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domenica 5 Ottobre, 2025

Flotilla, Ruggero Zeni non firma il foglio di via. Il trentino (di 69 anni) andrà a processo in Israele

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E il medico roveretano Riccardo Corradini è su una delle imbarcazioni della «seconda ondata»

Fino a ieri sera non sapeva nulla di suo fratello. Poi oggi, gli è arrivata la notizia «Ruggero non ha firmato il foglio di via. E quindi non è tra gli italiani che sono rientrati a Istambul. Per molte ore, per tutta la giornata di ieri (sabato 4 ottobre, ndr) siamo rimasti senza notizie». Lo fa sapere  Danilo Zeni fratello di Ruggero, il trentino di 69 anni, da anni residente in Spagna, che era a bordo della Global Sumud Flotilla. Per lui sono ore di ansia e trepidazione. Ieri i familiari non avevano notizie di lui e la speranza è che sia al sicuro. Zeni sarà processato martedì, poi, con tutta probabilità, sarà espulso: intanto rischia qualche giorno di carcere.

Nel frattempo l’altro trentino in missione verso la Striscia di Gaza, il medico roveretano Riccardo Corradini, ieri ha lanciato un post dalla barca sulla quale si trova, in pieno Mediterraneo, oltre Creta: «Perché nonostante tutto stiamo provando ad arrivare a Gaza? Perché non possiamo fare altrimenti e perché qualcuno deve fare qualcosa». La seconda ondata, quindi, sta andando avanti per cercare di portare aiuti a Gaza.

Ieri sera intorno alle 23.30 dovevano rientrare a Roma i primi 26 italiani a bordo della Global Sumud Flotilla che erano stati fermati, arrestati, controllati ed espulsi da Israele. Come ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani i 26 sono atterrati nel pomeriggio a Istanbul. L’aereo, partito dall’aeroporto Ramon di Eilat, in Israele, è arrivato in Turchia alle 15.50 ora locale (14.50 ore italiane). A bordo 137 persone della flottiglia, tra cui 36 cittadini turchi e 23 malesi. Gli attivisti sono stati accolti da funzionari e altre persone in aeroporto. A bordo dell’aereo c’erano anche cittadini di Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Marocco, Kuwait, Libia, Mauritania, Svizzera, Tunisia e Giordania.

In Turchia sono stati assistiti da un team del consolato generale a Istanbul. «Gli altri 15 italiani non hanno firmato il foglio di rilascio volontario dovranno attendere l’espulsione per via giudiziaria, che avverrà la prossima settimana o nel giro di due o tre giorni», ha spiegato ieri Tajani. Secondo il capo della Farnesina gli attivisti italiani «stanno tutti bene, ieri c’è stata la visita consolare e abbiamo chiesto alle autorità israeliane di rispettare tutti i diritti degli italiani che sono lì, che sono in stato di fermo, ne rimangono 15 e quindi ci siamo preoccupati che potessero essere trattati nel modo migliore possibile». Sono in stato di fermo, continua il ministro, «quindi di limitazione della libertà, però è importante che ci sia anche un trattamento individuale non violento e ripeto siano rispettati tutti i loro diritti. Quindi gli abbiamo chiesto di migliorare ancora le condizioni. Speriamo di farli rientrare in Italia il prima possibile. Ripeto, 26 sono in partenza, speriamo che questa vicenda si chiuda in maniera positiva».

I primi italiani atterrati a Istanbul hanno parlato di umiliazioni e derisioni da parte degli israeliani.