istruzione
venerdì 12 Settembre, 2025
Il nuovo dirigente dell’Ic Alta Vallagarina: «Cellulari in classe? Nessun divieto. Sono come un vasetto di marmellata»
di Miriam Rossi
Pasquale Tappa spiega il suo approccio: «Ero in quarta elementare, i miei genitori vennero chiamati dalla maestra (unica) preoccupata per la nuova diavoleria moderna: era la calcolatrice»
C’è un nuovo dirigente scolastico all’Istituto Comprensivo Alta Vallagarina. È Pasquale Tappa, 63 anni, originario dell’isola di Ischia e con un’ampia esperienza come docente nelle scuole secondarie di secondo grado, dalla Sardegna alla Campania. Il “dirigente Pasquale”, come già lo chiamano i bambini, lavora stabilmente in Trentino dal 2010, accantonando le sue competenze di latinista e cogliendo a piene mani da quelle di formatore e pedagogista. Il nuovo dirigente intende «promuovere una “scuola-comunità, fondata sulla costruzione di una sinergia efficace tra scuola, famiglia e territorio». Intervistato nell’ufficio sito a Volano, Tappa condivide la sua visione: «Occorre lavorare per creare un modello educativo coerente – spiega con convinzione – Se le agenzie educative, ovvero la scuola e la famiglia, lavorano in dissociazione fra di loro, si rischia che il primo diventi il luogo della proibizione e il secondo il luogo del lassismo dove non vigono regole».
Un esempio pratico? I progetti sull’educazione alimentare, che vedono favorire tra i bambini merende salutari come la frutta e il consumo di verdura di stagione, dovrebbero essere proseguiti dai bambini anche a casa, sempre per dare coerenza alle indicazioni educative ricevute. Si genera altrimenti un doppio standard educativo che inevitabilmente si riflette sulla percezione della scuola da parte dei bambini: «Se certe indicazioni date dai docenti – illustra con precisione il dirigente – non sono valide a casa, allora perché seguirle (da indicazioni igienico-sanitarie a regole di comportamento o relazionali)?» Far comprendere l’importanza di questa coerenza educativa è una delle priorità che il dirigente si è dato in questo primo anno di lavoro.
Di pratiche di comunità educante, le scuole primarie di Besenello, Calliano, Volano e la scuola secondaria di primo grado di Volano avevano già fatto esperienza con l’ex dirigente Roberta Bisoffi, chiamata oggi a dirigere il Liceo “Maffei” di Riva del Garda, che in tal senso aveva impostato la progettualità nei due anni di incarico, come ricordato nell’affettuoso messaggio di saluto alle famiglie di fine di agosto.
Con Tappa si prelude un avanzamento del progetto, traducendo in buone pratiche quanto già seminato. Nei pochi giorni trascorsi dall’assunzione dell’incarico, in vigore dal primo settembre, il dirigente ha condiviso la sua visione della scuola con le amministrazioni locali, i docenti, il personale ausiliario e con i genitori, presenziando le riunioni delle prime classi in ingresso nelle scuole: la scuola che ha in mente è quella fatta di un energico lavoro del docente, chiamato a un ruolo altamente empatico che non è mai di routine, volto a favorire tanto l’apprendimento delle discipline quanto, anzi soprattutto, l’inclusione, il dialogo, le relazioni. «Nella nostra Costituzione repubblicana si prescrive il dovere inderogabile di garantire la solidarietà; un concetto ben diverso da quello della Dichiarazione di indipendenza statunitense dove si parla del diritto alla ricerca della felicità. In questo principio di solidarietà sta l’essenza del dovere della scuola di insegnare con i fatti, prima che con le parole, a formare cittadini, a favorire una crescita civile dei bambini». Per farlo l’esempio e la relazione insegnanti-bambini sono fondamentali; così come l’ascolto dei bambini, la capacità dell’insegnante di “educere”, condurre fuori le potenzialità della persona, e non solo di istruire o addestrare.
Se questa azione relazione è più sentita nella scuola primaria, la preoccupazione del dirigente appare più rivolta ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado che si trovano in un ibrido secondo Tappa: si passa dai docenti specialisti dell’educazione ai docenti specialisti della materia in un momento di trasformazione, anche fisico, dei giovani che li rende più fragili che mai. L’obiettivo in questo caso è quello di non abbandonare nessuno, anche dinanzi a episodi di violenza o rabbia. Le proibizioni e le battaglie contro l’uso individuale degli smartphone a scuola lasciano il tempo che trovano, secondo il dirigente che ha ancora in mente un episodio d’infanzia: «Ero in quarta elementare, i miei genitori vennero chiamati dalla maestra (unica) preoccupata per la diffusione di una nuova diavoleria figlia della modernità: era la calcolatrice» Il dirigente richiama anche in questo caso alla coerenza tra regole a scuola e a casa: l’educazione a un uso consapevole e corretto dei device deve essere condivisa; una proibizione a scuola non fa ancora una volta che favorire un sistema iperprotettivo da parte delle istituzioni e un lassismo in famiglia. La filosofia del dirigente sta tutta in un caro vecchio e familiare vasetto di marmellata. «Da docente, all’inizio dell’anno l’ho sempre portato in classe e dicevo agli studenti: «Sta a voi prenderne un cucchiaino al giorno o abbuffarvi, rischiando poi di star male – spiega Tappa – Anche da dirigente voglio proporre lo stesso vasetto: sta a insegnanti, personale Ata, famiglie, studenti e amministrazioni dell’alta Vallagarina decidere come e quanto attingere., con intelligenza ed equilibrio».