Il report

venerdì 29 Marzo, 2024

Giovani coinvolti, donne valorizzate, territorio supportato: così le Pro Loco migliorano la qualità della vita. Lo dice una ricerca

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La ricerca, unico studio ad oggi in Italia che inizia ad inquadrare il fenomeno Pro Loco in termini di ricadute sulla qualità della vita delle persone, smentisce alcune percezioni collettive sul mondo Pro Loco (anziano, poco dinamico, legato solo alla realizzazione di eventi)

Giovani, alta presenza femminile, benessere e supporto al territorio: sono questi i dettagli che spiccano da «Volontariato e benessere: le Pro Loco come soggetti di promozione della qualità della vita» la ricerca sulle pro loco trentine iniziata a maggio del 2023 e che ha coinvolto 93 presidenti, presentata giovedì, durante una conferenza stampa. Si tratta della prima ricerca in Italia su questo mondo sul quale, talvolta, la percezione di certi è errata. Promossa dalla Federazione trentina Pro Loco, osservatore permanente sul fenomeno, alla ricerca ha collaborato anche la professoressa Lea Ferrari del Dipartimento filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata dell’università di Padova. La Federazione non è nuova a questo tipo di progetti: nel 2012 era già stata condotta un’ampia indagine scientifica sulle Pro Loco e il processo è sempre in atto. E anche per l’ultima, è in previsione una seconda fase, in avvio dal mese di aprile. Un team di otto specialisti ha lavorato su un campione di novantatré pro loco, l’obiettivo era quello di verificare motivazioni e caratteristiche del settore trentino.

Quello delle pro loco è un fenomeno difficile da analizzare, se non attraverso il dato economico delle ricadute sul territorio dei suoi eventi, ma che, secondo la federazione, cela un valore molto più ampio da investigare. «L’idea di questa ricerca è nata da una considerazione: se le pro loco sono, secondo la percezione collettiva, soggetti che si dedicano per lo più all’organizzazione di eventi e all’animazione turistica, perchè non sono scomparse negli anni del Covid?» introduce la presidente della Federazione, Monica Viola. «Non abbiamo infatti registrato alcun calo nelle associate tra il 2019 e il 2021, cosa che ci ha spinti ad investigare quale sia, allora, la molla che fa muovere questo settore. Abbiamo così verificato che non solo le pro loco fanno socialità più che eventi, ma anche che mettono in atto una forma di turismo estremamente sostenibile, attento ai bisogni del territorio, in cui non c’è la distinzione tra locale e turista».

Fino a prima di aprire la ricerca, aleggiavano delle ipotesi, anche per alcune evoluzioni sotto agli occhi di tutti. «Avevamo un’ipotesi su questo – spiega il direttore della Federazione, Ivo Povinelli, sociologo e referente della ricerca – in quanto già da anni notiamo uno spostamento delle pro loco da un ambito prettamente funzionale al turismo, ad un’azione sempre più evidente di collante delle comunità. La ricerca ci ha permesso di entrare in questa tematica con strumenti scientifici appositamente elaborati e i risultati sono davvero di grande interesse per capire meglio il nostro settore ed evidenziare le sue potenzialità per il futuro». Sul tipo di approccio e i campi sondati, è stata determinante la collaborazione della professoressa Ferrari. «Il mio supporto scientifico in quanto docente del Dipartimento Fisspa dell’università di Padova ha contribuito a portare un approccio multidisciplinare al tema – approfondisce Ferrari – Abbiamo individuato la dimensione principale in cui inserire la ricerca nel costrutto di qualità della vita: si tratta, dal punto di vista teorico, di un costrutto multidimensionale in cui si declinano diversi elementi.  La ricerca ha dato come risultato un grado di soddisfazione elevato del 100% del campione intervistato per tutti i parametri di questo indicatore».