Levico Terme

sabato 4 Novembre, 2023

Michele Grieco, il giardiniere del parco asburgico di Levico: «Dopo Vaia era tutta una catasta di legna»

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«Abbiamo un approccio etico con la natura. Qui si lavora tutto l’anno. Dopo la grande tempesta piantati 250 alberi»

Un lavoro al ritmo delle stagioni, all’aria aperta, che nasce da una profonda preparazione e da una solida pratica. Eppure, dei giardinieri spesso ci dimentichiamo. La bellezza di parchi e giardini dipende soprattutto da loro. Come a Levico, al Parco Asburgico. Michele Grieco, 33 anni, è caposquadra giardiniere.
Michele, ci racconta il suo percorso formativo?
«L’istituto agrario a San Michele, un corso biennale di tecnico superiore del verde, vari tirocini, di cui uno qui. Ho vinto il concorso e dal 2011 sono in questo Parco. In sei siamo dipendenti del Sova, il Servizio occupazione valorizzazione ambientale. Con i lavoratori della cooperativa Spazio Verde e del Progettone siamo in tutto una decina. Ci occupiamo del Parco di Levico e di quello di Roncegno».
Le stagioni come scandiscono il suo lavoro?
«A primavera ci occupiamo di potature e nuovi impianti. La concimazione avviene a inizio febbraio. Durante l’inverno ci occupiamo anche dello sgombero neve e della manutenzione dei macchinari. D’estate si fa mantenimento. Gestiamo e creiamo le aiuole, le composizioni per gli eventi, come Tulipomania, che ha preso il posto di Ortinparco».
Gli eventi estremi sono sempre più visibili?
«Di anno in anno ci accorgiamo dei cambiamenti climatici. Il 2022 è stato un anno di grande siccità. Spesso, invece, piove tutto in una volta».
Che approccio avete nel mantenimento del verde?
«Etico. Si tratta di un parco naturale e non ricorriamo a trattamenti. Usiamo polvere di roccia, insetti competitivi, polvere di peperoncino (che irrita molti insetti nocivi), estratto di ortica».
I segni della tempesta Vaia, 5 anni dopo, si vedono ancora?
«È stato fatto un grande lavoro. La furia del vento colpì soprattutto la parte est del Parco. Oggi appare meno boscosa, ma le 200 piante danneggiate sono state sostituite con altre 250».
Si ricorda quel giorno?
«Certo, come dimenticarlo. Abitavo a Ischia di Pergine, allora: rimasi bloccato a Tenna. Il giorno dopo i vigili del fuoco non ci facevano entrare. Il Parco sembrava una catasta di legno. Le squadre di intervento erano molto unite e la solidarietà della gente, con le donazioni per ricomprare gli alberi, commovente».
E il bostrico?
«Qui non c’è, non abbiamo materiale secco».
In questo periodo autunnale quali operazioni si compiono nel Parco?
«Stiamo pulendo le aiuole e piantando 80mila bulbi di tulipano. Ci sono gli ultimi sfalci e tagliamo i rami, anche in alto, troppo ingombranti. Ma ci sono anche specie che fioriscono in autunno, come il crisantemo e la gaura».
In programma ci sono anche dei corsi di botanica…
«Sì, ne facciamo 4-5 cicli l’anno. Viene gente anche da Trento e Rovereto. Sono sempre tutti esauriti».
C’è un angolo del Parco al quale lei è più affezionato?
«Certo, l’aiuola sotto il grande faggio: l’ho progettata io. Ma anche la zona della sequoia».
Il rapporto con il pubblico c’è?
«I visitatori ci chiedono i nomi delle piante, consigli per il loro giardino. Tutti i martedì d’estate facciamo da guide nella visita al Parco. Ci sono poi tante scuole e tanti turisti tedeschi».
Lei è diventato anche uno youtuber…
«Sì, un anno fa ho fatto il primo video e funziona! Posto tre video a settimana. Un impegno che mi sprona a fare ricerche, ad aggiornarmi, ad uscire dalla routine».
Il bello del suo lavoro?
«La natura è sempre in movimento».
E un sogno professionale nel cassetto?
«Sono campanilista e sto benissimo qui, ma mi piacerebbe andare in Inghilterra, Francia o Germania, dove c’è un’altissima considerazione per l’arte dei giardini».