L'editoriale

martedì 21 Ottobre, 2025

Il bisogno di crescere insieme

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Il territorio pare aver bisogno di politiche di sviluppo equilibrate e che siano in grado di costruire sempre più un sistema integrato

Industria o settore terziario? Turismo o manifatturiero? Chi sta sostenendo maggiormente la crescita del Trentino e chi sta supportando la ricchezza? Il dibattito riemerge spesso come un fenomeno carsico che magari finisce sottotraccia, salvo elevarsi preferibilmente in prossimità della definizione di una manovra finanziaria, quando la distribuzione delle risorse e degli investimenti pubblici è in via di elaborazione.

Tante statistiche sul valore aggiunto prodotto da ciascun comparto possono offrire letture diverse a seconda degli elementi considerati, così come un’analisi attenta delle retribuzioni offerte ai lavoratori sul territorio, gli investimenti effettuati per garantire una crescita futura, considerando tra questi anche quelli necessari per la formazione degli addetti.

Nelle valutazioni, spesso, non appare esplicitamente un riferimento al percorso che il Trentino sta compiendo nel suo sviluppo economico, a quello che è stato e a quello che vorrà essere. Un esempio esplicito è quello fornito da quella che magari è un’analisi scontata, ma che trasmette storicamente i valori di questa terra dove diverse ricchezze hanno finito con il fondersi per migliorare il benessere complessivo.

Se come semplice esercizio si chiede all’intelligenza artificiale, della cui valenza tanto si discute, di delineare i 10 marchi più noti al mondo, la risposta che appare è riferita alla recente pubblicazione del rapporto Besta Global Brands che fa riferimento al valore delle etichette, intendendo sia il valore prodotto che la notorietà. Ecco allora sfilare al primo posto Apple, seguita da Microsoft, Amazon, Samsung e Toyota. Tanto per curiosità, nelle prime cento posizioni l’Italia schiera soltanto Ferrari (intesa come auto), che è salita alla 54esima piazza, Gucci, scesa al 69esimo gradino e Prada che sale in 86esima posizione. Insomma, a livello globale la notorietà e la forza economica viaggiano di pari passo con tecnologia, informatica e mobilità.

Nel nostro contesto la situazione è diversa, sicuramente variegata. Ponendo la stessa domanda in chiave trentina, Gemini cambia del tutto gli ambiti di riferimento da podio, dove in terza posizione «vede» il brand La Sportiva come rappresentante del manifatturiero.

Le prime due posizioni toccano invece nell’ordine agli spumanti Ferrari e al consorzio Melinda. Insomma, senza voler mettere minimamente in discussione il ruolo fondamentale che recitano il turismo e l’industria e il loro peso economico, i riferimenti al comparto più legato al territorio fa emergere che nel dibattito attuale andrebbe considerato anche il settore primario, quello che tradizionalmente considera vino e mele, sia come ricchezza data da un retaggio storico, sia per il valore economico che questo comparto esprime. Come noto, infatti, esistono anche altri brand forti che godono di un’elevata considerazione al di fuori del Trentino.

La riflessione proposta da quello che appare come un gioco o poco più offre però uno spunto ben preciso che si traduce in alcune domande su cui impostare il futuro di agricoltura, industria, artigianato, turismo e servizi, cioè del sistema economico nel suo complesso.

La prima è se l’investimento, anche pubblico, da affidare ai settori economici sia equilibrato, nel senso se sia davvero in grado di premiare le prospettive di crescita e di sviluppo dei singoli comparti, senza pensare ad un tornaconto che sia relativo a singoli gruppi di interesse.

La seconda questione, proposta proprio dalle graduatorie considerate, è se si sia disegnato un percorso per il Trentino del futuro in grado di considerare tutte le componenti in gioco. Perché va benissimo che si punti ad ottimizzare le risorse da mettere a disposizione, ma istituzioni, imprese e lavoratori devono sempre aver presente un possibile obiettivo di crescita, ciascuno al proprio livello. Parlare di innovazione, formazione e produttività, infatti, non ha senso se non riguarda tutti gli attori di un comparto.

Esiste poi il tema della connessione, talvolta indispensabile, tra comparti economici. L’agricoltura, solo per fare un esempio, sta facendo i conti con la difficile revisione delle politiche agricole dell’Unione europea ed in prospettiva dovrà rafforzare ulteriormente il proprio legame con il turismo in una sorta di staffetta che permetta ai due comparti di darsi un impulso vicendevole.

Il territorio, insomma, pare aver bisogno di politiche di sviluppo equilibrate e che siano in grado di costruire sempre più un sistema integrato dove le varie componenti possono offrire ciascuna soluzioni o idee in grado di sviluppare qualcosa che dia l’immagine di qualità e unicità a tutti i beni e i servizi che qui vengono creati. Che le singole categorie spingano per promuovere la propria visione e il proprio ambito, comunque, non può sorprendere. Il compito di elaborare una sintesi che abbia ben presente il futuro economico di questa provincia, evitando schiacciamenti su una posizione, è nelle mani di chi è stato scelto per governarla. Tenendo presente che il Trentino ha storicamente bisogno di tutti i comparti per crescere come sistema.