Terramadre
lunedì 25 Agosto, 2025
Il paese romeno che convive con l’orso: «Da duecento emergenze l’anno a quasi zero: ecco come abbiamo fatto»
di Marco Ranocchiari
Băile Tusnad, una delle località con la più alta densità di plantigradi in Europa: in 25 anni ci sono state 30 vittime, ma ora il trend si è invertito

A Băile Tusnad, nelle foreste dei Carpazi romeni, la presenza dell’orso si rivela subito, appena scesi alla stazione. Il plantigrado campeggia sui manifesti rivolti ai turisti, sulle cartoline, sulle insegne dei ristoranti. Una manciata di passi – con 1.400 anime, questo centro di lingua ungherese è il Comune più piccolo della Romania – e il visitatore costeggia i vividi affreschi della chiesa ortodossa, gli alberghi di decadente eleganza inizio Novecento o squadrati di epoca socialista, e il municipio. Solo a un secondo sguardo ci si accorge che quasi tutti gli edifici sono protetti da recinzioni elettrificate, i cestini per i rifiuti sono rinforzati e cartelli gialli illustrano i comportamenti da seguire per evitare incidenti.
Con una densità stimata di 12,4 esemplari per 100 chilometri quadrati, molto più che in Trentino, l’area di Băile Tusnad è tra le più popolate di plantigradi d’Europa.
Anche in Romania, che ospita la maggiore popolazione di carnivori del continente, la coesistenza è diventata un tema polarizzante, dopo quasi 30 vittime dal 2000 (l’ultima, questa primavera, un motociclista italiano). A far dubitare della possibilità di una convivenza pacifica contribuiscono la deforestazione e il cambiamento climatico, che spingono gli orsi verso i centri abitati, ma anche la crescente frequentazione delle montagne, da parte di pastori, allevatori ed escursionisti.
A Băile Tusnad, però, l’aria che tira è totalmente diversa. In meno di 5 anni, da quando il sindaco Zsolt Butyka ha intrapreso un progetto sul monitoraggio scientifico, prevenzione e tecnologie d’avanguardia, ma soprattutto sul sostegno della popolazione per rendere la cittadina «Bear Smart», le emergenze si sono quasi azzerate, passando da oltre 200 l’anno a una manciata. Un successo sorprendente, che mette un minuscolo villaggio sotto i riflettori di quanti, in tutta Europa, si interrogano sulla coesistenza tra uomo e orso.
«Ripristinare la fiducia»
Quando è stato eletto sindaco con una lista indipendente, alla fine del 2020, Butyka si è trovato davanti a una situazione sul punto di esplodere. «Quasi ogni giorno c’erano fino a 15 orsi che passeggiavano per le vie della città. La gente era spaventata, non lasciava uscire i bambini», ricorda il sindaco. La fiducia nelle istituzioni statali era ai minimi, anche a causa del «divario tra le chiamate d’emergenza e l’intervento, anche un’ora». «Il sindaco ha capito che bisognava innanzitutto ricostruire la fiducia dei residenti», aggiunge il biologo István Imecs, coordinatore del team di progetto, e che fa da interprete. Il Wwf Romania, già attivo nella zona, è stato coinvolto strutturalmente dal 2021, ma hanno collaborato anche realtà locali tra cui GeoEcologica Accent, che punta sull’ecoturismo, ed enti di ricerca nazionali e internazionali. Nel 2022 è stata lanciata ufficialmente l’iniziativa «Bear Smart», iniziativa che prevede di «co-generare» soluzioni attraverso il dialogo con le realtà locali, dagli operatori turistici ai cacciatori.
Team specializzato e «recinto virtuale»
Già nel 2021 – racconta Imecs – sono stati istituiti i Bear Emergency Teams (team di emergenza sull’orso), di cui il sindaco è il primo responsabile. Le squadre sono dotate di walkie-talkie e body cam, e fanno uso di radio, video collari Gps e fototrappole per monitorare gli orsi nella zona. Oltre agli interventi, soprattutto all’inizio, si facevano pattugliamenti in particolare nelle ore serali. È stata sviluppata un’apposita App, chiamata «TusnadEcoBearWatch». «Soprattutto all’inizio — spiega Imecs — è stata utilissima per stabilire un canale di comunicazione permanente tra residenti, turisti, municipio e team di intervento. Chi vedeva un animale o le sue tracce poteva caricare una foto o semplicemente inviare un messaggio, e il team di intervento lo vedeva immediatamente. A livello nazionale non esisteva niente del genere».
Parallelamente, Wwf Romania e Wwf Belgio hanno finanziato studi per comprendere i processi di abitudine degli orsi nella zona, con fototrappole e radiocollari su individui problematici. È stato così costruito un «recinto virtuale» che protegge le zone residenziali e antropizzate: «Quando un orso radiocollarato lo oltrepassa, il team viene informato automaticamente». Tra gli interventi, l’uccisione degli esemplari problematici resta l’ultima ratio: «Quest’anno sono stati necessari solo 5 interventi: un inseguimento, quattro ricollocamenti e nessun abbattimento». Nel maggio 2023 intanto, con un altro progetto, sono stati installati 16 contenitori anti-orso, i primi modelli progettati appositamente nel paese.
Verso un «gemello digitale»
«Naturalmente, non è possibile mettere un collare a tutti gli orsi — aggiunge Cristian-Remus Papp, coordinatore del Dipartimento specie selvatiche del Wwf Romania — Tutti i dati raccolti però servono a costruire un modello per capire le abitudini reali degli orsi problematici e quindi individuare le aree e i periodi di potenziale conflitto creando un database con diversi layer».
Con questo genere di informazioni – prosegue – è possibile creare una sorta di «gemello digitale» del territorio, su cui costruire, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, mappe di rischio, prevedere la posizione degli orsi attivi e generare segnali di allerta precoce. Si tratta del «Bear radar», un progetto innovativo sviluppato dall’università olandese di Wageningen, nell’ambito del progetto europeo «Nature First», e presentato proprio a Băile Tusnad lo scorso autunno, in occasione della conferenza «TusnadEcoBearConf», che da quattro anni mette la cittadina sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale.
Modello poco imitato
Davanti al laghetto su cui si affacciano i maggiori centri termali sorge un centro visite con animali tassidermizzati, e diorami che includono anche barriere elettrificate e altre misure di prevenzione. «Le visite durano 45 minuti, in 3 lingue. Ci rivolgiamo ai turisti, alla popolazione e lavoriamo con circa 30 scuole», spiega Imecs. L’impegno per la diffusione del modello è testimoniato anche da un festival a tema orso, TusnadEcoBearFest. «Il coinvolgimento della società è fondamentale: come esperti non volevamo imporre le nostre soluzioni, è stato un processo in cui le decisioni venivano prese fondamentalmente da tutti», aggiunge Papp.
Sono poche, però, le comunità che prendono esempio. «Forse — conclude Imecs — non c’è interesse, o forse c’è interesse a mantenerlo, il conflitto. Noi non ci aspettiamo di risolverlo una volta per tutte: sappiamo che l’orso richiede vigilanza costante. Non parliamo mai di soluzioni definitive, ma di gestione».
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