salute
sabato 6 Dicembre, 2025
Influenza: in Trentino già 4.000 casi, 118 sono pazienti acuti. E in ospedale sono ricoverati 25 bambini
di Massimo Furlani
L'Azienda sanitaria ha fatto il punto della situazione, promuovendo la campagna vaccinale in corso per fronteggiare il picco
Un open day per dare un’ultima spallata e gestire al meglio il picco previsto a gennaio. L’Azienda sanitaria provinciale (Apss) ha fatto il punto sui dati dei primi mesi della campagna antinfluenzale 2025-2026 partita a ottobre: le dosi somministrate sono circa 103mila, nella fascia di popolazione over 65, quella considerata più a rischio, la percentuale di vaccinati si aggira sul 51%. Un dato ben lontano da quella soglia del 75% di copertura fissata a livello internazionale. Per provare a dare un ultimo rinforzo alla copertura, il 13 dicembre l’Apss ha annunciato un nuovo open day per la vaccinazione antinfluenzale: il picco dei casi, infatti, è previsto verso metà gennaio 2026, in seguito al periodo natalizio dove le aggregazioni sono più frequenti. Già negli ultimi giorni, il numero di casi ha registrato un aumento: «Abbiamo un’incidenza nell’ultima settimana di 8 malati su 1.000 abitanti, quindi un totale di circa 4.000 persone ammalate di influenza» spiega la dottoressa Maria Grazia Zuccali, direttrice del dipartimento prevenzione dell’Apss. In particolare, secondo l’ultimo rapporto RespiVirnet dell’Istituto Superiore di Sanità, le infezioni respiratorie acute sono 118 con un’incidenza del 6,61 per mille, che balza al 40,32 per mille nei bambini fino a 4 anni (15 casi).
«Molti di loro sono bambini – conferma Zuccali – che rappresentano uno dei principali veicoli di infezione. Non è tardi per vaccinarsi, con un picco previsto a metà gennaio la vaccinazione è ancora attuale per ogni categoria per tutto il mese di dicembre. Nella fascia over 65 va inoltre ribadita anche l’importanza della vaccinazione antipneumococcica: i dati sulla copertura di questa sono ancora insufficienti».
Da una parte quindi la soddisfazione per essersi mantenuti su dei livelli di copertura simili a quelli del 2024 senza correre il rischio di abbassare la guardia in un territorio confinante con quello che registra i dati più bassi del Paese in termini di vaccinazioni (l’Alto Adige), ma dall’altra per cercare di attutire lo stress sulla struttura provinciale nelle prossime settimane sarà importante provare a guadagnare ancora qualche punto percentuale: «Siamo in linea con i numeri del 2024, ma abbiamo ancora un mese di tempo per cercare di accelerare e fare un passo in avanti – osserva il direttore generale Antonio Ferro – Ogni punto percentuale che riusciamo a guadagnare è una sofferenza evitata, un contagio contenuto e un risparmio importante dal punto di vista economico ed organizzativo: per questo non vogliamo sprecare una singola dose di quelle che abbiamo a disposizione. Anche in Trentino serve superare una percezione dei rischi legati all’influenza ancora non adeguata».
Massimo Soffiati, direttore del dipartimento pediatrico, fa il punto sui dati relativi alla fascia infantile, altra fascia considerata a rischio ma allo stesso tempo molto più tutelata da altre forme pericolose di infezione: «Nei due ospedali principali di Trento e Rovereto ad oggi sono 25 in totale i ricoverati dagli 0 ai 10 anni. Quotidianamente però questo numero si aggiorna, aumenta la frequenza dei tamponi positivi che vengono effettuati. Mi preme poi sottolineare un dato molto positivo che è quello relativo alla protezione da bronchiolite per i neonati che proponiamo da circa due anni: l’adesione, a livello provinciale, è del 90%, e tocca anche picchi del 95% al Santa Chiara. Gli effetti di questi dati si vedranno soprattutto con l’inizio dell’anno prossimo, perché è sempre in gennaio che si verificano di solito il maggior numero di casi, ma siamo ottimisti circa il possibile calo dei ricoveri per influenze respiratorie gravi».
Sui rischi per la salute e i costi organizzativi comportati dall’aumento dei casi si è espresso Massimiliano Lanzafame dell’Unità operativa malattie infettive: «Ricoverare un paziente con l’influenza richiede che venga isolato, e che quindi magari una sala pensata per accogliere due persone debba accoglierne una sola. È un errore pensare che l’influenza sia una malattia virale fine a sé stessa: alla sua contrazione sono associati probabilità più grandi di sviluppare ictus e malattia di Parkinson, un aumento del 15% del rischio di perdere l’autonomia, del 75% di incorrere in ipoglicemia o iperglicemia, del 10% di essere colpiti da un infarto miocardico».
L’appello a vaccinarsi è stato quindi ribadito dall’assessore provinciale alla sanità Mario Tonina, che ha insistito soprattutto sul tema della comunicazione: «Il vaccino è lo strumento più efficace che abbiamo per ridurre i ricoveri e contenere le complicanze – commenta – Dobbiamo continuare a ribadire che la prevenzione è vita, che vaccinarsi significa tutelare sé stessi e gli altri e quindi rappresenta un atto di responsabilità. Se riusciremo a diffondere efficacemente questo messaggio attraverso iniziative come l’open day, sono convinto che una popolazione sensibile e attenta come quella trentina saprà cogliere questi suggerimenti».
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