Arte
martedì 30 Dicembre, 2025
Era in una chiesa di Villa Lagarina, è stata battuta all’asta a New York e poi se ne sono perse le tracce: torna in Trentino la pala d’altare di Francesco Verla
di Redazione
Due importanti acquisizioni da parte della Provincia: c'è anche «La buona ventura» di Francois Colombe du Lys
Sono state consegnate ieri alle strutture della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia due opere d’arte entrate a far parte del patrimonio provinciale del Trentino, acquisite grazie a risorse appositamente stanziate o tramite l’esercizio del diritto di prelazione previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Si tratta della Pala d’altare del pittore vicentino Francesco Verla (1470/1474–1521), realizzata nel 1517 per il committente don Ettore da Salerno. L’opera corrisponde alla pala che, fino alla fine del XVIII secolo, si trovava sul primo altare a destra della chiesa parrocchiale di Villa Lagarina, successivamente alienata e dispersa sul mercato antiquario, finora nota soltanto attraverso due fotografie storiche.
La seconda opera è “La buona ventura” (ante 1640) di François Colombe du Lys, detto Francesco Colombo di Lorena (circa 1595–1661), pittore di ispirazione scuola caravaggesca, vicino a Georges de La Tour, che conosciamo per il “San Girolamo nello studio” conservato nella chiesa di Santa Maria Assunta a Riva del Garda.
“La Pala d’altare di Francesco Verla e il dipinto di François Colombe du Lys rappresentano beni di elevato valore storico, artistico e culturale e costituiscono un’opportunità unica per accrescere e qualificare ulteriormente il patrimonio culturale provinciale, in una prospettiva di piena fruizione pubblica. Particolarmente significativa è la vicenda della pala di Francesco Verla, un’opera a lungo ritenuta definitivamente perduta e che oggi torna a essere parte integrante della storia e dell’identità culturale del nostro territorio”, così l’assessore provinciale all’istruzione e cultura, Francesca Gerosa.
La Pala d’altare di Francesco Verla fu eseguita nel 1517, su commissione del sacerdote Ettore da Salerno, cappellano dei conti Lodron di Castel Noarna, per la chiesa parrocchiale di Villa Lagarina, all’interno della quale essa è documentata nel nono decennio del Settecento sul primo altare di destra. Poco dopo questa menzione, in concomitanza con il completo rinnovo dell’altare la pala fu probabilmente alienata; fra il XIX e l’inizio del XX secolo transitò per varie collezioni lombarde fino al 1963, quando lasciò definitivamente il territorio nazionale e fu venduta da Christie’s a Londra a un’acquirente di New York, dove si trovava fino a oggi.
La pala rappresenta indiscutibilmente uno dei più significativi lavori del catalogo accertato di Francesco Verla e senza dubbio una prova di pittura su tela di elevata qualità e di alto interesse, per tutto il periodo trascorso dall’artista nel principato vescovile di Trento. L’opera, che raffigura una Sacra conversazione della Vergine col Bambino, i Santi Giovanni Battista e Pietro e quattro angeli, si caratterizza anche per l’inconsueta densità iconografica e simbolica, a conferma della sua assoluta peculiarità all’interno del percorso dell’artista.
Si trattava dell’unica pala d’altare di Verla conservata fuori dal territorio italiano e in mani private, nonché di una delle perdite più rilevanti subite dal territorio trentino nella diaspora delle opere d’arte. Fino a tempi recenti la sua scomparsa era ritenuta irreparabile, a causa della totale assenza di notizie per oltre sessant’anni dopo la vendita avvenuta a Londra nel 1963.
Per le due opere, che consentono da subito di avviare percorsi di valorizzazione storico-artistica a livello territoriale, inizia ora un lavoro di restauro presso il laboratorio della Soprintendenza per definire poi la collocazione più idonea al fine della conservazione e della fruizione.
Il caso
Botti di fine anno, in Trentino è una giungla di ordinanze. Molti comuni hanno deciso di vietarli, ma regole (e multe) sono tutti diversi
di Davide Orsato
Da Mezzolombardo ad Ala, le amministrazioni che hanno optato per il divieto. C'è chi lo dice sui social, ma in altri casi lo si scopre leggendo solo l'albo pretorio