Il lutto
mercoledì 24 Dicembre, 2025
Il lavoro da ranger nei sentieri dell’Alto Garda, il metal e quell’incidente in cui rischiò di morire 12 anni fa: chi era Fabrizio Bresaola. «Giovane appassionato, ci mancherà»
di Davide Orsato
Nel 2013, con una dinamica simile, finì in coma. Il padre e la moglie nella polizia locale e il ricordo dell'Apt Garda Dolomiti, dove lavorava
La speranza di poterlo salvare è durata solo poche ore, il tempo del trasporto da Tempesta, la località tra Malcesine e Torbole dov’è avvenuto l’incidente, e l’arrivo in ospedale a Trento, dove è morto, mentre i medici del Pronto Soccorso lo avevano in cura, nella notte. Fabrizio Bresaola aveva 34 anni e tante grandi passioni. Su tutte la sua moto, da cui non si separava proprio mai. E in moto, in un pomeriggio d’agosto, di 12 anni fa, aveva fatto un altro brutto incidente, sempre nella zona dell’Alto Garda: ad Arco, dove abitava. Quella volta la sua due ruote era finita contro il palo di un segnale stradale. Aveva 22 anni e l’urto fu violentissimo: finì in coma e la riabilitazione fu molto lunga. A distanza di oltre dieci anni, doveva ancora convivere con le conseguenze di quell’incidente.
La notizia della sua tragica morte è arrivata nell’Alto Garda la mattina della vigilia di Natale. In tanti lo conoscevano tra Malcesine, in Veneto, dov’era cresciuto ed Arco, dove viveva con sua moglie. Cresciuto in un ambiente attento alla sicurezza stradale, Fabrizio era figlio di Luigi Bresaola, a lungo comandante della polizia municipale di Malcesine. E anche sua moglie, che aveva conosciuto da giovanissimo, è un’agente della polizia locale. Nella sua vita ha svolto diversi lavori, in particolare nell’ambito del turismo. Tre anni fa era approdato ai Garda Rangers, il servizio messo in piedi dall’Apt Garda – Dolomiti, che si occupa della manutenzione del patrimonio outdoor, dalle rastrelliere delle bici alle palestre di roccia. Da San Lorenzo Dorsino, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, fino alla Busa, cioè la sponda trentina del lago, svolgeva con entusiasmo questa professione. «Era un grandissimo lavoratore, appassionato e grande amante della natura – ricorda Silvio Rigatti, presidente dell’Apt – entrato nella nostra squadra fin dagli inizi dei Ranger ha contribuito moltissimo alla crescita del gruppo. È una tragedia e lui ci mancherà moltissimo».
Fabrizio, allergico ai social, era conosciutissimo nell’Alto Garda Veneto (che continuava a frequentare) e in Trentino: in molti lo ricordano ancora con i suoi giubbotti e pantaloni di pelle, parte della sua divisa da rider, ma anche del suo look da metallaro. E la passione per la musica metal era condivisa dal suo gruppo di amici storici, assieme ai quali aveva girato i festival del Nord Italia. La data dei funerali non è ancora stata fissata.
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