Calcio, serie A

lunedì 22 Aprile, 2024

Inter, scudetto numero venti. Battuto il Milan nel derby. Il capolavoro di Simone Inzaghi in tre mosse

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Acerbi e Thuram regalano il successo contro i cugini. L'analisi di una stagione trionfale

L’Inter è campione d’Italia per la ventesima volta nella sua storia (1 titolo a tavolino) grazie alla vittoria contro il Milan per 2-1, nel derby valido per la 33/a giornata di Serie A. I gol di Acerbi al 18’, di Thuram al 48’ e di Tomori al 79’. Nel finale espulsi Theo Hernandez, Dumfries e Calabria. Con questa vittoria l’Inter vola a 86 punti in classifica, +17 sui rossoneri con 5 partite ancora da giocare.

Il 20esimo scudetto dell’Inter, il primo di Simone Inzaghi da allenatore. Un titolo conquistato in nome del suo maestro Sven Goran Eriksson con cui l’ex attaccante della Lazio ha vinto il suo unico scudetto da giocatore. Il titolo della seconda stella rappresenta il punto più alto raggiunto, finora, del tecnico piacentino come allenatore. Specialista in Supercoppa, dove è l’allenatore più vincente della storia con 5 titoli, 3 con l’Inter e 2 con la Lazio, e 3 Coppe Italia, una coi biancocelesti e due in nerazzurro, Simone Inzaghi è riuscito a cancellare anche il tricolore perso al suo primo anno all’Inter. Missione compiuta, insomma, con il sogno di potersi tornare a giocare una Champions. Trionfo sfiorato lo scorso anno quando Lautaro e compagni furono battuti nella finale di Istanbul dal Manchester City. Speranza per il futuro che è destinato a essere ancora a tinte nerazzurre vista la volontà di allenatore e società di andare avanti e continuare il ciclo.

Quello di Simone Inzaghi è stato un anno di crescita continua. Una crescita avvenuta attorno a tre concetti: equilibrio, disciplina, capacità di gestione della rosa. Equilibrio tattico, ma anche psicologico, a volte ai limiti dell’ossessione e che in numeri si traduce in 3-5-2. Schema che il tecnico piacentino è riuscito a far applicare in modo perfetto ai suoi, modulo di gioco capace di essere solo la base cartacea di quello, che a più riprese, è stato uno spettacolo. Manifesto dello show inzaghiano il gol con cui l’Inter ha battuto il Bologna al Dall’Ara lo scorso marzo. Un’azione che ha portato in rete Bisseck, su assist di Bastoni. Un gol espressione del concetto di calcio totale, o meglio, del calcio di Simone Inzaghi: assist e gol dai due centrali laterali della sua irrinunciabile difesa a tre. Un equilibrio, quello di Inzaghi, che ha trovato massima espressione nelle sostituzioni: cambio per cambio, in maniera ordinata. Quasi mai scossoni, esperimenti o rivoluzioni tattiche. Fuori un esterno, dentro un esterno, fuori un centrocampista, dentro un centrocampista. Quasi sempre nello stesso momento della partita, intorno all’ora di gioco. Equilibrio a cui Inzaghi ha aggiunto anche il concetto di disciplina. Altra caratteristica dello scudetto numero 20 dell’Inter, infatti, è stata la puntuale sostituzione dei giocatori ammoniti. Senza perdere tempo, senza rischiare un secondo giallo e quindi l’inferiorità numerica. La terza caratteristica del trionfo firmato Simone Inzaghi è la capacità di gestire gli uomini a disposizione. Il tecnico è stato bravo a inserire gradualmente nell’undici titolare Pavard, di far diventare Thuram un vero e proprio numero 9, di ottenere il massimo, quando c’è stato bisogno, dai vari Carlos Augusto, Asslani e Bisseck. Senza dimenticare il suo capolavoro tattico, ovvero inventare Calhanoglu regista.

C’è però un giocatore che forse più di tutti è emblema della gestione perfetta di Inzaghi: Davide Frattesi. Arrivato come colpo estivo, il centrocampista della nazionale ha faticato a trovare spazio. Pochissime volte da titolare e pochi spezzoni di partita per il numero 16 che però, nella stragrande maggioranza delle volte che è entrato, ha lasciato il segno. Decisivo all’ultimo respiro contro Verona e Udinese, in rete nel derby d’andata contro il Milan, il Lecce e l’Atalanta. Senza dimenticare il gol in Champions contro il Benfica e quello in Supercoppa contro la Lazio. Insomma una vera e propria regola: la regola di Frattesi. La quarta caratteristica del primo scudetto da allenatore di Simone Inzaghi, quella che le riassume tutte e che ha contribuito a portare la seconda stella al Biscione.

Il tabellino

MILAN-INTER 1-2

RETI: 18’ Acerbi (I), 48’ Thuram (I), 79’ Tomori (M).

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Gabbia, Tomori, Hernandez; Reijnders (52’ Giroud), Adli (68’ Bennacer); Musah (77’ Okafor), Loftus-Cheek (68’ Chukwueze), Pulisic; Leao. A disp.: Sportiello, Nava, Jovic, Caldara, Terracciano, Florenzi. All.: Pioli.

INTER (3-5-2): Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni (87’ De Vrij); Darmian (83’ Dumfries), Barella (77’ Frattesi), Calhanoglu (83’ Asllani), Mkhitaryan, Dimarco (77’ Carlos Augusto); Thuram, Lautaro. A disp.: Di Gennaro, Audero, Sensi, Cuadrado, Arnautovic, Klaassen, Buchanan, Bisseck, Sanchez. All.: Simone Inzaghi.

Arbitro: Colombo di Como.

NOTE: espulsi nel finale Theo Hernandez (M), Dumfries (I) e Calabria (M). Ammoniti Barella (I), Lautaro (I), Gabbia (M), Tomori (M).
Ammonito anche Simone Inzaghi (I).