Il funerale

venerdì 8 Marzo, 2024

L’ultimo commosso saluto a Lucia Ruggera: «Insegnamento e studio sono il suo testamento»

di

Tante persone hanno voluto portare l’ultimo saluto alla ricercatrice di Faver, docente universitaria in Finlandia, morta a 41 anni

Una grande intelligenza, una grande sofferenza. Sta tutta in questo epitaffio la breve parabola umana di Lucia Ruggera, trovata morta il 2 marzo, a 41 anni, nell’abitazione di Faver (Altavalle) che condivideva, a periodi alterni, con un compagno. Era tornata da poco dalla Finlandia dove era docente universitaria. Ed alla «collega» ha rivolto parole pacate, quasi di tenerezza, don Bruno Tomasi, farmacista e docente universitario pure lui, titolare di 12 parrocchie della val di Cembra. «Pensando a Lucia, che non ho avuto l’opportunità di conoscere, pensando alla sua brillante carriera accademica, alla sua attività di studiosa e ricercatrice universitaria, faccio mia una frase che qualcuno ha raccolto in questi giorni. E cioè che lo studio, l’impegno sui libri, può dare una svolta alla propria condizione personale».
Ieri pomeriggio, due comunità – Segonzano e Faver – hanno affollato la chiesa della Trinità, a Segonzano, per stringere in un abbraccio corale Maria Loretta e Albino, i genitori di Lucia, e la sorella Michela. Un abbraccio come quello che, la sera prima di morire, Lucia aveva dato loro. Inusuale, anche perché accompagnato dalla frase: «Se dovessi morire collocatemi in una bara bianca».
Lucia non stava bene da molto tempo. Una vita in salita, aggrappata allo studio tanto che aveva conseguito due lauree magistrali.
Don Tomasi (con lui, ad accompagnare l’obito, due missionari comboniani: Padre Mario Benedetti e Padre Fausto Beretta) sceglie una prima lettura nel Libro della Sapienza: «Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo». E poi il Vangelo di Luca che racconta la sofferenza di Cristo col grido disperato prima di affidare il suo spirito al Padre. Da biblista, il celebrante richiama la tradizione ebraica per la quale la morte è il compimento di una missione. «A qualsiasi età si chiudano i giorni, dice, è il tempo in cui chi se ne va ha compiuto tutto ciò che doveva nel tempo dei viventi».
E richiama la teologia della speranza recuperando, dice, «un bel pensiero che un giornalista de ilT ha evidenziato nel primo articolo pubblicato il giorno dopo la morte di Lucia. Il cui impegno professionale nello studio e per l’insegnamento può essere visto come un mandato; una eredità morale e una testimonianza che lei ci lascia».
«Nell’economia della fede – aggiunge il celebrante – non c’è spazio per la disperazione. Nella tradizione ebraica e cristiana, le letture di oggi ci dicono che il senso della vita non sta nel numero degli anni che si vivono, ma nell’averli vissuti in pienezza».
«Viviamo in un mondo che fa sempre più fatica a comprendere il valore del pensiero, la pazienza della ricerca, dell’approfondimento». Che possono generare incomprensioni e, quindi, sofferenza. Di fronte alla quale, citando Giovanni Paolo II, il parroco di Segonzano dice «noi ci inchiniamo. Resta sotto traccia un perché senza risposta». Sofferenza e silenzio. Interrotto, a tratti, dal coro diretto dal maestro Bruno Villotti. All’organo, Tullio Valdan accompagna il canto mesto e solenne dei funerali di paese: «Io credo, risorgerò». L’acqua benedetta e l’incenso concludono il rito in chiesa. Il coro invoca «In Paradiso ti conducano gli angeli», e un brivido attraversa il corteo che si dirige verso il vicino cimitero. Sulla memoria distribuita in chiesa, i familiari rammentano che «Ella andò a raggiungere coloro che l’amarono e ad attendere quelli che l’amano. Riposa nella serenità del giusto e rivive nella luce di Dio».
Come uno scricciolo ingabbiato in una bara bianca, Lucia Ruggera, nata il 27 ottobre 1982, se ne va oltre il confine incerto della vita. Nel giorno delle mimose.