economia
mercoledì 29 Ottobre, 2025
In Trentino il 32,1% dei nuovi lavoratori proviene da Paesi stranieri. Oltre 6 su 10 svolgono lavori a basse competenze
di Redazione
I dati presentati oggi dall'Agenzia del Lavoro. Spinelli: «Il nostro sistema economico ha bisogno di trovare all'estero determinate competenze»
Al centro del dibattito uno dei temi più attuali per il mercato del lavoro italiano: il fabbisogno di competenze e professionalità non reperibili sul territorio e le procedure che regolano l’ingresso dei lavoratori stranieri. Attraverso il confronto tra rappresentanti istituzionali nazionali e territoriali, accademici esperti del settore e parti sociali, sono stati analizzati i meccanismi normativi e organizzativi legati ai flussi di ingresso, le opportunità offerte ai diversi comparti produttivi e le criticità che imprese e lavoratori incontrano nella pratica.
“È evidente come il sistema economico abbia bisogno di trovare all’estero o in altre regioni italiane lavoratori con determinate competenze che non sono reperibili in Trentino – ha detto l’assessore allo sviluppo economico e lavoro e vicepresidente della Provincia, Achille Spinelli. Dobbiamo impegnarci su questo tema affrontandolo con azioni di sistema. Un esempio concreto è il progetto “Ready to work” che prevede di formare in Argentina 100 lavoratori, metterli in contatto che le imprese trentine che poi provvederanno ad assumerli. È un progetto frutto di una collaborazione tra le nostre strutture provinciali, le associazioni di categoria, gli enti formativi argentini e ha avuto l’approvazione del Ministero del lavoro e politiche sociali e il supporto dell’Ambasciata italiana di Buenos Aires. Un esempio virtuoso di quanto possa essere proficua e utile la collaborazione fra tutte le istituzioni e le parti coinvolte. Su un tema così strategico abbiamo bisogno di riflettere e di lavorare insieme per trovare soluzioni sostenibili che possano ridefinire le nostre politiche del lavoro in maniera pragmatica”.
“Il tema è di grande rilevanza e attualità – ha detto il professor Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro – e dobbiamo agire con azioni nuove e sperimentali. Le azioni migliori da mettere in campo sono quelle che si basano su una strategia di integrazione fra pubblico e privato. I fabbisogni di persone sono chiari. Dobbiamo ragionare in un’ottica di sistema che coinvolga la Provincia, Agenzia del Lavoro e il sistema economico del territorio, oltre ai soggetti che possono dare un contributo per attivare i necessari percorsi di formazione”.
Nel corso del convegno è stato aperto un confronto fra sindacati e rappresentanti e associazioni datoriali. Hanno partecipato CGIL, CISL e UIL, ANCE, ASAT, Associazione Artigiani, Coldiretti, Confcommercio, Confindustria e Federazione della Cooperazione. Si è guardato, inoltre, anche oltre i confini nazionali, con uno sguardo a modelli sperimentati in altri Paesi europei e si è delle declinazioni progettuali sviluppate in alcuni territori italiani. L’obiettivo era quello di offrire un quadro chiaro e aggiornato sugli strumenti disponibili, individuando proposte operative per una gestione più efficace, condivisa e innovativa delle politiche migratorie legate al lavoro.