La storia

lunedì 21 Agosto, 2023

Ermanno Salvaterra, la guida attenta e quel viaggio nel Brenta con i ragazzi disabili

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Negli ultimi anni il grande alpinista si era avvicinato al mondo della disabilità. Il 9 luglio aveva partecipato a Brenta Open accompagnando un gruppo fino alla cima 12 apostoli. Simone Elmi: «L’avevo visto molto attento ed entusiasta»

C’è l’Ermanno Salvaterra grande alpinista, il conquistatore del Cerro Torre, la mente audace capace di pensare ed eseguire linee verticali accessibili solo a pochi eletti della montagna. È il Salvaterra che tutti hanno conosciuto attraverso le sue imprese, gli articoli di giornale, i libri e i film che ne hanno celebrato le conquiste e lo spirito d’avventura. Ma esiste anche un altro Ermanno Salvaterra, la guida alpina, attenta ai suoi clienti e ai suoi bisogni, che metteva nel lavoro quella stessa empatia e sensibilità che gli amici gli hanno sempre riconosciuto, conscio che una relazione arricchisce entrambe le parti. E questo Ermanno Salvaterra negli ultimi anni si era avvicinato sempre di più al mondo della disabilità e in particolare a come far accedere le persone con una disabilità alla montagna. Salvaterra aveva seguito vari seminari e corsi di formazione organizzati proprio per formare le guide alpine all’accompagnamento di persone con disabilità. È in quelle occasioni che si è rinsaldato il rapporto con Simone Elmi, anche lui guida alpina e  presidente di Brenta Open. Un’iniziativa che da ormai nove anni si impegna ad accompagnare le persone con disabilità tra le vette del gruppo del Brenta. «Sono rimasto molto scosso dalla scomparsa di Ermanno – dice Elmi – Ci eravamo conosciuti bene durante i corsi di formazione per l’accompagnamento delle persone con disabilità. L’avevo visto molto attento ed entusiasta, molto sul pezzo». Da lì l’idea di chiedergli di partecipare a Brenta Open che ogni anno accompagna un gruppo di persone con disabilità nello spettacolo delle Dolomiti. Il caso ha voluto che l’obiettivo di quest’anno, il 9 luglio, fossero il rifugio 12 apostoli e la sua cima, la “casa” di Ermanno Salvaterra che gestì il rifugio fino al 2007. «Lo abbiamo tirato dentro alla nostra famiglia perché sentivo che ci teneva – racconta Simone Elmi – È venuto su con noi, sempre attento ad aiutare e accompagnare». Lo si vede anche dalle immagini video dell’evento. Il raduno delle persone, la partenza verso il rifugio, chi con le proprie gambe, chi con una o due protesi. Le bacchette che per alcuni diventano stampelle. La salita, all’inizio facile, che diventa d’improvviso verticale all’attacco della scala santa. La fatica, il sudore, la tenacia e poi finalmente il rifugio. Nel video si vede Ermanno Salvaterra accompagnare alcuni dei ragazzi, abbracciarli una volta arrivati al rifugio.

Arrivati in rifugio

Non era ancora tempo di riposarsi però, c’era da conquistare cima 12 apostoli. «È venuto con noi fin su in cima – ricorda Elmi – Non si è fermato un momento». Anche la cima è stata conquistata da una spedizione mista di guide e persone con disabilità, con attenzione e impegno in molti hanno superato questo ostacolo.

Gioia in vetta

Per alcuni un modo di dimostrare che la loro disabilità non li limita nella propria vita e nella ricerca della felicità, per altri semplicemente un tornare a casa tra le proprie montagne. Ermanno Salvaterra è rimasto al loro fianco, dal parcheggio dove avevano lasciato le macchine fino alla cima 12 apostoli. Attraverso Brenta Open guide come Simone Elmi ed Emanuele Dellai avevano conosciuto meglio Salvaterra. «Per noi era quasi una leggenda – racconta Dellai – È stato bello vederlo venire su con noi, con l’entusiasmo di un bambini». «Ermanno lo conoscevano tutti, un personaggio mitico per quelli della mia generazione – dice Elmi – In questi ultimi anni ci eravamo conosciuti meglio, mi aveva sorpreso positivamente, avevo scoperto questo suo lato di attenzione nei confronti delle persone con disabilità, ma lavorava anche al liceo della montagna con attenzione e amore per le giovani leve». Ora rimane il dolore per la perdita improvvisa. «Quest’anno era entrato nella famiglia di Brenta open e pensavamo sarebbe diventato un punto fermo». Il dolore lascia spazio al ricordo, alla fortuna di aver conosciuto anche questo lato, forse un po’ più nascosto dell’alpinista. «Non so perché si fosse avvicinato al mondo della disabilità, magari perché aveva ancora voglia di mettersi in gioco, imparare cose nuove, conoscere persone nuove e essere d’aiuto, ma anche perché penso che queste persone gli davano tanto».
È lo stesso Salvaterra a dirlo in un veloce passaggio del video realizzato per l’edizione 2023 di Brenta Open, con le sue Dolomiti alle spalle e un sorriso che si apre come un sole: «Potere andare con questa gente è una grande soddisfazione, è bellissimo, ti insegna tante cose. Hanno qualche difficoltà, ma li ho visti muoversi meglio di me».

 

Salvaterra racconta la sua esperienza