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San Giovanni - Cretaccio: per la politica l’uscita rettilinea verso valle è la sola percorribile. «I tornanti sul sedime della discarica rallentano e ci sono problemi legati alla bonifica»

«Così è (se vi pare)» tuonava l’opera teatrale di Luigi Pirandello, nota letterariamente per essere basata sull’inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione. E «Così è (se vi pare)» anche l’approccio politico degli amministratori altogardesani all’indomani della pubblicazione sulle pagine de «il T» dei progetti (ancora in attesa di Valutazione d’impatto ambientale ndr) che raccontano di come la Provincia abbia elaborato una soluzione per l’Unità funzionale 3 (Uf3) che dall’uscita gardesana del tunnel Loppio Busa porterà le vetture al Cretaccio, poco più a sud dell’area artigianale/industriale arcense, esattamente all’incrocio con via Sabbioni.

Tomi, viadotto e ponte
Lo farà con una strada pressoché rettilinea lunga 1,2 chilometri che avrà per buona parte una pendenza del 7% per poi proseguire su tomi di terra, forati da due sottopassi destinati al passaggio di strade poderali della piana agricola dell’Oltresarca oltre che per far passare la deviazione del Rio Salone. Continuerà nuovamente su di un viadotto con tre fila di piloni da tre (ciascuna) prima di arrivare all’attraversamento sulla Sarca con un ponte ad archi divergenti. Il tutto con un sedime stradale largo sufficientemente da consentire il transito di tre corsie, due in salita e una in discesa. Sul ponte il restringimento a due corsie, ma la presenza di una passerella a sbalzo ciclabile per connettere l’Oltresarca all’attuale linea ciclabile Arco-Torbole. Passato il ponte la strada curva leggermente per arrivare ad una maxi rotatoria che permetterà di svoltare a nord verso Arco, a ovest su via Sabbioni, raggiungendo la San Giorgio (qui non sembrano previsti potenziamenti di carreggiata) e a sud lungo la Linfano verso Torbole.

«Sapevamo dell’impatto»
Sia il presidente della Comunità di Valla Alto Garda e Ledro Claudio Mimiola che il sindaco di Arco, Alessandro Betta (sulla cui territorialità comunale inciderà interamente l’opera sovracomunale) minimizzano sull’aspetto paesaggistico, ammettendo di sapere che, una strada, qualsiasi essa sia, ha un impatto paesaggistico. Se questo è vero è altresì chiaro che le «cartoline» della Busa cambieranno per sempre, soprattutto nella sua area più agricola e di pregio, e meno urbanizzata. Quella cioè che da Pratosaiano corre affiancata alla Sarca fino alla sua foce. Una volta che la strada sarà ultimata la vallata sarà letteralmente tagliata a metà da una via ad alto scorrimento. «Rispetto al primo progetto che abbiamo visto – racconta Mimiola – hanno abbassato i piloni del viadotto e questo la rende meno impattante. Va da sé che un impatto ogni strada che realizzi lo ha sull’ambiente circostante. Questa è un’opera necessaria e anche la localizzazione del tracciato con l’arrivo in zona artigianale e industriale mi sembra il male minore. Inoltre – analizza Mimiola se devo scegliere preferisco avere la Maza pulita che una discarica inquinante. Ci preoccupa molto la sua realizzazione in termini di tempistiche. Torbole e l’Oltresarca e Arco non possono sopportare per anni il traffico in uscita dal tunnel. Questa strada serve e nel minor tempo possibile». Opinione condivisa dal sindaco di Arco Alessandro Betta: «L’impatto sapevamo ci sarebbe stato, anche perché quella primissima ipotesi di avere una strada meno pendente con tornanti sul sedime dell’ex discarica non è fattibile tecnicamente, sia per i rallentamenti e le difficoltà di manovra dovuti ai tornanti, sia per problemi di compattezza del suolo legati alla bonifica dell Maza. Una bonifica voluta, anche se non definitiva, perché ci dovremo convivere per molto tempo».
In un articolo de «il T» avevamo spiegato che non tutti i rifiuti potranno lasciare l’area. «I tempi sono la vera risposta e già lo sfasamento tra la fine del tunnel e l’apertura di questa tratta è motivo di preoccupazione. Paesaggisticamente non si può fare molto se non adottare soluzioni tecniche che siano il meno impattanti possibili».